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Tra la brutalità e la delicatezza: la fotografia di Stefano Majno


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Stefano, poterti intervistare è un vero piacere! Inizio con una domanda che è un po’ strana per essere la prima ma alla fine poco importa: chi non è Stefano Majno?

Sto prendendo coscienza tardivamente di chi sono o potrei essere. Onestamente non saprei risponderti

Di te AMO la grande contrapposizione che vi è fra le tue fotografie: la brutalità del cemento e la delicatezza di una donna, entrambi rappresentati nelle loro più magnifiche diversità. Come è nato questo dualismo?

Non è stato un dualismo forzato, sono sempre stato attratto dalla bellezza e dalla malinconia; ritrovo entrambi gli elementi nell’architettura brutalista socialista e nella caducità della bellezza femminile.

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Sei un grande viaggiatore di quelli autentici e puri, giri il mondo privandoti spesso di molti confort, visiti posti come l’Albania, l’Asia, l’Armenia oltre le capitali europee; il tuo ultimo viaggio è stato in Kossovo: cosa ricerchi in questi posti, nei tuoi percorsi?

Durante ogni viaggio ricerco una correlazione tra l’ambiente e la popolazione, tra architettura e persone, mi ritrovo spesso a pensare che il singolo quasi anneghi negli spazi comuni. L’Europa dell’est o il Caucaso sono perfetti per questa ricerca dove gli spazi pubblici sono stati disegnati più per agevolare una parata militare che per unire. Attraversare una piazza a Bucharest o a Yerevan a volte è un’operazione lunga e faticosa!

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Ti ammiro molto per la capacità di soddisfare subito la tua necessità di partire e non essere quindi un procrastinatore! Vivi nel nord Italia ma le tue radici son lì? Raccontaci qualcosa di te.

Eppure sono il procrastinatore per eccellenza! Mi occupo di international trading e vivo tra Milano e Torino; penso che la mia urgenza di conoscere e di sondare il mondo sia genetica e circostanziale. Vorrei vivere altrove ma alla fine torno sempre qui, non so dove andrò ma sono pronto ad andare ovunque! Adoro l’Italia ma al tempo stesso sento un forte senso di tradimento e mestizia quando penso al mio paese. Ci sono forti contraddizioni in atto.

Se ti dicessi ISTANBUL, cosa potresti raccontarci?

Istanbul è la città dove vorrei vivere, dove ho amici e dove la luce dell’alba e del tramonto è dorata più che in ogni altro luogo. E’ un luogo dove mi sento a casa, dove durante dicembre 2016 ho avuto la grande emozione di tenere una lecture all’ Institute of Technology ITU sulla fotografia analogica e sui lavori che sto realizzando per Cold Spring records Uk.

Concludo così: cosa farà Stefano fra 5 anni? Quali viaggi avrà compiuto? Cosa sarà la fotografia per lui?

Non sapendo cosa farò tra 5 giorni non so rispondere, certamente continuerò la mia esplorazione dell’Asia!

Ringrazio Stefano per la disponibilità e vi invito a seguire i suoi lavori qui.

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Claudia Tornatore

Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.

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