Qualche mese fa le homepage dei miei social network si sono riempite di immagini raffiguranti un libro che catturò la mia attenzione. Le parole che risaltarono subito ai miei occhi furono”svolta” e “finale diverso” che accostate a “favole” rimandavano a originalità, oserei dire innovazione. Dopo aver letto il nome di Roberto Blefari aka Hikimi (nostra vecchia conoscenza) come illustratore era chiaro che si trattava di un qualcosa di imperdibile. E così fu!
“Quelli del sabato” hanno lo scopo di mostrare quanto può essere bello, arricchente e stimolante essere diversi (ma poi… da chi?)
“Quelli del sabato” siete degli strafighi coraggiosissimi! Per sapere come siete nati basta andare sul vostro sito, io però vorrei sapere di quella volta in cui eravate sul punto di mollare tutto!
Fortunatamente non c’è mai stata occasione di dubitare se continuare o meno.Da 25 anni il sabato è diventato un appuntamento di cui si ha bisogno. Noi, loro. Sempre senza sapervi indicare chi siamo noi e chi siano loro, senza cioè saper e voler tracciare confini tra volontari e utenti. Una famiglia che si ritrova il sabato, ci piace definirci così. Il pensiero di mollare invece, se lo riferissimo alle singole imprese, ai progetti specifici, ci viene ogni volta che le cose si fanno più grandi di noi.
Siamo volontari, recuperiamo il tempo per dedicarci ai progetti dell’associazione la sera, il weekend, la notte. E spesso, mentre lavoriamo per potere a termine questi progetti abbiamo la sensazione di aver esagerato. E la paura e la voglia di mollare ogni tanto si palesano. Ma basta riprendere lucidità per pensare poi alle soddisfazioni che si hanno a lavoro finito, che l’ansia diventa adrenalina.
E quella in cui invece avete capito che abbandonare questo progetto sarebbe stata pura follia?
Come dicevamo, iniziamo tutto con pura incoscienza. Abbiamo idee – più di quante riusciamo a concretizzarne – che si formano nella nostra testa, prendono corpo, crescono. Poi per realizzarle abbiamo bisogno di creare quella rete di attori e professionistiche dia spessore a ciò che è ancora solo abbozzato.
Abbiamo competenze nostre interne, per la professione di alcuni di noi, altre le dobbiamo cercare all’esterno. Quando gli attori diventano troppi, i risultati tardano, le forze scarseggiano, ecco allora, la paura di non farcela.
Per quanto riguarda “C’era una Svolta” dopo i primi tentativi fatti coi ragazzi, un po’ di sconforto ci è venuto onestamente. L’ansia da prestazione che abbiamo creato nel chiedergli di imparare le fiabe, seppure sommariamente, seppur fiabe classiche sentite e risentite, seppur lette da libricini di 5-6 pagine, ha fatto rallentare molto la partenza. Poi l’intervento di un amico, un professionista esterno, un attore ed educatore, Francesco Baldi e la svolta.
Due giorni di laboratorio con lui, divisi in gruppi per non disperdere l’attenzione, e l’originalità degli spunti raccolti ci ha fatto pensare che avremmo, di lì a poco, potuto avere quel libro immaginato nelle nostre mani e che smettere sarebbe stato un enorme errore.
Io vi immagino così: sorridenti, capaci di camminare a testa alta e col cuore leggero, sempre. Ai vostri stessi occhi quali sono i punti di forza? E le fonti da cui traete energia?
Venite un sabato a trovarci. L’energia sta lì, dietro alla porta. O seguiteci e osservate i sorrisi, la spontaneità, il coraggio, la positività, il divertimento. Di chi semmai, con la vita, avrebbe davvero qualcosa di cui lamentarsi.
E’ quello a darci energia.
Vi ho conosciuto tramite l’ultimo progetto “C’era una svolta“, il libro che raccoglie diciotto delle classiche favole a cui è stato donato però un finale diverso. Come nasce l’idea di un libro così diverso dagli altri? Da quale impulso parte?
Dalla voglia di raccontare la diversità. Dalla convinzione che ogni storia possa essere cambiata, con fatica, con sacrificio con passione. Ma quella S che abbiamo anteposto a quello che pare il racconto cui tutti siamo destinati perché la storia ce lo tramanda così, ci fa credere che le cose possano essere stravolte.
La diversità diventa una possibilità.
I buoni e i cattivi spesso si confondono, i lupi si riscattano, i bambini si scambiano coi vecchi, le zucche vengono cucinate prima che diventino carrozze, le brutte diventano le belle, le streghe sono meno malvagie di quanto credessimo, i nani, da boscaioli, diventare ballerini.
Le illustrazioni sono state curate da un’artista che stimo molto e reputo dotato di bravura, sensibilità e delicatezza, ovvero Roberto Blefari conosciuto anche come Hikimi: perché avete scelto lui? Cosa vi ha trasmesso sin da subito e cosa vi è rimasto di lui?
È stata una scelta fatta di pancia. Noi non conoscevamo Roberto. Conoscevamo le sue illustrazioni. Ci piaceva il suo modo di raccontare, il suo mondo di illustrazioni. Volevamo un libro di favole diverso anche nel linguaggio della grafica. Più moderno, fresco, irriverente. Ci abbiamo provato. Gli abbiamo scritto. Il suo entusiasmo lo si respira nelle 18 illustrazioni e nella copertina, tutte realizzate ad hoc per noi.
Siete in cerca di un editore; sin da subito tutto è stato a carico vostro – dall’ideazione alla realizzazione, costi di stampa inclusi. Perché un editore dovrebbe credere in voi? Facciamo un piccolo gioco, lanciategli un messaggio!
Ci sono bene 18 motivi per credere in noi. Anzi 36. Ma ne basterebbe uno solo.
Offriamo l’occasione di una Svolta!
Concludo con una domanda che ormai è una costante nelle mie interviste: chi non sarà mai “Quelli del Sabato”?
Chi, guardando la sagoma di quello che all’apparenza è un cappello, non ci vedrà niente all’interno.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.