Il momento. L’attimo. Quel preciso istante in cui inspiegabilmente i neuroni ricevono un impulso (andando a “scomodare” i cinque – facciamo sei – sensi) e le sinapsi veicolano miliardi di informazioni come autostrade durante l’esodo di Ferragosto, in un marasma di elettricità e chimica.
Aldilà dei tecnicismi da medici incalliti o scienziati pazzi però, certe dinamiche del corpo umano (e più specificatamente della mente) restano avvolte da una nuvola di mistero – affascinanti e mistiche allo stesso tempo -, in viaggio verso un labile confine tra scienza ed esoterismo, illusioni e meccanismi perversi. Uno spazio (perchè in fondo di quello parliamo), in cui l’architettura crea e distrugge, realizza labirinti da cui è difficile uscire, innesta semi che cresceranno velocemente (o forse no), svilupperanno radici (o forse no), avranno bisogno di cure ( o forse no). Alla fine sarai tu a decidere. Sarai tu (non senza una buona dose di incoscienza) a fare di un seme un’idea. Di un’idea un progetto. Di un progetto qualcosa in grado di cambiare te stesso (e talvolta anche il mondo).
I Ritmi Sotterranei ( più volte passati tra queste pagine) li ritroviamo ancora una volta a battere nuove strade, esplorare nuovi mondi, piantare nuovi semi. Che magari pure questi, diventeranno progetti che cambieranno il mondo.
Il nuovo spettacolo L’uomo dal cervello d’oro sarà infatti in scena al Parioli il 14 e il 15 febbraio, in anteprima nazionale.
Un modo di rappresentare la danza, che certo richiede coraggio e che si sviluppa in un poliedrico gioco di arti e mestieri in cui si impollinano tra loro l’arte della scenografia e quella della recitazione, il linguaggio espressivo del corpo e i costumi, i suoni e i colori, in un tutt’uno armonico e funzionale che ormai è diventato un marchio di fabbrica della compagnia.
Così, l’intensa attività di ricerca della coreografa Alessia Gatta, la percepisci sin dai primi minuti, impalpabile e delicata all’inizio, irruenta e impetuosa (di emozioni e ritmo) sul finire, mentre in scena “volano” ballerini, passano astronauti, si sentono voci. È la danza che si trasforma in teatro contemporaneo.
“L’uomo dal cervello d’oro”, diventa dunque un’esperienza sensoriale nei meandri più reconditi della mente, che si palesa nei movimenti liquidi di 8 ballerini, e nelle sonorità ruvide e nostalgiche dei Mokadelic (che magari conoscete solo per la colonna sonora di “Gomorra – La serie”) . Una strada da percorrere attraverso ricordi, emozioni e speranze, in cui tutti (in scena e fuori), vanno in cerca di risposte. O forse di domande.
Chè in fondo, diceva qualcuno, l’importante è cercare.
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.