La freschezza dei suoi anni, il talento che emerge ad ogni tratto di matita che incide un foglio, una mente creativa e il desiderio di regalare agli altri un pezzetto di se, la sua personale finestra sul mondo: ho chiacchierato con lui, l’illustratore Ste Tirasso.
Stefano, come non rimanere colpiti da te? Classe 1991, sei considerato il settimo fumettista italiano fra i più talentuosi (da Fumettologica) e il 20 ottobre 2016 pubblichi il tuo primo libro “Ricomincia da qui”: in che modo nasci come illustratore?
Ti ringrazio davvero! La verità è che ho sempre disegnato moltissimo e a questo, ad un certo punto del mio percorso di studi, si è unita la consapevolezza di volerlo fare come mestiere. I primi lavoretti nel settore mi arrivarono mentre stavo conseguendo il diploma in illustrazione presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino. Poi, una volta finiti gli studi, ho iniziato a farmi le ossa a suon di portfolio e mail!
L’esperienza più utile in questo senso forse fu il Bologna Children Book Fair 2015, dove ebbi per la prima volta un contatto diretto con questo mondo, avendo la possibilità di fare colloqui con editori di tutto il pianeta.
Ho conosciuto i tuoi lavori tramite un amico (Giacomo, che ringrazio per le chicche che mi riserva!) e da subito quel che mi è saltato agli occhi è una forte introspezione ed una ricerca interiore molto vivida che vuole al contempo essere “utile” ai tuoi lettori/spettatori, come a voler dar loro una nuova chiave di lettura; è un’analisi sbagliata? Cosa vuoi, o tenti di, racchiudere dentro ogni tuo lavoro?
Mi sembra un’analisi fin troppo lusinghiera perché purtroppo a volte devo faticare parecchio per dare ai miei lavori, che siano storie o singole illustrazioni, la resa grafica ed emotiva che vorrei, mentre altre volte ci riesco inconsciamente, senza rendermene conto!
Ho ancora tanto da imparare su questo strano mestiere: però in ogni lavoro cerco di non fermarmi alla pura resa grafica, ma di scavare a fondo su quello che può racchiudere una singola immagine, questo sì.
È un procedimento che necessita di una tonnellata di fogli di carta da scarabocchiare, prima di arrivare al prodotto finito!
Ritorniamo a “Ricomicia da qui”, il tuo primo libro di narrativa illustrata che racconta la storia di un’amicizia tra Samuele e Franz i quali stanno vivendo un periodo un po’ “passivo” e… non anticipiamo altro! Come e dove nasce questo progetto? Da quale esigenza, desiderio?
“Ricomincia da qui” è una storia che ha iniziato a prendere forma nell’estate 2015, quando iniziai a lavorare in una catena di negozi di abbigliamento ed ero abbastanza frustrato per non riuscire a trovare il tempo di disegnare. Poche settimane dopo la mia assunzione arrivò una mail da BAO dove mi veniva chiesto se fossi interessato a proporre loro una storia a fumetti, e subito mi fu chiaro cosa avrei voluto raccontare. Da lì iniziai a sviluppare la trama ed i personaggi, cercando di trasmettere una dimensione intima ma allo stesso tempo accogliente, dove il lettore potesse identificarsi con Samuele e Franz.
Collabori a numerosi progetti, lavori con studi di illustrazione, prendi parte a diverse mostre collettive e non e molto altro: qual è una cosa che di questo mondo artistico non sopporti ed una invece di cui non puoi più fare a meno?
Ce ne sarebbero tante da entrambe le parti, eh!
So che succede in ogni campo lavorativo, ma tendo a sopportare poco chi impiega tempi biblici per rispondere a delle mail. È un argomento ancora fresco perché mi è arrivata giusto ieri una mail di risposta che stavo aspettando (giuro!) da un anno e tre mesi, e trovo che sia veramente poco producente per entrambe le parti.
Una cosa che invece adoro di questo mondo è il poter conoscere autori bravissimi, arrivando ad avere un rapporto di amicizia con molti di essi per poi confrontarsi ed aiutarsi a vicenda. L’ultimo Lucca Comics & Games da questo punto di vista è stato indimenticabile.
E poi ovviamente c’è l’opportunità di potere raccontare storie, che è una cosa che mi onora profondamente e che un po’ amo e un po’ mi spaventa sempre.
Vorrei concludere l’intervista con quella che definisco una “domanda bomba”: chi non sarà mai Ste Tirasso?
Un calciatore professionista. Un bambino prodigio del cinema anni ’30. Un ballerino di Charleston del Louisiana o un chitarrista blues del Mississippi.
Non sarò mai un sacco di cose, ma al momento sto facendo quello che più amo fare e la cosa non mi dispiace affatto.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.