Ciao Luca, parlaci di te descrivendoti con una foto :)
Potrei partire da un’inquadratura che ho usato spesso, che ultimamente utilizzo molto meno ma che ha caratterizzato finora il mio modo di fotografare: quella dal basso verso il cielo. Sono partito dall’architettura, fotografandola spesso in questo modo ma anche andando a cercarne il significato. E’ stato un percorso naturale, doveva in qualche modo far parte della mia vita.
Vorrei conoscerti di più, sapere chi c’è dietro la macchina fotografica, com’è il tuo carattere, il primo pensiero al mattino e perché no, anche l’ultimo, ce li racconti?
Sono una persona molto timida, anche se a volte non sembra. Cerco di essere discreto: sono quello che di solito sta in un angolo e osserva. Mi piace osservare le persone, le situazioni e cercare di capirne le dinamiche. Sono anche piuttosto cupo nei miei pensieri, quasi mai ottimista: tendo invece a pensare al peggio. Dormo con la musica nelle orecchie perché mi rilassa. Ultima cosa: non sono bravo a descrivermi e a parlare di me stesso.
Cosa ti piace delle città? Sperimenti molto con le geometrie urbane, scatti geometrici, puliti, essenziali, la tua mente è come i tuoi scatti o sei il contrario di ciò che vedi?
Nelle mie fotografie effettivamente si può notare una focalizzazione sulla città. Sono interessato allo spazio urbano, mi piace stare in strada e fotografare soprattutto i quartieri più degradati. Trovo che in questi luoghi ci sia molta più umanità e, anche se spesso li ritraggo privi di persone, io vedo molta vita in quegli scatti, molto vissuto. Però nella mia mente non c’è nulla di geometrico e razionale: la fotografia in qualche modo riordina i miei pensieri e il mio caos mentale.
L’esigenza di fotografare da dove nasce? Perché quel mezzo e non un altro? Senza dare poi troppa importanza al mezzo, cosa cerchi di esprimere e cosa vuoi che arrivi alle persone?
La fotografia è stata una scelta necessaria: sono arrivato ad un punto della mia vita nel quale avevo bisogno di esprimere cose nuove e la macchina fotografica mi ha dato modo di farlo, salvandomi un po’ dall’apatia e dal rischio di perdermi nell’oblio di una vita ripetitiva e senza stimoli. Mi piace far vedere delle cose, raccontare delle storie, dare un volto al mio occhio, rendere interessanti alcuni luoghi che magari non sarebbero mai stati tali senza delle fotografie. Ma quello che più mi interessa è esprimere ciò che sono: in ogni progetto fotografico c’è sempre qualcosa di profondamente mio perché sento le fotografie come una cosa molto intima. Ogni forma di espressione – che si tratti di pittura, scultura o fotografia – comunica efficacemente quando parla della propria esperienza di vita. Questa è la mia visione dell’arte e delle cose che più mi colpiscono.
Cosa, invece, non vorresti mai veicolare con le tue fotografie? Quali sono i messaggi o gli stereotipi, se ne hai qualcuno, che proprio non sopporti?
Non sopporto si vedano solo fotografie di architettura o di luoghi urbani. Mi aspetto invece sempre che ci sia almeno un tentativo di approfondimento sulle cose che faccio, ma forse questa è un po’ paura di non essere compreso.
C’è qualcosa che ti influenza più di tutto, nei tuoi scatti, nei tuoi pensieri, nei sogni che fai?
Le influenze sono infinite e non riuscirei a scegliere quali citare. Mi limito a dire che cerco di essere presente a quanti più eventi posso tra quelli artistici e culturali della mia città, per approfondire e per confrontarmi con altri artisti. Mi piace vedere cosa c’è in giro e questo sicuramente mi influenza e mi stimola molto. Poi guardo tanti film, spesso vecchi: il cinema con la sua estetica dell’immagine è molto importante per me, sicuramente un’altra fonte di stimoli e di suggestione. E poi ancora la vita di tutti i giorni, le persone che incontro e tutto quello che mi sta intorno: a volte anche un discorso sentito per strada può influenzarti e farti venire un’idea.
Un ricordo felice.
Se deve essere legato alla fotografia credo il mio primo sviluppo fatto in casa, vedere le immagini emergere dalla pellicola dopo averla tolta dalla tank è stata un’ emozione, e lo è ancora. Peccato che ultimamente non sto più sviluppando in casa. Ma tornerò a farlo: voglio rivivere questa magia.
Come ti fa sentire guardare le foto che scattano gli altri, se le guardi, cosa ne pensi, se pensi che ci sia una tendenza, e in quale direzione si vada.
Mi piace molto osservare il lavoro degli altri, sia che si tratti di fotografia ma anche di tutte le altre arti visive. Trovo che ci siano molti bravi fotografi, dei quali mi piace seguire il lavoro. Come tendenza non saprei, mi piacciono soprattutto i fotografi/e che raccontano la loro vita, mi piace chi mette se stesso nella fotografia anche se sta fotografando una modella o un palazzo o un semplice paesaggio.
Qual è la tua direzione, se dovessi pensare ad una meta, cosa ti viene in mente?
Quello che vorrei è affermare il mio linguaggio espressivo attraverso ulteriori passi. In questo momento sto cercando di portare avanti una serie di progetti che verranno esposti prossimamente in diverse location. Però vorrei avere uno spazio mio, dove poter mettere tutto quello che mi piace. A livello artistico sto cercando creare una sinergia tra la fotografia e l’installazione: non riesco a pensare solo ad una fotografia appesa ad un muro bianco, e ho invece la necessità di collocare quella fotografia all’interno di un progetto più ampio.
La tua giornata tipo.
Diciamo che solitamente passo buona parte delle mie giornate a realizzare nuovi progetti oppure a cercare ispirazione per quelli che verranno. Non ho orari standardizzati in cui faccio questo o quello: sono flessibile, mi adatto, faccio le cose quando serve farle.
Il tuo colore preferito, il tuo piatto preferito e se hai una frase che ripeti spesso.
Colore nero, piatto pizza. Per la frase, è complicato: ho sempre troppi pensieri in testa per poter ripetere la stessa frase più volte. Meglio averne sempre una nuova.
Quali sono i programmi per domani, invece?
Credo un po’ di relax, leggere un libro o guardare un film e magari passare del tempo con qualche amico.
Dopo tutte queste domande chiedo a te di farmi una domanda, così diciamo che siamo pari :) avanti, chiedi pure.
Oh finalmente! Dimmi allora cos’è per te la fotografia e come è nata la passione per quello che fai. Va bene anche se sono due? Non va bene ma per stavolta faccio uno strappo alla regola, la fotografia è un modo per ricordare le cose che hanno senso oppure no, un modo per ricordare momenti, sensazioni, tempi in cui scopro qualcosa in più. La passione è nata quando facevo ogni giorno 40km sul pullman per andare all’università, mi piaceva quello che vedevo in giro, per strada, dal finestrino, e ogni volta che tornavo a casa era sempre diverso.
Una foto a cui tieni particolarmente e perché?
La serie Metropolis Urbane, una serie di multiesposizioni che mi hanno aperto la strada verso le mostre fotografiche. Sono legato anche al luogo dove sono nate quelle fotografie, piazza Sant’Alessandro a Milano: ha una forma particolare e ogni volta che ci passo mi fermo sempre ad osservarla qualche minuto.
Ultima richiesta: un film che hai adorato, una canzone che non riesci a togliere dalla testa, un fotografo che vorresti consigliarci, un viaggio che vorresti fare.
Scelte difficili: un film di Tarkovskji, Stalker per esempio; una canzone di Vasco Brondi, come Le ragazze stanno bene, in attesa del nuovo album; il fotografo è Andrea Tomas Prato, anche se penso che tu lo conosca già; viaggio: Islanda.
Ringrazio Luca Scarpa per avermi concesso un po’ del suo tempo. Qui il suo sito: https://www.lucascarpa.net/
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.