Una mansarda con una scatola piena di grandi stampe di fotografie, ritratti mozzafiato realizzati dal papà; la curiosità e il chiedersi come sia possibile creare quel tipo di immagini.
La voglia di Laura Zalenga di provarci, emulando inizialmente il padre fino a trovare la sua strada, la sua firma in un arco temporale che abbraccia dieci anni.
Laura, classe 1990, nasce in un paese del sud della Germania; non si limita unicamente a fotografare e curare progetti artistici in tal direzione ma insegna anche nei workshop (il prossimo italiano sarà insieme ad Alessio Albi, che abbiamo avuto il piacere di intervistare, dal 9 al 12 marzo a Lecce -> qui tutte le informazioni) e viaggia in tutto il mondo grazie alla fotografia. Il suo lavoro è anche divenuto copertina di diversi libri, pubblicato in varie riviste del panorama europeo e non e ha preso parte ad alcune mostre. La sua formazione in campo fotografico è unicamente da autodidatta, in quanto si è laureata in architettura.
L’ispirazione arriva da tutto: dalle “classiche fonti” come la musica, la pittura, un libro o un film, alle cose più quotidiane e a volte insolite come un particolare tappeto o dei biscotti sul tavolo della cucina che possibilmente evocano certi ricordi, emozioni e sentimenti. A ciò si unisce l’amore per la luce e il giocare con essa, nei suoi scatti al 99% naturale – come essa stessa dichiara – una luce spesso soffusa, come quella regalata da un cielo nuvoloso o quella verdastra tipica di un bosco o foresta, ovvero uno degli scenari prediletti dalla giovane artista come luogo di sviluppo delle sue storie fotografiche.
La chiave di lettura della sua fotografia è la malinconia che si scorge in ogni suo scatto; immagini bellissime con un’aura triste e al contempo sognante. Nel suo scatto si respira la forte ammirazione per artisti del calibro di Lara Jade e Rosy Hardie unite da un medesimo fil rouge, da un modo similare di raccontare storie e gestire le emozioni.
Un’artista il cui perno all’interno dei suoi lavori è l’emotività espressa dai suoi soggetti e rafforzata dal contesto che li circonda, contoni astratti che si mixano con quelli fiabeschi, risultando sempre molto eleganti.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.