settimana scorsa ero a Bologna e ho incontrato Sergio Tranquilli, un fotografo al quale avevo chiesto tempo fa di rispondere alle mie domande ma che non ho mai inviato, un po’ perché prima di scriverle cerco di conoscere la persona con cui ho a che fare, un po’ perché lui aveva proposto di rispondere di persona, per rendere tutto meno statico, sopratutto perché è amante dei viaggi e appena può passa il suo tempo libero viaggiando. Quando ci siamo incontrati, sotto le due torri, siamo andati subito a pranzo, poi mi ha fatto da guida per Bologna (non ci ero mai stata prima, ahimè) concludendo la passeggiata a piazza verdi, poco popolata in realtà per via del freddo e delle università chiuse, ma pit-stop necessario per rispondere alle mie domande, nate sul momento e dalle chiacchiere scambiate durante la visita della città.
È stato un pomeriggio particolare per me, una città che non conoscevo, una persona sconosciuta mi guidava, ora da casa ho il tempo di analizzare che non smetto mai di mettere alla prova il mio carattere, mi piacciono le cose sicure, fidate, eppure cerco di complicare la mia visione standard obbligandomi a fare cose che normalmente non farei (e lo faccio con naturalezza)
n realtà questo accade da quando faccio parte di Organiconcrete, che mi fa fare mille passi avanti rispetto alla me di ieri, e di 3 anni fa (anno in cui è cominciata la mia avventura tra queste pagine).
Questa, perdonatemela, era una riflessione che non può prescindere dall’intervista, perché se non mi fossi decisa ad incontrare Sergio, non avrei esperienze da raccontare qui.
cominciamo con la prima domanda, se dovessi pensare a te stesso adesso, come ti descriveresti? chi sei adesso?Questa è una domanda alla Marzullo, beh, chi sono adesso, sono una persona disorientata, perchè ecco vedi oggi siamo a piazza verdi e io penso che questo sia un posto dove si sono persi dei fili che forse vorrei riprendere, i fili delle cose che volevo fare e che non ho fatto.
Aspetta, questa è un’altra domanda: quali sono le cose che vorresti fare e che non hai fatto?
È difficile da dire, diciamo che questo era il posto dove tutte le prospettive erano aperte e possibili, dove ogni strada sembrava percorribile, e tu ovviamente non riesci a percorrere tutte le strade, però forse queste strade, questi fili che si sono interroti sono quelli di una maggiore intensità di vita
Che intendi? si è perso qualcosa?
No, è che non sono soddisfatto di quello che ho adesso rispetto a quello di quando avevo vent’anni e che sognavo, è come se qualche cosa fosse rimasto qui, non me lo sono portato via, c’è una pienezza che non ritrovo altrove ma che in realtà ha a che fare con me.
prima mentre passeggiavamo me ne hai parlato, mi parlavi del tuo lavoro di insegnante, quindi ora ti chiedo come influenza il tuo lavoro la tua percezione del mondo, oggi?
La mia percezione del mondo è stata tanto influenzata dall’esperienza che ho fatto qui a bologna, innanzitutto, il mio lavoro è influenzato da ciò che ho fatto qui, è il contrario, perchè io qui è come se avessi trovato dei tesori, a me a Bologna è come se mi fosse spuntato un occhio in più in mezzo alla fronte, e quindi quell’occhio mi influenza nel lavoro ma anche nella fotografia.
Che esperienze hai avuto che ti hanno fatto cambiare la percezione del mondo?
Ma innanzitutto gli stimoli culturali che ricevevo, Bologna ti offriva una quantità di cose incredibile e ti metteva anche voglia di studiare, e un ricordo vivido che ho di questa città è quando giravo per le strade di notte ed ero solo, tante volte questa cosa emerge nelle foto che io faccio, c’è questo aspetto culturale ma anche urbano dove fai i conti con te stesso perchè sei solo, solo non nel senso tradizionale del termine ma “solo” dentro la città, quindi tutto quello che ti è sconosciuto, dentro al mistero, l’immagine che ho in mente è soprattutto notturna.
In base a queste tue esperienze ti chiedo cosa ti influenza nei tuoi scatti, nei tuoi sogni
Normalmente ciò che attrae la mia attenzione sono le cose che hai sott’occhio ogni giorno, però di solito c’è un qualche cosa di appena percettibile che fa in maniera tale che quelle immagini che sono di tutti i giorni però avessero perso l’equilibrio, come se c’è qualche cosa per cui sono di tutti i giorni ma non sono di tutti i giorni, molto spesso fotografo angoli vuoti della città, cose ordinarie ma è come se tu entrassi ancora più in profondità di quest’ordinario, poi le mie immagini hanno delle influenze, delle cose che vedo e mi influenzano molto, tipo i film di Wim Wenders, o Kaurismaki, un regista finlandese e Antonioni.
Nei sogni è complicata la cosa, a volte faccio dei sogni che sono l’ambientazione delle mie stesse foto, sogno perchè le ho già fotografate, per esempio una volta ho sognato di trovarmi in un posto che era una periferia urbana, desolata, squallida, pericolosa, assomigliava molto a delle foto che avevo fatto nel 2012 a New York, e questo posto era desolato, all’apparenza privo di persone e in realtà io mentre lo attraversavo sapevo che questo era un posto che pullulava di vita, estremamente vitale, popolato da delle persone che erano state espulse da un posto ordinato, preciso e pulito, ricco di case ma deserto per davvero, quindi era l’uno l’opposto dell’altro, io attraversavo queste due parti e il posto era simile a quello che ho fotografato, ero attratto da quel luogo dove vivevano gli espulsi dall’altro. in questa periferia la vita si poteva esprimere, nell’altra, quella ordinata, era bloccata.
Perchè scegli di viaggiare in questi posti sconosciuti a te e a quella che è la tua normalità?
Perchè sono curioso e ho voglia di vedere posti differenti, e mi sento bene quando sto in movimento, mi fa bene mettermi in viaggio, anche oggi venire a bologna mi ha fatto bene, poi ci sono dei posti in cui sento più affinità
Quali sono i posti in cui hai sentito affinità?
Ci sono delle città dove io mi sento a casa, Parigi, New York, sono città dove sono a casa, mentre non ci sto bene a Roma e Tokio, dove pur piacendomi non ci sto bene, mi stressa molto roma, mentre a parigi ci vivrei, mi piace la lingua, la francesità mi piace. Parigi è un posto dove è buona educazione arrivare anche con un quarto d’ora di ritardo quindi lì mi trovo bene. Ci sono dei posti invece che hanno un’ aura magica, oppure i Balcani, quest’estate ero in sud america, lì avevo il gusto di starmene in giro senza sapere quello che avrei fatto il giorno dopo e ho fatto 10 mila km in autobus in un mese, passando dalle ande Argentine, Boliviane, Cile, Patagonia, lì c’era il gusto dell’avventura, scoprire, e quindi era una situazione, dal punto di vista fotografico, diversa da quella del solito, di solito io mi metto dentro la città e inizio a fare il nomade, la scopro, questa volta mi sono mosso dentro quattro stati quindi sono diverse anche le foto, stavolta ero di fronte a qualcosa di straordinario, comunque l’idea di mettermi in moto è qualcosa che mi fa sempre bene, la macchina fotografica ti fa guardare in maniera differente, è l’occasione per guardare, registrare, un buon motivo per. Fondamentalmente lo faccio per raccontare qualcosa a qualcuno.
La mia domanda sul viaggio però non era conclusa, anzi continuo a chiederti, nel viaggio fuggi e se fuggi da qualcosa e ti ritrovi, o se trovi qualcosa. cosa e cosa perdi?
Io non sono convinto che i miei viaggi siano una fuga però sono sicuro che nei miei viaggi trovo qualcosa che normalmente non ho, fare un viaggio è un po’ come fare l’amore, in viaggio sei tutto te stesso in ogni tuo aspetto, mentre nella vita di tutti i giorni sei costretto a rinunciare a delle parti di te, e in viaggio hai una sensazione di benessere, è una condizione dello spirito viaggiare, se potessi lo farei tutto l’anno, mi ricordo che appena laureato mandai il mio curriculum per scrivere guide turistiche, non m’ha risposto mai nessuno.
C’è qualcosa che vuoi raccontare con le tue foto, oltre al viaggio e oltre al posto che vedi?
Solitamente il posto dove sono è in secondo piano rispetto alla trama delle foto, la mia intenzione non è mai descrittiva, è semmai un andare dietro e oltre quel luogo, non c’è un racconto che in maniera esplicita possa fare, ci sono degli angoli che sono normali che a me in quel momento si reincantassero, acquistassero una magia di un incontro che non hai in quei posti, è quello che cerco di vedere quando fotografo, non è detto che mi venga sempre questa cosa, magari è solo nella mia testa e non nelle mie foto. Tutte le foto che ho scattato potrebbero stare insieme e non classificate per luogo, per creare un filone unitario senza differenziarsi dai luoghi, nel racconto c’è una pausa, o la velocità, ecco le mie foto sono le pause dei racconti, l’azione o sta prima o sta dopo la foto.
Quali sono i sogni che hai da realizzare e quali hai realizzato?
Da realizzare, tutti. :)
Vorrei non dover lavorare per vivere e andare in giro per il mondo a fare il ca** che mi pare, dubito però che lo realizzerò, in maniera concreta adesso ho in mente la realizzazione di un libro, metà narrazione metà foto, dovrei lavorarci di più, e vorrei poter lasciare l’insegnamento e dedicarmi totalmente a questo. attualmente l’insegnamento mi permette di fare queste cose, io vorrei lasciare e dedicarmi solo a queste cose.
Perchè vuoi lasciare l’insegnamento? non ti piace?
Il mestiere in se, sì, le condizioni nelle quali l’insegnamento si svolge in italia, no, perchè oggi è in piedi un progetto assolutamente concreto e conseguenziale di distruzione sia dell’insegnamento che della scuola pubblica.
Ora è il momento in cui tu fai una domanda a me.
– Eccola, perchè mi hai voluto intervistare?
– Perché mi piacciono le tue foto, e mi piacciono perchè mi piacciono molto i luoghi e la presenza di una persona nel luogo, che lo fotografo, dove si vede l’effetto di presenza, le trovo naturali, immediate e che lasciano spazio a delle riflessioni.
– Ero curioso perchè solitamente le persone mi dicono che le mie foto sono tristi, e insistono, o addirittura lamentano che non ci siano persone nelle mie foto. il fatto è che adesso ho questa sensibilità, non escludo però di poter fotografare solo persone un giorno, lascio questa possibilità aperta.
E invece, qual è il tuo film preferito?
Zabriskie Point di Antonioni, anche se se la batte con Paris – Texas di Wim Wenders, se dovessi vedere un film soltanto nella tua vita ti basterebbe guardare uno di questi due.
Un disco che consigli?
Direi Mellon Collie and the infinite sadness, e poi anche Keith Jarrett, the Koln Concert
Un fotografo che ti piace tanto?
Il mio fotografo preferito in assoluto è Luigi Ghirri.
Guardi mai le foto degli altri fotografi? che ne pensi?
Mi capita sì, ma non sono così sistematico, di alcuni vedo il marchio dell’insegnamento di Guido Guidi, che va molto di moda, che fanno esattamente tutti le stesse identiche cose, questo non vuol dire che non sono bravi, però vedi il marchio.
Un fotografo che ci consigli?
Vicino a dove vivo io c’è un mio amico fotografo che è un professionista, lui secondo me è veramente un genio, si chiama Giovanni Marrozzini. Lui è un vero genio.
Ringrazio Sergio Tranquilli per avermi fatto da guida il primo giorno a Bologna e per la sua disponibilità durante l’intervista.
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.