In questi giorni di convalescenza ho fatto dei sogni molto strani, quasi tutti erano in bianco e nero, come se consapevolmente sapevo che appartenevano ad un passato ormai lontano e sbiadito o forse semplicemente erano spezzoni di film di parecchi decenni fa. Poi mi sono imbattuta nelle opere dell’artista di cui vi parlo oggi e tutto mi è parso molto più chiaro. Erano sogni premonitori di un incontro che sarebbe avvenuto molto presto e oggi vi porto a scoprire il mondo di Alejandro García Restrepo
L’ospite di questo mercoledì vive a Medellín, in Colombia, dove ha frequentato l’Università di Antioquia e oggi è un bravissimo illustratore freelance che realizza i suoi disegni servendosi quasi esclusivamente della matita e di tanta creatività, tutto ciò che gli serve per regalarci storie inquietanti che scavano dentro l’anima e tengono svegli di notte. Non si trovano molte notizie sul suo conto ma i suoi lavori raccontano benissimo di lui e di cio’ che gli piace fare. Difatti, osservando da vicino le opere di Alejandro García Restrepo ci si rende conto di trovarsi ad avere a che fare con un abile artigiano dell’illustrazione che mi piacerebbe definire noir e la sua bravura si esprime nel suo modo di rappresentare un universo di piccoli ed infiniti dettagli che guardandoli nell’insieme vanno a comporre quelle strane figure che sono poi i suoi soggetti, uomini, donne e animali che capita di incontrare soltanto se si è portatori sani di amore per il grottesco e l’indefinibile, due elementi essenziali per chi come me è abituato a vedere il mondo circostante a testa in giù perché in questo modo tutto ci appare strano e la stranezza ci appaga e ci riempie la pancia di mostriciattoli.
Nelle sue composizioni quel gioco magico tra luce ed ombra, quel bianco e nero regale che ci porta in altre dimensioni spaziali e temporali, rivela la vera intenzione del suo artefice, ovvero costringerci a cercare la perfezione laddove l’imperfezione è l’essenza pura del suo dialogare con le sue creature mentre intanto la danza macabra della morte compie un circolo vizioso in quello spazio che ci separa dalla superficie.
I suoi personaggi così come le situazioni in cui vengono inseriti appaiono quasi privi di vita o forse immersi in un lungo sonno dal quale non chiedono di essere risvegliati, per tempo immemore viziati e appagati da una potente luce crepuscolare che li rende protagonisti di una mutazione corporea messa in atto dalla loro stessa decomposizione morale e la natura che regna vigile su ogni creatura compone e decompone a suo piacimento come un mescolatore di carte che guarda dritto negli occhi del suo avversario ed è consapevole di tenerlo in pugno: fanciulle con la testa di un uccello o forse un uccello travestito da fanciulla, non è importante per noi che assistiamo capire cosa si nasconde ma essere testimoni di una metamorfosi che mai si ripete.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!