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Intervista a Ciro Galluccio: immergersi negli stati d’animo


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Ciao Ciro, visto che non so chi sei e conosco le tue fotografie, fotografa un oggetto che ti rappresenta e spiegami perché proprio quello.
Ciao Giuliana, grazie per esserti interessata alle mie foto, è un vero piacere chiacchierare con te oggi.
A dir la verità, non sono mai stato bravo col descrivere me stesso, ma in questo momento opterei sicuramente per una tazzina di caffè (sì, sto facendo colazione). Il suo colore sporco. Il legame con la mia terra. Le mie esperienze d’infanzia, come quando andavi e vai ancora dalla nonna e c’è sempre quell’odore inconfondibile, una moka già pronta per l’occasione, cucchiaini che tintinnano e mescolano lo zucchero. Zuccherato per favore, di amaro ce n’è già troppo nella vita. E ancora la semplicità di una chiacchierata sincera in sua presenza. Quante volte abbiamo detto “Ehi ci vediamo per un caffè?” con la voglia di rincontrarsi, di amarsi, di un sorriso. La carica che può dare nei momenti più spenti. Quando fai le nottate per gli esami o per consegnare i lavori, lui non t’ha mai abbandonato. Adoro il suo profumo. Il sapore che ti lascia dopo averlo bevuto. I disegni che si creano con i fondi rimasti. Malinconia.

Vorrei conoscerti di più, sapere chi c’è dietro la macchina fotografica, com’è il tuo carattere, il primo pensiero al mattino e perché no, anche l’ultimo, ce li racconti?
Sono l’eterna e incessante incoerenza di me stesso: mi sa che ho una doppia personalità (me lo dice sempre lei), sono lunatico e permaloso ma non voglio ammetterlo; e ancora ordinato nelle cose che mi interessano, disordinato nella vita normale. Metto tutto me stesso nei rapporti umani che mi prendono, amo alla follia, odio a morte. Bianco e nero, ma eternamente in cerca del grigio. Adoro la musica (perlopiù il jazz e l’elettronica), suono (purtroppo adesso raramente) il pianoforte, mi immergo nella cucina (preferisco farlo per gli altri anziché per me stesso). Un romantico che lo nasconde bene, mi piace sorprendere ma non voglio esser sorpreso. Sogno i viaggi ma ne faccio pochi perché non ho soldi. Al mattino mi sveglio e la guardo, sono felice. A fine giornata penso al prossimo che verrà, cerco di programmare, ma faccio schifo in questo.

L’esigenza di fotografare da dove nasce? Perché quel mezzo e non un altro? Senza dare poi troppa importanza al mezzo, cosa cerchi di esprimere e cosa vuoi che arrivi alle persone?
Faccio foto perché è uno dei mezzi (insieme alla musica) in cui sento la libertà di esprimermi senza freni. Esistono sicuramente anche altri mezzi, anche più o meno potenti, ma ancora non sono arrivato a toccarli. Il poter rendere visivo un sogno, una frase, una storia o un’idea, a mio parere, è qualcosa di grandioso. Principalmente non necessito che arrivi qualcosa, preferisco credere che ognuno possa arricchire quello che vede con un’esperienza o semplicemente uno stato d’animo ed immergervisi.

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Cosa, invece, non vorresti mai veicolare con le tue fotografie? Quali sono i messaggi o gli stereotipi, se ne hai qualcuno, che proprio non sopporti?
Non ho grandi pretese: non necessito di apparire, mettermi in mostra. La fotografia per me è un bel passatempo, non vorrei mai farlo come lavoro primario. Sì, ho paura della noia come ogni essere umano a questo mondo: ci stufiamo subito delle cose, delle persone, dei posti. Abbiamo sempre bisogno di cambiamento, di nuovi stimoli. Desideriamo sempre forti emozioni, come tossici sempre in cerca della droga che ci fa di più. Certo, essendo un mezzo di comunicazione, non vorrei mai che arrivasse un messaggio sbagliato o diverso da quello che avevo in mente. Non sopporto chi discute soltanto di fotografia perché dicono sempre le stesse cose e il più delle volte è un lamento incostruttivo. Adoro chi lo fa proponendo cose, idee e nuovi punti di vista.

Molti ritratti, se dovessi auto ritrarti, quale sarebbe il tuo set, la tua posa, I colori che sceglieresti.
Non sono mai stato un tipo da autoritratto in sé: spesso insicuro e poco a mio agio col mio essere estetico. Ciò però non vuol dire che non sia mai presente nelle foto: attraverso i miei scatti con gli animali, ad esempio, mi sono sempre impersonificato in una tartaruga, in uno scarabeo, in un corvo. In un certo senso mi autoritraggo emozionalmente con i colori della Terra e la posa più naturale possibile, il movimento di un battito d’ali, la protezione di un guscio.

C’è qualcosa che ti influenza più di tutto, nei tuoi scatti, nei tuoi pensieri, nei sogni che fai?
Guardo troppi film, me ne faccio troppi in testa, immagino scene. Spesso mi accade che se vedo un luogo che mi colpisce particolarmente, subito me lo immagino cinematograficamente con la sua inquadratura e l’illuminazione che vorrei. Se non guardo un film a sera non mi sento bene, l’unico problema è che ultimamente non so più cosa guardare perché ne ho visti davvero tanti e il cerchio si è ristretto molto. Altra cosa che mi influenza molto è il comportamento degli animali. Grazie ad alcuni amici, ho imparato ad amarli nell’ultimo anno e posso assicurarvi che hanno tantissimo da insegnare. La musica e lo studio dell’armonia hanno contribuito alla mia crescita mentale insieme allo studio della filosofia.

Un ricordo felice.
Io in barca con mio nonno, di notte, la prima volta che vediamo una manta che volteggia sotto di noi alla luce della lampara. Poesia pura.

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Come ti fa sentire guardare le foto che scattano gli altri, se le guardi, cosa ne pensi, se pensi che ci sia una tendenza, e in quale direzione si vada.
Spesso guardo agli autori che apprezzo: prima rosico e penso “che cazzo di geni”, poi mi lascio ispirare e cerco di immedesimarmi nei loro scatti. Provo sempre ad imparare qualcosa attraverso i loro lavori. Alcuni di loro fanno vera e propria tendenza, non lo si può negare. L’importante è rimanere sempre coi piedi per terra.

Qual è la tua direzione, se dovessi pensare ad una meta, cosa ti viene in mente?
La mia direzione è lontano in paesi ignoti in cerca di persone con storie pazzesche da raccontare.

La tua giornata tipo.
Svegliarsi la mattina e restare a letto mezz’oretta a non fare niente è già un ottimo inizio.

Il tuo colore preferito, il tuo piatto preferito e se hai una frase che ripeti spesso.
Non ho colori preferiti, vado a periodi. Attualmente sono nel periodo del bianco e dell’oro. Di piatti preferiti ne ho tanti, adoro il cibo e i suoi colori, ma dicono che mi riesce molto bene la carbonara. Ripeto spesso stronzate (cit. tutti quelli che mi conoscono).

Quali sono i programmi per domani, invece?
Ultimare il mio progetto di tesi (ne sentirai parlare presto). Ci sto mettendo l’anima e spero abbia un buon riscontro col pubblico. Laurearmi e diventare felicemente disoccupato (per un giorno solo però, poi ho da farmi valere). Per il resto si vedrà, ho mille sogni nel cassetto.

Dopo tutte queste domande arriva la parte che più mi spaventa, chiedo a te di farmi una domanda, così diciamo che siamo pari :) avanti, chiedi pure.
Mostrami un tuo scatto a cui tieni molto e racconta il tuo stato d’animo a riguardo.
Bella domanda, te la ruberò in futuro per le mie interviste :) in ogni caso non ho uno scatto ben preciso, però una volta ho raccolto delle bacche rosse con la persona con cui stavo dormendo sotto un albero, le ho portate a casa e le ho fotografate, messe in ordine, come se potessi avere un ricordo tangibile di quella sensazione di benessere, felicità, in realtà era già malinconia. Ed è più o meno così con tutte le foto che scatto, mi ricordo di tutto quello che succede prima e dopo quella fotografia.

Ultima richiesta: un film che hai adorato, una canzone che non riesci a togliere dalla testa, un fotografo che vorresti consigliarci, un viaggio che vorresti fare.
Un film, sicuramente “Profumo: Storia di un assassino” mi ci sono ispirato per alcuni scatti anche se vorrei approfondire la storia. Oppure Love di Gaspar Noé che mi hai consigliato te e mi è piaciuto un botto. Una canzone “Blackbird” di Paul McCartney, è la traduzione malinconica del mio essere, “Deer Stop” dei Goldfrapp, è pura poesia, cinematografica, mi piacerebbe un giorno ascoltarla live. Anziché un fotografo vi consiglio due direttori della fotografia che sicuramente adorerete: Robert Richardson e Emmanuel Lubezki (almeno uno dei loro film lo avete visto sicuramente). Mi piacerebbe visitare i paesi artici e rimanere senza fiato.

Grazie a Ciro Galluccio.
Links:
http://www.instagram.com/cirogalluccio
http://www.facebook.com/cirogalluccio
http://www.flickr.com/photos/cirogalluccio

 

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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