Per un attimo ho immaginato di avere le sue fotografie tra le mani, di poterle osservare stingendole fra le dita e nell’immediato ho avuto la sensazione di trasportarmi in un’epoca già vissuta, forse il decennio che abbraccia gli anni ’30.
Vi parlo di Deborah Sheedy, un (a dispetto) giovane fotografo irlandese, di Dublino, ex studentessa di fotografia che esegue unicamente in bianco e nero, dal sapore retrò e al contempo cinematografico. Sembra quasi che la sua sperimentazione parta da un errore, uno dei più classici soprattutto per chi è alle prime armi, ovvero la messa a fuoco; i suoi scatti “fuori fuoco” sono la sua forza, il suo tratto distintivo, regalano una sensazione di movimento, come avvolti da una patina di mistero.
E se la storia la scrivessimo noi? Se fantasticassimo su chi sia quella donna ritratta, qual è il suo vissuto, sul perché quei vestiti, quei luoghi, quelle espressioni appena intraviste? L’autore è come se lasciasse spazio alle interpretazioni che noi spettatori possiamo dare, uno spiraglio luminoso sulla sua arte grazie ai ritratti mai chiari e ben definiti ma sempre “lasciati in sospeso”.
Un universo oscuro e intrigante in cui le imperfezioni diventano le vere e proprie trame della storia e donano carattere e consistenza al lavoro fotografico.
La figura umana assume a tratti un ruolo inquietante; sagome sfocate, distorte, in ambientazioni spettrali, duplicazioni di esse che rimandano a dei fantasmi catturati “per errore” in una fotografia.
Un artista da conoscere, osservare in silenzio. Da amare.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.