Credo che se guardassimo sempre il cielo, finiremmo per avere le ali.
Gustave Flaubert
E’ proprio con una citazione del grande scrittore francese che mi sento di aprire questo articolo con il quale vorrei presentarvi una grande artista italiana e scoprirete il motivo della mia scelta soltanto addentrandovi nella materia oscura che si cela dietro la superficie delle sue opere, delle bellissime illustrazioni digitali che potete ammirare tra queste righe. In questo giovedì di inzio novembre ho il piacere di parlarvi di Daria Petrilli, un’illustratrice già ampiamente affermata nel mondo dell’editoria per l’infanzia sia italiana che francese, cercatela alla voce De Agostini, Giunti, Helbing languages e Motus tanto per intenderci, inoltre è vincitrice del Premio Accademia Pictor Torino dal 2006 al 2008 nonché membro dell’Associazione Italiana Illustratori per la quale si è aggiudicata gli Awards dal 2005 al 2008.
Una carriera brillante a ben vedere per questa illustratrice romana, la quale lo scorso anno ha dato vita alla sua prima mostra personale presso la galleria romana Trenta Formiche Contemporary Art intitolata Dame di solitudine e ovviamente il titolo la dice lunga sulle opere presentate al pubblico che in quell’occasione hanno avuto la fortuna di vederle dal vivo.
Daria Petrilli è un’artista straordinaria e sono diverse le motivazioni che mi inducono a ritenerla tale, prima fra tutte la sua capacità di descrivere con molta chiarezza e precisione maniacale situazioni particolarmente surreali, imbalsamate dallo sguardo penetrante delle sue donne, queste figure femminili appartenenti ad un passato lontano sempre al centro dell’attenzione, trasformandosi in fili conduttori tra lo spettatore e ciò che potrebbe succedere da un momento all’altro. In secondo luogo adoro la scelta oculata dei colori e delle sfumature nonché delle tonalità cromatiche che l’artista mescola sapientemente lungo la superficie delle sue opere, grandi intuizioni che nascono nella mente di un’artigiana di emozioni, la quale è consapevole della propria abilità nel rivelarci una storia o un’epifania servendosi di infinita ed indescrivibile delicatezza.
Inoltre, le sue fanciulle, o forse sarebbe più opportuno chiamarle dame anche in questo articolo, così come l’ambiente circostante, fiori ed uccelli che molto spesso compaiono accanto alle sue protagoniste indiscusse creano una serie incalcolabile di rimandi all’interno della mente dell’osservatore, primo fra tutti all’arte rinascimentale italiana e fiamminga che di dame assorte e paesaggi naturalistici sono un esempio per tutti gli artisti anche contemporanei come la nostra protagonista di queste righe. E poi a questa particolarità va aggiunto quel sano condimento pop surrealista che rende tutte le sue storie ancora più misteriose ogni volta che lo sguardo torna a posarsi su di esse. La componente che le tiene unite non è tanto la solitudine delle sue figure femminili ma il silenzio schiacciante contro il quale nulla possiamo.
Soltanto adorarlo e celebrarlo come devoti.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!