Nella bellissima cornice di Villa Fastiggi durante il Villa n’ ‘Roll (festival di musica e arte a Pesaro) quest’estate ho conosciuto Jonata Canapeti. Mi sono innamorata subito dello stile così diretto e perfettamente armonioso che ha caratterizzato il merchandising del VNR da lui interamente curato. Senza perder tempo (e batter ciglio) mi sono informata su chi fosse ed ecco qui la nostra chiacchierata!
Jonata ti ho conosciuto quest’estate grazie al festival Villa ‘n ‘Roll a Pesaro; hai curato la parta grafica ed è proprio questa che mi ha colpito, l’ho trovata lineare, minimal ma curata in ogni dettaglio; ti va di raccontarci la tua esperienza con Periferica (l’associazione promotrice del festival) e il mood che vi è stato alla base della realizzazione grafica?
Da diversi anni faccio parte dell’associazione Periferica e ho sempre dato il mio contributo nella veste di graphic designer. Quest’anno la mole di lavoro è stata molto più intensa perché abbiamo deciso di inserire dei gadget oltre che alla classica t-shirt; abbiamo realizzato la shopper bag, dei bicchieri che venivano dati nei vari punti bar all’interno del festival, flyer e volantini di varia dimensione, oltre che la cartellonistica. Come sempre accade quando mi cimento in un nuovo progetto, quel che davvero mi influenza sono i vari interessi che nutro e nello specifico per VNR ho cercato di “rinnovare” il logo che da sempre ci rappresenta, ovvero il corvo, e di dargli un nuovo assetto più “fresco” pensando anche a tutti coloro che popoleranno le nostre serate.
Il tuo background è davvero ricco delle più variegate esperienze di studio e lavoro, tutte comunque accumunate da un filo unico, ovvero la passione per l’arte in ogni sua sfaccettatura: hai studiato lingue e poi ti sei specializzato in arti visive e hai lavorato ai Musei Civici di Pesaro: in che modo hai delineato il tuo percorso e capito che è questo quello per cui vale la pena alzarsi la mattina?
Come tu stessa hai detto, il filo comune è quello del mio interesse per l’arte. Ho studiato lingue europee, il che mi ha permesso di arricchire il mio bagaglio non solo di nuovi vocaboli ma anche della conoscenza di nuove culture grazie anche esperienze di viaggio all’estero; ma il richiamo dell’arte continuava ad essere forte e seppur “scarabbocchiassi” da tempo immemore, sentivo che quello non bastava. Una specializzazione in arte visive mi è sempre sembrato un buon modo per unificare in un unico percorso quelle che sono da sempre state le mie passioni, in quanto non è unicamente il disegno a piacermi ma appunto la grafica, il design, e le web comic; compagna di tutta una vita è la musica che seppur inconsapevolmente influenza il mio lavoro. L’esperienza di lavoro al museo è stata indubbiamente una delle più belle mai fatte; mi ha permesso di conoscere molti addetti ai lavori e di capire le dinamiche che spesso sono alla base di certi sistemi. Una delle mie più grandi aspirazioni è quella di diventare un curatore d’arte e seppur sono consapevole che in Italia sia molto difficile, spero di poterci riuscire.
Hai fondato ANIMA, un brand che utilizza il metodo della stampa digitale e serigrafica per creare t-shirt e altri supporti e anche (da pochissimo) CROMOTERAPIA, una pagina facebook ed un profilo instagram sia in italiano che in inglese, in cui la web comic la fa da padrone: come nascono?
ANIMA nasce grazie al supporto di un mio caro amico e dal comune desiderio di offrire un servizio a chi nel territorio marchigiano del pesarese cerca qualcosa di innovativo, originale e creativo. Si tratta della naturale evoluzione in seguito alla prima stampa del merchandiser del Villa ‘n ‘Roll 2015; abbiamo discusso del fatto che i miei disegni si prestano a supporti come t-shirt, felpe e shopper, soprattutto perché quando mi cimento nelle illustrazioni e grafiche cerco di comunicare un’idea, un concetto con una forma estetica piacevole, armoniosa, un messaggio, anche di denuncia, che utilizza come mezzo il vestiario.
CROMOTERAPIA è un luogo virtuale in cui le immagini incontrano le parole, le battute taglienti, l’ironia; raccolgo piccoli sketch ispirati da fatti di vita quotidiana, offrendo una piccola finestra sul mondo e su quel che accade giornalmente. Il mio ultimo lavoro ad esempio è in riferimento al caso di Stefano Cucchi e della presunta epilessia. Tutto quello che succede in Cromoterapia avviene nella mia testa: il teschio ed una mia raffigurazione siamo i protagonisti delle “vignette”; il teschio è la ragione, la voce della coscienza, mentre io sono l’aspetto più viscerale ed emotivo della mia mente. Sono tutti ragionamenti e divagazioni. Quando un certo sentimento ha la prevalenza nella vicenda, la mia faccia si colora per rappresentare quella particolare emozione (es. rosso -> rabbia; azzurro -> tristezza; ecc).
Leggo questa tua frase “[…] mi curo con i colori”: cosa si racchiude dentro essa?
L’inverno appena trascorso è stato un periodo particolarmente infelice; da ciò ho deciso di “curarmi” tramite una delle poche cose che non mi ha mai abbandonato, il fumetto. E’ terapeutico. Da qui “cromoterapia”, il fatto di rappresentare ciò che avviene nella mia testa. Un tratto caratteristico dei miei lavori è il colore del volto che cambia spesso; serve a non creare fraintendimenti nel comprendere il senso di quanto scrivo, lo stile grafico, il rapporto linguaggio ed immagine. E’ tutto dovuto alle influenze avute, dalla grafica agli studi di arti visive e lingue: una contaminazione di più soluzioni visive.
Quali sono gli artisti a cui ti ispiri e che segui con maggiore interesse?
John Carpenter, Dan Terminus, Carpenter Brut, Peaturbator per quanto riguarda la musica darkwave, oppure Joy Division, David Bowie, Jeff Buckley; seguo il filone della pervasive art e nomi come Bary Baseman, Tim Biskup, Glenn Barr. Gendry Tantakovsky per l’animazione e per il fumetto Schultz Hergé, Urasawa, Pazienza, Zero Calcare, Gli scarabocchi di Michael e Mirco, Bonvi.
Anche la street art ha il suo ruolo e ti dico Bansky, Invader, Shephard Fairey e Blu.
Concludo l’intervista con quella che io definisco una domanda “bomba”: chi non sarà mai Jonata?
Jonata non sarà mai lo stesso, non si adagerà mai sugli allori dello stile consolidato: nella vita come nella ricerca artistica non bisogna mai fermarsi, bisogna sperimentare, mutare ed evolversi continuamente, mettersi in gioco provando di tutto. Inoltre non sarò mai un “adulto”: continuerò a leggere fumetti, guardare cartoni animati così come facevo vent’anni fa; è una passione che mi aiuta a delineare i miei lavori, i miei prodotti, a discapito della concezione universale condivisa che li reputa settori infantili.
Bisogna meravigliarsi e nutrire la fantasia sempre.
Ringrazio Jonata per l’intervista e vi invito a seguirlo qui: Facebook – Instragram
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.