Sono da sempre particolarmente affascinata dalle imperfezioni che, banalmente, reputo portatrici di unicità, ambasciatori di una perfezione soggettiva che ci rende differenti dagli altri; sarà anche per questo motivo che spesso la mia attenzione, per arricchimento personale o fini lavorativi, ricade su autori, artisti, progetti che mettono al centro i difetti corporei dell’essere umano.
Alla luce di ciò la giovane artista tedesca Elena Helfrecht non poteva che fare breccia sul mio cuore senza troppe difficoltà. Nasce in Bavaria, Germania, nel 1992 e frequenta l’Accademia di Arte da poco conclusasi. Il suo approccio con la fotografia nasce, come spesso accade, molto casualmente e per mano del papà, il quale le regalò una sua vecchia macchina fotografica al compimento dei 14 anni. Fino a quel momento la sua vena artistica veniva espressa dal disegno; influenzata da ciò, i suoi primi scatti hanno come soggetto predominante la natura. Man mano nella sua mente si fanno largo immagini e scenari che richiamano la figura umana di cui spesso si è resa portavoce con la realizzazione di autoritratti. Era ed è tutt’oggi fortemente affascinata dalla possibilità di trasformare la propria parte razionale in sfaccettature emotive.
L’elemento peculiare della fotografia è quello di catturare “spietatamente” ogni dettaglio; questo assunto di base si sposa in maniera armonica con quello di Elena che nelle sue immagini ricerca sempre un’inquadratura volta a catturare il particolare e legata alla bellezza senza pretese. Quel che di lei apprezzo (amo) è la filosofia che abbraccia il suo lavoro, ovvero la costante messa in discussione dei canoni di bellezza e il suo voler lasciare visibile tutto ciò che lo è: cicatrici, ferite, lividi, smagliature, segni del tempo che scorre. Le sue fotografie raccontano storie in maniera semplice ma al contempo brutale.
Elena scoperchia, come fossero racchiuse in un antico e prezioso vaso, le paure represse, le emozioni, i sogni e li porta a conoscenza di tutti rivestendoli di bellezza, creando un orgasmo estetico, evocando un’intimità intensa persa in incantevoli abissi di vita.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.