Immergersi nelle fotografie di Poalo Raeli è quel qualcosa che tutti, almeno una volta nella vita, dovremmo fare. Il fotografo italo-danese ci offre la possibilità di osservare il mondo da un posto speciale, una finestra sui giovanissimi e sulla vita, spesso paragonabile ad una giostra emotiva.
Quel che è a mio parare il punto di forza delle fotografie di Paolo è la sua altrettanto giovane età, pronta a testimoniare quel turbine di confusione, senso di onnipotenza e al contempo fragilità che caratterizzano i ventenni di oggi, di sempre.
Poco più che ventenne, Paolo nasce e cresce a Palermo, ma compie numerosi viaggi in Danimarca per via delle sue radici nordiche. Frequenta il liceo artistico, che vede come un naturale prosieguo di anni in cui, grazie anche al supporto dei genitori, l’arte è stata la più grande attrazione e passione.
Paolo inizia a far parlare di sé quando, mediante un progetto di selezione indotto dallo IED per una borsa di studio, pubblica un lavoro il cui focus è incentrato sulla natura e la sua immensità e l’essere umano viene posto in relazione ad essa come una piccolissima entità immersa in una vastità cosmica senza confini.
La filosofia che vi è alla base di questo lavoro non è così scontata per un ragazzo di appena 20 anni (anno di riferimento del progetto: 2014); quello che si sta indagando è la consapevolezza di come l’uomo in quanto tale sia pari ad una formichina immersa in un qualcosa di più grande e più forte di lui, capace di stravolgere il normale e consueto susseguirsi della ciclicità della vita e di ridarne un nuovo assetto.
La giovinezza innocente, sfrenata, passionale, romantica è il manifesto della fotografia di Paolo; quasi una missione la sua, quella di portare a conoscenza di tutti ogni sfaccettatura dell’età più difficile forse ma anche la più bella, liberi dal peso delle responsabilità adulte, ma fatta di sfrontatezza, di amore. Il tutto vien compiuto mettendo in luce principalmente la particolarità dei soggetti e non la bellezza fine a sé stessa, evidenziati da particolari scelte di inquadratura, da giochi di luce che rievocano un tepore nostalgico di giorni senza tempo, di sfocature.
Delle fotografie celebrative la freschezza degli anni spensierati dell’adolescenza.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.