Da quando conosco il concetto di vacanza, per colpa del lavoro, sono costretta a rivedere il mio concetto di fotografia, molto spesso limitata dal budget mi sono lanciata in campeggi organizzati, molto spesso improvvisati, capite bene che so mentire a me stessa quando porto la macchina fotografica digitale di 1 kg e mezzo nella borsa e dico a tutti che non mi pesa, anche se sto facendo una strada in salita zaino in spalla, ciabatte ai piedi.
Oggi quindi vi svelo la soluzione più comoda per viaggiatori dell’ultima ora come me, il suo nome è Usa&Getta o Shoot&go.
Inutile raccontarvi degli sguardi maligni quando caccio dalla tasca la mia fantastica usa e getta e comincio a fare foto ricordo che oggi reputo banali, ma domani avranno qualcosa da raccontare ai miei figli, o nel peggiore dei casi, ai vicini. Sguardi divertiti ed increduli perché magari, 10 minuti prima raccontavo di fare la fotografa e quando la gente sente parlare di fotografia, (non tutta la gente, ovvio) associa il fotografo alla sua macchina fotografica costosissima e super Pro.
Abbatto i costi elevati e aumento i pro, che sapete, non sono i megapixel ma la qualità del ricordo, per cui posso permettermi di fare foto in piena notte sparando il mio flash sul compagno di tenda che dorme beatamente dopo una dura giornata di ozio da campeggio.
A ognuno il suo concetto di fotografia, sia chiaro, ma pensateci quando scattate 36 foto di momenti da ricordare piuttosto che 10 mila foto di cose inutili che intaseranno solo la home di facebook.
A tal proposito sono capitata per caso, lo scorso inverno, in un workshop molto interessante, organizzato dall’associazione Glooscap, che ha preferito prendersi cura delle fotografie già esistenti negli album privati e familiari, per provare a dare loro una nuova lettura, in un epoca dalla diffusa sovraproduzione di immagini.
Da circa due anni, i 3 fondatori di Glooscap, si sono lanciati nell’impresa di raccogliere e catalogare l’informe quantità di fotografie proveniente dagli Album di numerosissime famiglie e di fondare un archivio immateriale, costituito dalle riproduzioni digitali delle fotografie stesse. La fotografia, l’antropologia e la filosofia contribuiscono a promuovere la riflessione sul “chi siamo” e “come comunichiamo” nell’attuale contesto sociale e culturale.
Il progetto, intitolato “album di famiglia” è vasto e ha bisogno di fondi per essere realizzato, per questo motivo è stata lanciata una campagna di crowdfunding su kisskissbankbank.com e restano soltanto 23 giorni per poter contribuire con le proprie foto ad accrescere l’archivio, o persino, organizzare un workshop sul progetto nei propri spazi culturali a cura dell’associazione Glooscap.
Se siete fan della fotografia d’archivio, fotografia del momento, del ricordo, dell’usa e getta e delle 36 pose, questo è un appello rivolto a voi, il recupero di fotografie è importante per capire la nostra storia e tracciare le basi per una riflessione sociale e antropologica.
Non per ultimo ricordatevi sempre di scattare foto ai momenti che diventeranno un ricordo per voi, e una storia collettiva anche per tutti gli altri.
Buone foto.
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.