Eretto in mezzo al nulla, pronto a riflettere ogni suo dettaglio, colore e sofferenza, proprio come quel che rappresenta, come il motivo per cui è stato eretto, ovvero l’Olocausto.
E’ il Memoriale dello Shoah di Bologna, nato dall’impegno congiunto della Comunità Ebraica, di istituzioni e privati cittadini. A firmare l’opera lo studio Set Architects, che ha immaginato un grande magnete per attirare le persone, farle riflettere, discutere sulla Shoah e sui nomi che lo sterminio ha assunto nelle diverse culture.
Due blocchi di acciaio alti 10 metri, all’angolo tra via dei Carracci e il ponte di Via Matteotti, convergono l’uno verso l’altro,lasciando uno spazio molto ristretto fra loro, in cui solamente una persona può passarci. Lateralmente vi sono delle cavità cubiche che si susseguono in tutte le direzioni quasi ossessivamente; esse rappresentano le celle dei deportati, come a voler ricordare il vuoto lasciato da chi le occupava. Ad esse si contrappone una facciata liscia che vuole simboleggiare e omaggiare chi è riuscito a scrivere delle pagine di vita differenti, chi si è salvato dalle barbarie del passato.
Un memoriale non solo per ricordare il passato ma anche per innescare un processo culturale orientato alla riflessione e all’integrazione.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.