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A colpi di luce 3.0: Sara Lorusso

A colpi di luce 3.0: Sara Lorusso


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Ciao Sara, la prima cosa che ti chiedo è di parlare di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
In questo momento sono in pigiama sul letto, ho dei pantaloncini rosa di Minnie e una maglia bianca, non ho tasche e sto piangendo come una bambina di due anni perché volevo andare ad un concerto con alcuni amici, ma a causa di vari disguidi non sono riuscita ad organizzarmi. Non rappresenta per niente il posto in cui vorrei essere.

Discuto sempre su quale sia il significato di bellezza, che per me è sempre soggettivo, mi piace sapere a cosa si riferiscono gli altri quando pensano alla bellezza, tu che significato personale dai a questo aggettivo?
La bellezza secondo me sta nelle piccole cose, quelle a cui molto spesso non fai nemmeno più caso perché le vedi o le vivi continuamente, dal lavarsi i denti affianco alla persona che ami fino a mia madre che ogni mattina mi prepara la colazione.

3 cose alle quali non puoi rinunciare, pensaci bene, solo 3.
La mia macchina fotografica, i miei due gatti, la mia famiglia.

L’ultima volta che ti sei guardata allo specchio cosa hai pensato di te?
‘Ultimamente ho delle occhiaie tremende e un po’ di brufoli, mi sa che mi deve venire il ciclo’

Ti seguo da un po’ e devo dire che le tue foto non smettono di comunicarmi e di sorprendermi, mi hai incuriosita col tuo progetto ‘lovers’, vuoi parlarcene? Di che si tratta, come è nata l’idea, chi hai fotografato e perché?
L’idea è nata dalla mia esigenza di fotografare tutto quello che mi è attorno, la mia quotidianità è spesso condivisa con il mio ragazzo e mi capitava di fotografarci assieme. Amavo quello che la foto trasmetteva, riusciva a dire ciò che io probabilmente non sono mai riuscita a comunicare e soprattutto mi permetteva di avere un istante così intimo per sempre nelle mie mani. Così ho deciso che ognuno dovrebbe avere una prova di quello che è l’amore, magari con il tempo una cosa può assopirsi, ma nella foto questo non succede è lì fisso e non può cambiare. Volevo anche sottolineare il bisogno che ognuno di noi ha di condividere i propri momenti e la prova vita con un’altra persona, quasi come se il proprio peso dell’anima fosse sempre dimezzato, metà io e metà te. Io sono di Bologna e ho voluto scegliere delle coppie della mia città, alcuni li conoscevo, altri li ho incontrati per caso, nelle strade, sotto i portici.

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Se tu avessi soltanto una foto da poter scattare, che soggetto o situazione sceglieresti di fotografare e perché?
Probabilmente sarebbe un’autoscatto, nelle mie fotografie io cerco spesso l’inadeguatezza, il dolore e la nostalgia cioè quello che sono io e come mi sento, per questo se volessi comunicare un’emozione sceglierei me stessa, perché parto da quello che è il mio stato d’animo per poi fotografare soggetti simili a me. Ragazze soprattutto, minute e fragili.

Una domanda che nessuno ti fa, ma che invece vorresti sentirti dire.
Dietro le tue foto c’è solo un senso estetico o provi un’emozione vera quando scatti?

Ora ti faccio la domanda “marzulliana” tanto apprezzata nella scorsa intervista; avanti, fammi una domanda.
Quando guardi una mia fotografia cosa provi? Racconta qualcosa o è muta?
Quando guardo una tua fotografia mi viene in mente che sei una persona con delle emozioni, che vuoi trasmetterle, delicatezza, bellezza, sono peculiarità che mi arrivano per prima, tutto il resto è una bella sensazione, anche di riflessione.

Raccontaci un tuo ricordo felice.
Due estati fa, una gara clandestina che ho fatto con mio padre su una carrozzina per i corridoi dell’ospedale in cui ero ricoverata. Stavo molto male, ma ero felicissima.

Se dovessi partire per un viaggio oggi, cosa porteresti nel tuo zaino e cosa lasceresti a casa?
Io ho paura di viaggiare, mi piacerebbe molto, ma le partenze da qualche tempo mi mettono in uno stato d’ansia tale che molto spesso rinuncio a partire. Quindi sicuramente lascerei a casa tutti i pensieri negativi per poter vivere al meglio quei giorni e invece porterei le mie macchine fotografiche, le mie due olympus analogiche e la polaroid.

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Un sogno ricorrente, uno irrealizzabile e uno espresso. Raccontaceli.
Un mio sogno ricorrente è quello di avere un appuntamento o comunque di dover andare da qualche parte, ma per una serie di sfortunati eventi non riesco mai ad arrivare in tempo. Avevo un sogno dal mio punto di vista irrealizzabile, ma che da un po’ di tempo si è avverato, ma non è tanto un sogno quanto una persona…

Cosa vuoi fare oggi e cosa farai veramente?
E’ appena scattata la mezzanotte, domani vorrei andare a giocare a basket, magiare cinese, salire sulle montagne russe, rivedere mia nonna per fare un’ultima partita a briscola, fare l’amore, andare ad un concerto e cantare a squarciagola fin che non mi va via tutta la voce. Ma purtroppo sono in periodo di esami e quindi studierò tutto il giorno, ma alle 17 devo andare a ritirare un rullino e non vedo l’ora di vedere le foto.

Intervista conclusa, prima però, consigliami un film, un libro, un disco e un fotografo.
Consiglio un film d’animazione perché mi rappresenta a tutto tondo: ‘Ponyo sulla scogliera’ di Hayao Mihazaki e perché ogni persona,che sia un bambino o un adulto dovrebbe cogliere la sensibilità e la dolcezza di questo personaggio. Come disco l’album ‘Debut’ di Bjork, anche se metterei la sua intera discografia. Sono una persona ancora molto legata al mondo dell’infanzia e dei ricordi e per questo consiglio il libro ‘La bambinaia francese’ di Bianca Pitzorno. Per quanto riguarda la fotografia ho tre fotografi che considero veramente geniali Wolfgang Tillmans, Nan Goldin e Rineke Dijkstra.

 

Ringrazio Sara per la disponibilità, qui il link al suo sito: http://zenzerozen.tumblr.com/

 

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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