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Un surreale microcosmo colorato nell’arte di...

Un surreale microcosmo colorato nell’arte di Pablo Dona


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Qualche articolo fa vi ho raccontato che da bambina mi capitava spesso di trascorrere un tempo indecifrabile in compagnia di me stessa, e non avendo molti amici era facile cadere nel fantastico mondo della fantasia adolescenziale dove svariate volte accadeva, soprattutto di domenica o quando non andavo a scuola, di immaginare delle storielle sugli oggetti che vedevo negli angoli o sulle credenze della cucina dove mia madre teneva tutto riposto in ordine, nonostante le numerose figure che componevano la mia famiglia quando ancora ero una poppante.

Sotto la mia regia sono passate tazze da tè che servivano da vasca da bagno per i miei personaggi invisibili, cucchiaini disposti in parallelo per fare le rotaie del tram che portava al lavoro la mia Olivia in miniatura, per non parlare dei ramoscelli di rosmarino che facevano da palma sulle spiagge dove le mie Barbie prendevano il sole. A distanza di qualche decennio ho trovato un artista che con la sua arte ha riportato alla luce i miei divertimenti infantili e oggi ve ne voglio parlare in questo martedì poco velenoso ma molto più zuccheroso, se mi passate l’aggettivo, così da allietare la vostra settimana appena iniziata.

L’artista in questione è Pablo Dona, uno sculture e fotografo di Miami, il quale forse custodisce nel cuore un trascorso adolescenziale come il mio e da grande ha voluto prendersi la sua rivincita sul mondo realizzando quello che vedete con i vostri occhi sotto queste righe, ossia delle vere e proprie situazioni che mi piacerebbe poter definire “caramellose” e che guardo mille volte volentieri. Pablo Dona, proprio come la sottoscritta in quell’età in cui fortunatamente l’immaginazione aveva la meglio sulla realtà, si cimenta in una vera e propria trasformazione di alcuni oggetti di uso quotidiano per servirsene come supporto alle sue scenografie coloratissime dove l’ozio prende il sopravvento e i suoi minuscoli personaggi si lasciano cullare da quell’infinità temporale assistita da teiere e caffettiere pronte a scandire secondi di felicità.

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In queste sue opere, a metà tra fotografia e scultura, l’artista di questo nostro martedì non ha soltanto voluto costruire un ponte tra la magia della sua adolescenza e la vita da adulto ma credo che il suo vero scopo consista nell’invitare ogni osservatore a fare altrettanto, ovvero a servirsi dell’illusione per ricreare con l’immaginazione un mondo in cui tutto ci appare possibile, nel quale ogni eventualità si traduce in realtà. Quindi, non è sorprendente vedere degli squali nuotare tranquillamente in una tazza da tè oppure pinguini vivere tra marshmallows mentre dall’altra parte una barchetta naviga indisturbata tra le onde di uno yogurt ai cereali. Non c’è da meravigliarsi in un mondo in cui la meraviglia è alla base dell’esistenza dei suoi stessi abitanti.

Questo suo modo di rappresentare un mondo possibilista assomiglia molto alle opere di un altro artista virtuoso di cui Zelda vi ha parlato in una delle sue domeniche, ovvero l’inglese Slinkachu, il quale ha fatto della miniatura il suo modo di prendere in giro la realtà quotidiana ma, a differenza di quest’ultimo che fa della sporcizia urbana la base su cui comporre le sue opere, Pablo Dona invece è più incline agli spazi interni nei quali trova la chiave della sua felicità e ci regala attimi di puro godimento, parzialmente edulcorato dalla stravaganza dei colori e delle fantasie degli oggetti utilizzati che altrimenti resterebbero sulle mensole aspettando il loro turno. O magari il tè delle cinque.

Buon martedì!

 

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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