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Il futurismo medievale dei messaggeri di Jon MacNair


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In quest’ultimo martedì di maggio, e già penso a tutti voi davanti allo specchio a fare la prova costume, vi porto a conoscere un artista sudcoreano, nato a Seul, anche se da qualche anno ha scelto come residenza la città di Portland dove lavora come artista freelance ed esibendosi in personali e collettive in moltissime gallerie sparse in giro per il mondo già da un po’ di tempo. Jon MacNair è l’ospite di oggi e con molto piacere ve ne parlo perché trovo la sua arte davvero molto interessante e soprattutto estremamente visionaria, due aggettivi che in realtà non bastano per descrivere ciò che gli occhi riescono a captare meglio; dunque vi invito a servirvi delle immagini che ho selezionato per voi.

Vale la pena dare qualche altra indicazione sulla sua biografia perché Jon MacNair è un artista completo nella formazione e nelle attività che svolge e difatti leggo sul suo sito personale che, sebbene sia nato nella lontana Seul, in realtà la città in cui è cresciuto è Detroit, ha terminato i suoi studi presso il Maryland Institute College of Art nel 2005 dove ha ottenuto il Bachelor of Fine Arts in Illustrazione, e tra i suoi clienti figurano Urbanite Magazine, l’ormai defunto Rockpile Magazine, Baltimore Magazine e Pittsburgh City Paper (giusto per citarne alcuni) ed è stato recensito anche su Juxtapoz e Hi-Fructose, come sapete i miei due punti di riferimento nell’ambito dell’arte lowbrow e pop surrealista.

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Come dicevo qualche riga sopra, trovo che l’arte di Jon MacNair abbia quella sostanza visionaria che riesce prepotentemente a catturare lo sguardo dell’osservatore fino a trascinarlo in uno spazio ambiguo in cui ci si trova in bilico tra personaggi medievali e storie futuristiche rigorosamente in bianco e nero anche se talvolta non è escluso l’utilizzo di qualche tonalità leggermente diversa, come il grigio chiaro, di cui l’artista si serve per mettere in evidenza alcune caratteristiche delle sue illustrazioni e dei suoi lavori sulle pareti delle gallerie in cui espone. Il suo punto di forza, oltre ovviamente ai personaggi particolarmente strani e agli scenari grotteschi in cui vengono inseriti, è la sua capacità di raccontare cose create dalla sua mente sempre proiettata verso un mondo mistico, elaborato dai suoi sogni, dalle sue fantasie capricciose che lo corteggiano nell’atto della creazione e lo inseriscono in quel girone spettacolare degli artisti, il cui capostipide è Hieronymus Bosch seguito dal nostro Michele Guidarini , John Vochatzer e Todd Schorr dei quali vi ho parlato in passato, che hanno fatto della mostruosità minuziosa la loro arma di seduzione ma soprattutto il linguaggio con il quale esprimersi nel mondo. Il suo è un surrealismo cupo e ilare al tempo stesso dove l’uomo e i suoi simili sono i messaggeri di un dio che si prende gioco del tempo e delle nostre debolezze.

Buon martedì velenoso a tutti!

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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