Uno dei tanti motivi per cui non mi stanco mai di parlare di pop surrealismo e lowbrow è che esiste una moltitudine di artisti scellerati che realizzano opere fantasmagoriche come quelle che vi mostro in questo martedì di maggio e sono quelle del nostro ospite graditissimo nato nel Queens ma che attualmente vive e lavora a Red Hook, che si trova sempre a New York per coloro che hanno ancora poco chiara la geografia della Grande Mela. Sul su sito c’è una sezione molto dettagliata con tutte le mostre alle quali ha preso parte dal 2007 ad oggi svoltesi in particolar modo in gallerie statunitensi ma anche a Berlino dove ha esposto per ben due volte nello stesso anno presso la Merry Karnowsky Gallery. Non vi ho ancora scritto di chi sto parlando? Ma di Travis Louie e delle sue strambe creature realizzate servendosi di tonalità che potremmo definire “svanite” proprio per creare una sorta di effetto “vecchie fotografie” ritrovate in bauli dimenticati in soffitta o appese nei laboratori di biologia di una volta.
Sono proprio gli artisti come Travis Louie a farmi amare quest’arte surreale particolarmente macabra e grottesca che sembra creare un universo parallelo della vita, una totale finzione dell’essere umano rappresentato in altre forme e linguaggi, proprio come uno spettacolo teatrale, nel quale ogni personaggio che recita costituisce una delle tante chiavi di lettura di una storia lunghissima in cui ogni singolo soggetto chiamato in causa ne compone un piccolo tassello ma anche una storia a sè stante, estrapolata dal gruppo.
Adoro i suoi personaggi, questi uomini dalle facce deformi, queste donne con lo sguardo mostruoso e quasi ognuno accompagnato da un animale mentre il vuoto sullo sfondo non fa altro che rimarcare la specificità della stranezza del soggetto che si ha davanti. Osservando le opere di Travis Louie ci si sente come trasportato in un luogo in cui il tempo e lo spazio sono dilatati, senza specifiche connatozioni ma entrando nello specifico mi sembra di assistere ad una rievocazione alquanto strana delle vicende appartenute a uomini e donne vissuti quasi due secoli o giù di li, magari nel Regno Unito a giudicare dagli abiti, ma come dicevo in precedenza ogni elemento sembra vanificarsi nel tempo e nello spazio. Sono altri i dettagli che impressionano lo spettatore, quei piccoli dettagli che trasformano una semplice donna in una creatura demoniaca: i capelli drizzati o i canini appuntiti che fuoriescono leggermente ad ingannare le angeliche sembianze degli abiti bianchi mentre draghi e altri animali indecifrabili fanno la loro oscura presenza sullo sfondo. E poi gli uomini sono le creature che più adoro nella trasformazione messa in atto dall’artista, ovvero il loro essere metà uomini e metà animali indossando un abito perfettamente ordinario. E ancor di più il loro essere accompagnati da animali non esattamente in liea con la nostra vita abitudinaria come pipistrelli e scimpanzè.
E’ proprio il rompere con l’ordinarietà che trovo attraente in queste opere Travis Louie e la sua capacità di rappresentare un mondo che viviamo solo nei sogni. O negli incubi se preferite. Delle vere e proprie circostanze inusuali, come recita il titolo dell’articolo e così uno dei suoi lavori.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!