A colpi di luce 3.0: Benedetta Falugi


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Ciao Benedetta, la prima cosa che ti chiedo è di parlare di te attraverso due scatti: fotografa o racconta ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
In questo momento sono alla scrivania, davanti al computer a rispondere alle tue domande, fuori c’è un sole stupendo e appena finito uscirò col mio cane, destinazione spiaggia. In tasca ho un pacchetto di sigarette (purtroppo)

Le tue foto spesso ritraggono persone, anziani, di spalle e dal basso, qual è il tuo pensiero in merito a questo punto di vista che utilizzi per gli scatti?
Quando vado a scattare sulla spiaggia non voglio essere vista mentre fotografo quindi porto piccole macchine 35mm con me, dopo un po’, usando sempre lo stesso obiettivo sono riuscita a capire cosa e come inquadrare anche senza guardare nel mirino. Per fare quel tipo di ripresa seguo le mie “vittime” mi abbasso poggio la mano in terra e scatto da una certa distanza, sembra quasi che stia raccogliendo qualcosa e nessuno si accorge di niente. Ovviamente mi piace il tipo di inquadratura, perché contestualizza il soggetto prima di tutto e poi le persone di spalle mi intrigano più che viste di fronte, possono essere chiunque , io stessa, chi guarda la foto, tutti o nessuno.

C’è una cosa che nelle tue fotografie ritorna spesso, ed è l’elemento industriale, quelle due canne fumarie di una industria vicino al mare, ritorna in molte serie fotografiche, come mai scegli di immortalare questo elemento quasi come una costante del paesaggio intorno a te? È davvero una costante? E che cosa simboleggiano per te?
Sì è vero, questa è una domanda che ovviamente mi fanno in molti, qualcuno criticando pure. Non c’è nessun “segreto” particolare, amo quel posto, ci vado fin da quando ero piccola e ci torno spesso. Le due canne fumarie appartengono ad un ex centrale elettrica ormai in disuso quindi nemmeno inquinano più, per fortuna.
Mi sembrano simpatiche mi piace la forma, il loro colore e amo le strisce in generale, il loro contrasto con il cielo blu mi attrae sempre. Sono vicine sia alla spiaggia (che è un posto dove vado spesso a fotografare) sia ad un fiume lungo il quale sono state costruite delle casette di legno di pescatori. Ho fatto una serie di foto anche lì ed ecco perché sono così spesso presenti nelle mie foto.

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Cos’è per te la fotografia e come è nata questa passione? Ho scoperto che hai iniziato da autodidatta e la cosa mi ha davvero emozionata, penso che il punto di vista di una persona che non ha ascoltato maestri sia, col tempo, davvero ‘personale’, forse si esprime davvero il proprio modo di vedere il mondo, e tu ci riesci in un modo particolare, per niente banale, la domanda però è: quanto conta secondo te imparare da qualcuno l’arte della fotografia? Il tuo percorso da autodidatta l’hai mai considerato manchevole di qualche spunto? Raccontami cosa ne pensi.
Ho cominciato ad avvicinarmi alla fotografia per caso circa una decina di anni fa, non avevo quasi mai preso una macchina fotografica in mano prima ma forse il momento che vivevo è stata la chiave per cui mi sono appassionata così velocemente. Avevo bisogno di stare da sola e passeggiavo molto, fotografavo molto me stessa e per me stessa, quasi una specie di introspezione, una terapia se vogliamo. Molto presto ho avuto voglia di saperne di più sia tecnicamente che storicamente, ho cominciato con l’avvicinarmi ad altri fotografi, soprattutto ad un amico che mi ha fatto scoprire ed amare l’analogico. Mi sono iscritta a vari workshop e documentata da sola, con internet è facile, volendo, farsi un minimo o più di cultura fotografica. Ricordo che ho passato tante ore nelle librerie a sfogliare libri di fotografia che non potevo permettermi di comprare, praticamente andavo in alcune città più o meno vicine apposta per le loro librerie. Se potessi tornare indietro farei sicuramente una scuola di fotografia, avrei voluto avvicinarmi prima a questo mondo, nella mia vita ho sempre fatto cose vicine al mondo dell’arte ma niente mi appassionato come quest’ultima. Credo che il confronto con gli altri sia fondamentale per crescere, io ho fatto qualcosa del genere grazie alla community di flickr che anni fa era molto “viva” e attiva o comunque sempre grazie alla rete ho potuto conoscere e confrontarmi con altri fotografi…ma sì, mi sento manchevole, come autodidatta, proprio per l’opportunità persa di aver potuto fare esperienza con maestri che non ho avuto.

Se dovessi partire per un viaggio oggi, cosa porteresti nel tuo zaino e cosa lasceresti a casa?
Porterei ovviamente la macchina fotografica, due libri, la curiosità. Lascerei, se possibile, la pesantezza che a volte mi contraddistingue.

Una domanda alla quale vorresti rispondere e che nessuno ti fa mai.
Non c’è, non amo le interviste ;)

Un sogno ricorrente, uno irrealizzabile e uno espresso. Raccontaceli.
Sogno spesso l’acqua e in genere è una bella sensazione, amo questo elemento. Purtroppo sogno anche catastrofi naturali e questa è molto meno bella :D Il sogno irrealizzabile tornare indietro e cambiare una parte del passato. Quello espresso mi mette in difficoltà, penso a tante cose belle ma a nessuna come un sogno realizzato.

Ho chiesto per un anno, a tutti I fotografi, quali fossero I loro progetti futuri, ho deciso di cambiare e chiederti, cosa vuoi fare oggi e cosa farai veramente?
Voglio continuare a fare la fotografa, continuare a crescere in tutti i sensi. Succederà veramente? Lo spero!

Intervista conclusa, prima però, consigliami un film, un libro, un disco e un fotografo.
Film Blue di K. Kieslowski
Voci dalla Luna di Andre Dubus
In Colour di Jamie xx
Lukasz Wierzbowski

 

Ringrazio Benedetta Falugi per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: http://www.benedettafalugi.com/

 

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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