Oggi voglio presentarvi il progetto fotografico Retracing Our Steps di Carlos Ayesta e Guillaume Bression. Ho deciso di farlo alla luce di quanto successo ieri a Bruxelles, vittima fra le altre città, di attentati terroristici e anche per la recentissima ricorrenza del disastro di Fukushima (11 marzo).
In Retrancing Our Steps (ovvero “Tornando sui nostri passi”), i fotografi francesi hanno ripercorso e rivisitato i luoghi distrutti dalla catastrofe grazie all’ausilio di alcune delle vittime che furono costrette ad evacuare le zone nei pressi di Fukushima. Tutto quello che hanno ritrovato aveva (ed ha) dello strabiliante, un mondo divenuto irriconoscibile, tutt’oggi alterato da quei boati distruttivi. I due artisti hanno voluto ricreare delle scene di vita ordinaria in quei luoghi ormai senz’anima, chiedendo ai residenti o ex abitanti della regione di Fukushima, ma anche ad attuali proprietari di agire il più normalmente possibile, come se nulla fosse accaduto. Il prodotto finale è il susseguirsi di scene paradossali in cui in mezzo alle macerie, al caos vi è una parvenza di normalità data dai protagonisti degli scatti.
Una donna al supermercato, un uomo in fabbrica, un giovane al cinema oppure una madre in lavanderia; sono queste e molte altre le scene immortalate in un mix fra l’insolito e la banalità, apparente, dei gesti quotidiani.
Quel che accomuna questa strage con quelle a sfondo terroristico è il vuoto che lasciano. Mille vite finite, altrettante segnate per sempre, ferite emotive difficili da rimarginare, luoghi andati distrutti, paesaggi perduti, la paura del domani, il sentimento di impotenza, i sorrisi cancellati ma anche la forza di chi rimane e combatte per ricostruire quanto spazzato via. Progetti come questi li ritengo utili in quanto spingono alla riflessione; la fotografia può risvegliare vissuti profondi, a volte, non ancora elaborati, può dare opportunità a potenziali espressivi ammutoliti dalla parola, ma intimamente presenti e vivi, di manifestarsi alle persone tutte.
Ah, se l’uomo amasse e pensasse di più…
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.