L’intento primo della fotografia, sin dalla sua nascita, è stato quello di immortalare per sempre un’istante, un luogo, una persona. A ciò si correla, come una naturale conseguenza, quello della narrazione, del (tentare) di raccontare per immagini situazioni e attimi vissuti. Al giorno d’oggi l’avanzamento sempre crescente delle tecnologie consente a tutti di scattare una fotografia di un momento che ci rende particolarmente felici e desiderosi di condividerlo con gli altri; ma oggi voglio soffermarmi su chi della fotografia ne ha fatta una vera passione di vita e professione.
Nadia Tarra ha una capacità narrativa che pochi hanno (Théo Gosselin è uno di questi eletti e ve ne ho parlato qui); svizzera, si racconta fotograficamente in analogico e spesso condivide questi momenti con un altro fotografo Arnaud Ele, facendo praticamente coppia fissa.
Della sua vita si sa ben poco; la sua famiglia proviene dal Portogallo e lei si è laureata in Illustrazione e Comunicazione Visiva e adesso lavora nel campo della moda. Nulla di più, ma alla fine quanto importa davvero sapere della sua vita privata nel momento in cui le sue fotografie parlano per lei?
Le loro immagini analogiche catturano i momenti nel tempo: chiazze di luce, ombre morbide, uno sguardo, un sorriso, documentano l’amore e l’amicizia, i viaggi, la vita in un modo intimo e autentico. Il punto di forza della pellicola si evince in ogni singolo scatto; dà una sensazione di maggiore autenticità rispetto al digitale probabilmente per la mancanza di controllo che vi è, un senso di adrenalina nell’attesa del risultato finale che regala un tocco in più di spontaneità. L’ispirazione deriva da tutto quel che è intorno a lei (e loro): la gente comune, la quotidianità, la natura, la musica, il sorriso di uno sconosciuto, l’imprevisto che ti regala un attimo di gioia, e così via.
Entrambi i fotografi hanno affermato che lavorare insieme li stimola, si accresce una sintonia che li porta ad una maggiore comprensione e ad “esplorare” ancor più approfonditamente le loro idee singole, le quali coniugandosi danno vita ad immagini suggestive.
La libertà dei gesti e del “fare” è l’elemento caratterizzante la fotografia di Nadia; il vivere pienamente e profondamente gli attimi e le occasioni che le si pongono influenzano il suo modo di fare arte, divengono il perno centrale di ispirazione. Ad esempio l’ultimo viaggio compiuto insieme ai suoi amici ha rigenerato il pensiero creativo della fotografa; ripercorrere l’America in pieno stile “road trip”, attraversare le foreste senza fine, le valli, incontrare sempre nuove persone, ricevere da loro dei consigli, un sorriso, una birra e delle chiacchiere che ti lasciano qualcosa dentro, ricordi che porterai sempre in te.
Queste fotografie ti permettono di respirare anche tu quella stessa libertà racchiusa nella pellicola, rivivendo a tratti quei momenti, come in un film.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.