La bellezza è un desiderio contagioso. E gli artisti la sanno lunga su questo desiderio che si insinua lungo le viscere dei loro corpi alla ricerca della giusta idea in grado di renderlo visibilmente concreto a quegli sguardi altrui che si fermano ad osservarlo un secondo o tutta la vita. Così potrebbe essere nata la prima opera d’arte e così l’ultima realizzata perché ogni artista ai miei occhi tende al bello, a questo concetto così particolarmente insidioso, così particolarmente individuale che non si stanca mai di rendere insonni e notti e liete le ore della nostra esistenza. L’arte credo sia l’unico mezzo in grado di avvicinarci al bello e le opere dell’artista di questo primo martedì di marzo ne sono una prova.
Lui si chiama Agostino Arrivabene, è nato nel 1967 a Rivolta d’Adda, un comune della provincia di Cremona, mentre la sua formazione si compie all’Accademia di Belle Arti di Milano e attualmente vive a Gradella di Piadino, sempre nel cremonese dove dipinge e realizza sculture che vengono esposte in musei e gallerie di tutto il mondo. Un anno importante è stato il 1994 quando viene organizzata la sua prima mostra, Memory and Desire, presso il Museo di Crema e negli anni successivi prende parte anche ad un gran numero di collettive sia in Italia che all’estero e mi fa piacere annunciarvi che il 4 marzo verrà inaugurata Hierogamy, ovvero la sua prima personale a New York che si svolgerà nella Cara Gallery fino al 16 aprile 2016.
Quando si ha davanti un artista come Agostino Arrivabene capiamo all’istante di trovarci di fronte ad un uomo che fa della sua personale ricerca del bello la chiave di lettura del suo percorso artistico, un segmento non ancora concluso in cui forte e determinante è lo studio di alcuni dei grandi maestri del passato, quelli che provengono dalla pittura fiamminga, come Jan van Eyck, così come i grandi pittori italiani del periodo rinascimentale, uno su tutti Leonardo, senza tralasciare alcuni riferimenti al simbolismo di Gustave Moreau che del surrealismo è stato precursore. Dunque lo studio approfondito dello stile dell’arte del passato stanno alla base delle sue opere che tra queste righe potete ammirare, un richiamo più che altro alle tematiche che ogni artista citato sopra fanno convergere nell’ignoto, in quel messaggio da decodificare di cui ognuno è grande artefice in modi diversi. Dal simbolismo del grande pittore francese Agostino Arrivabene eredita le tonalità scure, tenebrose e calde che serpeggiano intorno ai suoi soggetti i cui nomi e le storie appartengono alle stesse mitologie e tradizioni dalle quali provengono i personaggi dello stesso Moreau, anche se le creature del nostro artista talvolta appaiono nascoste nel turbine del suo surrealismo moderno.
Altra caratteristica delle sue opere è la rappresentazione dello sfondo, sia che si tratti di uno monocolore sia ci si trovi ad osservare un paesaggio non si può fare a meno di notare una certa propensione verso un mondo arcano e grottesco, in cui regnano crani e natura sospettosamente silenziosa, in attesa che il nostro sguardo si perda in essa, come la fitta trama di un ragno che inganna le sue ingenue prede che restano incastrate nei fili bavosi della sua ragnatela.
Nelle sue opere regna la solitudine umana, quella che si nutre di nature morte e riti pagani, quella solitudine che induce al sogno dal quale non vorresti svegliarti. Agostino Arrivabene si fa portavoce di quella solitaria bellezza senza tempo che unisce storie del passato al pensiero degli uomini moderni che cercano con l’arte di catturare la loro stessa esistenza.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!