Dopo aver vissuto per qualche anno a Roma, esasperato da una città che assorbe anima e cuore (facendoti innamorare di notte e imprecare di giorno), ho scelto di tornare in paese, conscio dei limiti che una realtà così piccola e spesso provinciale può avere.
Oggi vivo ad Alatri (chiamata La città dei Ciclopi, per via degli immensi massi delle mura poligonali, che secondo la leggenda sarebbero stati alzati proprio dai ciclopi), un paese medievale di 30mila anime, immerso in un contesto di altri 90 splendidi paesi medievali che qualcuno nel suo insieme, definisce erroneamente Ciociaria.
Un posto, cercando di non fare troppo i campanilisti, che ancora oggi non ha confini ben definiti (se non quelli istituzionali, che vedono la Ciociaria come i 91 comuni della provincia di Frosinone), ma che racchiude posti e scorci meravigliosi che aspettano solo di essere promossi con i giusti mezzi (Frosinone forse qualcuno l’avrà sentita nominare negli ultimi tempi, grazie al “Frosinone in serie A” o alle polveri sottili che la incoronano come la città più inquinata di Italia. Ecco, a quelli che la conoscono solo così, vorrei dire di dare un’occhiata online, meravigliarsi, attrezzarsi, e prenotare un weekend da queste parti, chè poi ci penso io a fare il tour operator).
Molti di questi paesi medievali sono circondati dalle meraviglie di una natura che regala infinite possibilità di scelta, dal relax all’avventura, passando per gli sport estremi, gli splendidi itinerari d’arte e per i percorsi ecclesiastici (che io consiglio di fare anche se sei ateo, visto che l’ Abbazia di Montecassino, la Certosa di Trisulti, e l’Abbazia di Casamari, (solo per citarne alcuni) sono tesori che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita).
In altri posti, (specialmente «su, al nord» dice qualche mio compaesano con tono polemico) avrebbero creato residenze d’artista, alberghi diffusi, un turismo attivo e compiaciuto (come poi hanno fatto regioni limitrofe – vedi Umbria, Toscana e Marche – ), avrebbero creato un brand e l’occasione per un rilancio che probabilmente (e lo dico con tono rassegnato) non ci meritiamo.
Non ce lo meritiamo perchè abbiamo la presunzione di poter fare tutto da soli, l’egoismo di guardare solo agli interessi del singolo e mai della collettività e l’ignoranza necessaria per desiderare un profitto immediato senza essere imprenditori lungimiranti. Qualità (si fa per dire) che si riflettono in amministrazioni politiche piene di nonsense e di populismi d’altri tempi, ma che continuiamo a scegliere come asini “parcheggiati” dove vuole il padrone.
Me ne rendo conto (e la cosa mi fa tremendamente rabbia) quando vedo progetti come quello dello studio milanese Vudafieri-Saverino, realizzato su un edificio in stato di semi abbandono a Crana, frazione dello storico borgo di Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo.
Viene acquistato un primo lotto con un rustico agricolo semi crollato (un tempo stalla e fienile) e successivamente, dopo un’opportuna messa in sicurezza con strutture di cemento armato, l’edificio viene restaurato ottenendo al piano terra un bagno e una camera matrimoniale, mentre al piano superiore, accessibile anche attraverso la caratteristica scala esterna, il living con cucina e una soppalcata con due posti letto.
Successivamente al restauro il committente acquista anche l’edificio adiacente, con un nuovo progetto che prevede il collegamento tra i due volumi grazie ad un ponte in legno e vetro.
La vera sfida ovviamente, è stata quella di recuperare una stalla e trasformarla in un’abitazione che avesse alti standard energetici, rispettando i valori di trasmittanza ma soprattutto l’identità di un posto a cui è bastato aggiungere due grandi vetrate fisse (orientate a sud e a est in direzione del paesaggio montano) per avere un’immagine più moderna e contemporanea.
Scrivono i progettisti:
Nello spazio interno dialogano tra loro solo tre cose: i legni (pavimento in rovere/compensato di betulla, listoni in larice/pavimento di castagno esistente restaurato), lo spazio e la luce del sole, le viste panoramiche.
E dentro di me, penso che basterebbe poco, si, davvero poco (considerando gli innumerevoli fondi stanziati per la realizzazione di B&B, agriturismi e residenze d’artista), per cambiare l’immagine di un paese, per tornare ad avere un’identità definita, per attrarre l’occhio dei mass media, per generare turismo attivo e partecipativo.
Basterebbe davvero poco per fare della terra che amo, un posto amato da tutti.
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.