Sapete quando per tanto tempo reprimete un desiderio ardente e improvvisamente un giorno, quando meno te lo saresti aspettato, eccolo che esce allo scoperto senza preoccuparsi del vostro sussulto, del vostro spavento o del vostro imbarazzo che ne potrebbe derivare? Ecco, proprio di quello sto parlando. Il mio desiderio più grande in questo momento storico è quello di visitare Los Angeles, camminare per le sue interminabili strade e sbirciare dentro le sue fantastiche gallerie per poi raccontarvi quello che ho visto al ritorno. Fare una scorpacciata di cose belle e distribuirvele in queste righe che ci legano. Ecco, ora che lo sapete vi lascio un pò di acquolina in bocca con le immagini dell’artista ospite di questo martedì surrealista che viene proprio dall’immensa città californiana dove è nata l’arte lowbrow che a noi piace tanto.
Ed è proprio così, carissimi lettori, perché Danny Galieote è nato a Los Angeles nel 1968 e da più di venti anni nel suo studio realizza le sue opere in uno stile che egli stesso definisce Pop Regionalism poiché combina elementi della Pop Art made in USA con altri appartementi al Regionalism, ovvero un’interessante profusione di due stili tipicamente americani e particolarmente visibili in Galieote sia per quanto concerne i soggetti che scegli di rappresentare nelle sue tele sia per le tematiche molto inclini a queste due correnti del secolo scorso e l’uso dei colori particolamente evidenti e vivaci che lo avvicinano al pop surrealismo di cui parliamo spesso.
Lo studio poi dell’arte rinascimentale europea ha influito molto sulla sua specializzazione nella raffigurazione dell’essere umano e nella scelta di apporre paesaggi sullo sfondo che richiamano alla consuetudine dei grandi maestri del passato anche se ovviamente l’intento è di gran lunga diverso.
Il curriculum di questo artista è davvero impressionante se consideriamo sia i suoi traguardi scolastici, vedi il diploma all’Art Center College of Design di Pasadena (1991-1992), prima ancora quello ottenuto presso California Institute of the Arts di Valencia, California (1990-1991) e il primo nella California State University Northridge tra il 1988 e il 1991, sia le sue esperienze lavorative per The Los Angeles Academy of Figurative Art nonché per i Walt Disney Animation Studios dove ha lavorato in qualità di insegnate di disegno e pittura, due ruoli importanti che con il passare del tempo lo hanno avvicinato sempre di più all’arte surrealista della quale è un esponente al pari di tanti altri artsti finora esaminati.
Molto interessante è di sicuro la serie di opere soprannominata Bad Girl realizzata nel 2014, e fino alla scorsa settimana protagonista assieme ad altre opere di altri artisti nella Fine Art 2nd Annual New Contemporary Group Show che si è tenuta presso la Baker Hesseldenz di Tucson in Arizona, alcune delle quali presenti in questa piccola raccolta di immagini che vi propongo tra le mie righe, nelle quali l’artista statunitense propone donne apparentemente innocue ma che in realtà indossano all’insaputa del malcapitato delle nocche d’ottone o altri strumenti pericolosi senza mai rivelare la loro identità all’osservatore.
Ciò che mi colpisce delle sue opere non è soltanto questa capacità di descrivere con la sua fantasia piccoli sprazzi di vita quotidiana che derivano dal racconto di storie risalenti alla Seconda Guerra Mondiale raccontategli da suo padre che nelle sue opere assomigliano in modo impressionante ad immagini di propaganda degli anni cinquanta ma soprattutto la sua persuasione nel combinarle ad elementi dell’immaginario pop che a sua volta rende ogni opera estremamente universale.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!