Sarà la nebbia che ha invaso la pianura padana da quasi un mese, ma il mio solito girovagare senza meta per il web questa volta è stato bruscamente interrotto dalle dense quanto suggestive atmosfere delle opere del californiano Brett Amory, che ad una prima sfuggente occhiata sembrano quasi fotografie, piuttosto che dipinti.
In effetti, l’artista realizza anche numerose fotografie, talvolta sfocate o zoomate a tal punto da simulare impasti grumosi e veloci pennellate di colore, che confondono dunque nuovamente lo spettatore sulla tipologia di opera che si trovano ad osservare.
Il soggetto prediletto sembra essere sempre lo stesso: la città.
Non una in particolare, ma svariate, rappresentate sempre in maniera generica, con locali e strade illuminati da poche luci soffuse, animate da sagome umane, tutte apparentemente immobilizzate in attesa di qualcosa, o di qualcuno.
In alcune di queste opere, intitolate genericamente con il nome della città a cui sono state ispirate – come Londra, New York o San Francisco – ricorre però costantemente il 24, ad indicare contemporaneamente il numero delle location a cui l’artista si è ispirato ed il lasso di tempo impiegato per visitarle.
Si tratta di un’insolita quanto efficace modalità di mostrare la propria visione del mondo, della società contemporanea e dello scorrere inesorabile del tempo. La sua è un’arte fredda ma allo stesso tempo essenziale, che per questo spicca positivamente, in un’epoca in cui ormai vige per tutto e tutti il motto “meglio abundare quam deficere”.
Nadia Guidi
Nadia, nevrotica precisina full time, nel tempo libero tento di farmi largo nell'insidioso mondo della curatela. Rincorro tutto ciò che toglie il respiro e sono alla costante ricerca della meraviglia.