Poison Toffee Apples è il titolo della sua prima personale alla Dorothy Circus Gallery di Roma che verrà inaugurata sabato 5 dicembre e io non mi sono fatta scappare l’opportunità di fargli qualche domanda in vista dell’apertura, anche per conoscerlo meglio da vicino, dopo che di lui vi avevo parlato qualche martedì fa con una monografia, nella quale vi ho raccntato un po’ di lui e del suo surrealismo. Oggi invece è proprio lui a raccontarsi a voi, quindi signore e signori a voi Paolo Pedroni a modo suo! Buona lettura.
Iniziamo con una domanda sulla mostra Poison Toffee Apples che verrà inaugurata alla dorothy Circus, spiegando ai nostri lettori come è stata concepita e il perché del titolo.
Inizialmente non avevo ben chiaro quale fosse la strada da percorrere… C’era solo questo personaggio dal quale poi in maniera estremamente spontanea è scaturita una storia e con essa il tema della mostra… Il titolo è un po enigmatico ma racchiude bene il concetto alla base dei dipinti… La “Poison toffee Apple” è una mela candita e colorata di nero… Di certo il suo aspetto non è invitante, eppure se solo si ha il coraggio di assaggiarla, di andare oltre al suo aspetto, ci accorgiamo che non è altro che una dolcissima mela così come ci accorgiamo attraverso le opere che la protagonista altro non è che una bambina come tutte le altre, o quasi!
C’è un filo conduttore tra le opere esposte?
Assolutamente si! A parte il fatto che c’è una protagonista quest’ultima è anche il pretesto per raccontarci vari momenti di un percorso introspettivo alla ricerca di se stessi, di qualcuno da amare e di qualcuno che ci ami semplicemente per quello che siamo! Ogni singolo quadro ha un suo significato ma allo stesso tempo è collegato con tutti gli altri, partendo dal concetto di base dell’accettazione ho cercato di creare una sorta di narrazione.
Facciamo un piccolo passo indietro, quando ti occupavi di writing e street art. Come è cambiato secondo te l’approccio all’arte sui muri nelle città italiane?
Credo che ci sia ancora molta diffidenza riguardo alla streetart in Italia, certo è che la cosa che affascina e sicuramente comincia a prendere piede e ad essere apprezzata anche dai non addetti ai lavori. La gente comincia a fare differenza tra il vandalo che imbratta e l’artista che abbellisce e colora il grigiore delle città… Anche in questo caso è questione di consapevolezza.
Come è avvenuto il tuo passaggio dall’arte urbana al pop surrealismo?
Il passaggio tra i due mondi non è stato repentino e tra una cosa e l’altra son trascorsi anni… Ho sempre amato l’arte figurativa e disegno da che ho memoria… L’incontro con il pop surrealismo è avvenuto casualmente, complice la rete, mi sono imbattuto nelle opere di Ryden… Ricordo di aver pensato “ok voglio farlo anche io”.
Chi sono gli artisti ai quali ti senti più vicino?
Ci sono cosi tanti artisti che apprezzo che fare una lista sarebbe davvero riduttivo, posso però dire che al di la dei grandi nomi del Pop Surrelismo mi lascio influenzare anche dalla moda, dal design e dall’arte del tatuaggio… trovo sia più interessante prendere spunto da qualcosa di molto diverso da quello che si fa e cercare di esplorare tutti i campi artistici.
Arte digitale e pittura ad olio, le tue tecniche predilette: la differenza emotiva che ti porta a scegliere l’una al posto dell’altra.
Devo ammettere che lavorare in digitale regala una grandissima libertà rispetto alla tecnica della pittura ad olio, sono 2 mondi completamente diversi, non saprei rinunciare a nessuno dei 2… Il digitale ora che mi sono concentrato sull’olio lo uso come supporto… Mi è utile principalmente per lo studio cromatico e per capire velocemente quale atmosfera dare alla tela.
Progetti futuri?
Al momento sono ancora concentrato su “Poison toffee Apples” ma dovrò raccogliere al più presto le idee, nell’immediato mi aspetta una collettiva in Spagna insieme a tanti bravissimi artisti, vorrei inoltre concentrarmi su nuovi temi, studiare, approfondire e affinare la tecnica pittorica.
Eva Di Tullio
Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!