Ciao Emanuela, la prima cosa che ti chiedo è di parlare di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
In questo momento sono dalla fisioterapista che mi sta impastando e ricostruendo.
Felicissima di essere qui, salva dall’incidente. In tasca ora ho: cuffie di ottimo livello, senza musica non so fare nulla, micro rossetto, perché non sai mai… semi di girasole perché sono vegana, un pastello, una compressa di Reishi, utilissimo nel 2015.
Se c’è una cosa che mi chiedo spesso, quando guardo le foto dei fotografi che intervisto è questo: come si sta quando si fotografa? Nel momento in cui si scatta, che sensazioni hai? E poi dopo, quando guardi la foto, a che pensi?
Per me è ogni volta come un arrendersi all’unione ostinata delle coincidenze e alla loro
casualità poetica. Mi sento a mio agio con l’incertezza, l’instabilità e la scoperta. Sono certa di me, ci sto.
Una volta scattate le immagini, viste con cura e “sistemate”, nell’accezione più sensuale del termine, me ne separo velocemente e in maniera del tutto naturale.
Parlando con te m’hai detto che disegni, oltre che scattare foto, e quando ho aperto il tuo portfolio sono rimasta sbalordita, per questo penso che ti consiglierò a Marta Latini o a Eva di Tullio, altre redattrici di organiconcrete che si occupano di artisti e illustratori, magari per approfondire su questo modo di misurare la realtà e di misurarsi con essa, ma ora le mie domande sono due, cosa ti spinge a disegnare e cosa a fotografare? Che differenza c’è per te tra le due cose, se mai dovesse esserci.
Scattare e disegnare sono entrambi piaceri puri, fisici e psichici che non mi danno tregua.
Ho sempre qualcosa in tasca: una penna, un colore, un rullino, una compatta. Qualcosa userò, chissà dove come e quando. Qualcosa succederà.
Per me disegnare e fotografare sono la stes… è come scopare: è una “sfida” profondissima in cui vincere equivale a lasciarsi andare e non è mai importante quello che accade, ma come accade. E’ una ricerca continua, necessaria e irrazionale, propria dell’essere umano. Ci sono delle banali ed evidenti differenze tecnico estetiche, ok, ma per ora, per me, è il senso quello che conta.
Come vedi gli altri e il mondo attraverso queste due forme d’arte? cosa c’è che per te che debba essere ricordato, fotografato, raccontato e disegnato?
Vedo il mondo, come dici tu – me compresa – senza giudicarlo, in totale empatia, piena
d’affetto e interesse. Riesco a godermelo centimetro per centimetro, secondo dopo secondo.
Penso che l’immagine sia uno spazio in cui ho la percezione concreta dei suoi confini, ma dentro i quali la fantasia possiede capacità illimitate di immaginare e lasciare immaginare. Ad attrarmi sono gli esseri umani e tutto ciò che magicamente e tragicamente scaturisce dai loro rapporti. Prima, durante o dopo il mio atto selettivo, il mio click, il mio disegno. Quel nanosecondo decisivo o quelle notti intere a disegnare.
La definizione di JE NE SAIS QUOI, la tua.
Je ne sais quoi, è quel piccolo granello di sabbia che L’Imperatrice di Fantàsia ha in mano alla fine de “La storia Infinita”.
Cosa ispira e modifica la tua ricerca, cosa ti ispira e ti affascina?
C’è qualcosa d’invisibile e di ineffabile a guidarmi, ad afffascinarmi. Un’ossessione per un
mistero che non capisco ma sento che è favoloso.
Una domanda alla quale vorresti rispondere e che nessuno ti fa mai.
“Mi accompagni al Polo Nord venerdí?”
Da piccoli quando la maestra ci chiedeva cosa volessimo fare da grandi rispondevamo coi mestieri che sognavamo, il tuo è quello che hai sempre sognato? Tu Cosa rispondevi?
Credo che il silenzio che all’epoca seguiva quella domanda, per me molto imbarazzante, oggi si chiami “silenzio stampa”.
Comunque sí, dentro di me sognavo di fare la pittrice. Ma era un fottuto segreto che aveva
capito davvero solo mia nonna.
Intervista conclusa, prima però, consigliami un film, un libro, un disco e un fotografo.
IL MARCHESE DEL GRILLO_Monicelli
ANVERSA_Bolaño
F#A#INFINITY_ Godspeed You! Black Emperor
…impossibile, vabbè dai, JACOB AUE SOBOL
Ringrazio Emanuela Barilozzi Caruso per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: http://emanuelabarilozzicaruso.tumblr.com/
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.