No. Io dico sempre di no a qualunque cosa mi si chieda come prima risposta istintiva. Poi, molto spesso, dopo qualche secondo dico di sì, ma non è che io abbia cambiato idea, il no di partenza è automatico. Potete immaginare quali siano state le due lettere congiunte pronunciate alla domanda “perché non ti iscrivi ad Instagram?” ricevuta un paio di anni fa. In più, avevo delle convinzioni serie: non mi interessavano le fotografie ai gattini, ai cappuccini con i cuori sulla schiuma e agli idranti colorati; non credevo che potesse essere un mezzo per fotografi e aspiranti tali con l’occhio giusto; più di tutto, non apprezzavo quei filtri vintage che paragonati alla pellicola sembravano leggeri e delicati come degli elefanti che ballano “La morte del cigno”.
Poi ci sono finito anche io nella spirale degli hashtag, ma per un’unica ragione: il formato quadro! L’applicazione nata quadrata – oggi permette anche il più pratico rettangolo senza bordi bianchi – mi faceva pensare le fotografie come le polaroid che ormai non facevano altro che svuotarmi il portafoglio. Il quadrato è bellissimo: due diagonali perfette che s’incrociano al centro, forzando l’attenzione di chi guarda su quel punto in maniera brutale. Geometrie e simmetrie sono lì, da incorniciare certo, ma per chi ha un minimo di senso delle proporzioni.
La famosa app sta diventando sempre più social con like a forma di cuore e commenti – perlopiù sterili – da parte degli utenti. Ultimamente, però, sto esplorando una funzione che mi pare la più interessante: Instagram ti permette di seguire le persone di talento che sono nella tua città e che come te, forse più di te, riescono a cogliere l’essenza della bellezza di un posto. In questo modo ho scoperto Linda Berlin.
Ci troviamo a Berlino che è bella, ma non come Roma o Parigi. La città si nasconde, ti respinge con posti inquietanti e ti seduce con piccoli angoli di paradiso. Se fosse una donna, Berlino non sarebbe estremamente attraente, ma avrebbe il suo perché! Uno dei tanti è sicuramente l’architettura piena di contrasti, tra storicità e modernità, tra un palazzo costruito ieri e un altro che sembra cadere a pezzi dopo aver resistito ad una o due guerre mondiali, alla DDR e alla caduta del muro.
Non sono amante della fotografia d’architettura, fosse per me cercherei sempre di includere una figura umana nel mio frame, ma sono un estimatore del minimalismo delle forme, della luce fioca al tramonto che diventa protagonista perché taglia di striscio un palazzo. Linda Berlin pone la sua attenzione su dettagli insignificanti e li fa diventare oro nelle sue composizioni esattamente come ho detto.
Il formato è rigorosamente 1:1, poi c’è l’utilizzo di qualche filtro alla VSCO che non serve a migliorare più di tanto un’ottima foto di partenza. Linda è capace di catturare l’essenza della capitale tedesca che, incredibile ma vero, è la città meno tedesca che ci sia, mettendo in ordine il caos da centro sociale con l’architettura comunista. La sua connessione con Berlino è forte, ma quello che più mi affascina è il modo il cui ribalta la visione classica della città: niente foto di Alexanderplatz, ma magari un dettaglio di un angolo che per i più non meritava alcuno scatto. L’estetica è nuova eppure, per chi conosce la città, rimane familiare. Non troveremo colori eccessivamente brillanti, ma se ci sono hanno una funzione ben precisa.
Berlino stupisce ogni giorno e, per chi ama la fotografia, questa è la vera benedizione. Linda Berlin ci mostra delle chicche che non è possibile far vedere agli ospiti che restano solo una settimana: i cosiddetti abandoned places della città o il sorprendente quartiere Hansaviertel. Così, che sia il parcheggio dietro casa o la torre della televisione, usando il suo linguaggio estremamente pulito va diretta al sodo, facendo sembrare tutto così facile. Linda è una delle tante persone che mettono voglia di uscire con la macchina fotografica al collo e la SD appena formattata, anche se i suoi scatti provengono da uno smartphone qualsiasi, in barba alle menate sull’equipaggiamento!
La fotografia è sempre andata di pari passo con il viaggio, ma se proprio non riuscite a muovervi più di tanto, qualsiasi città può diventare il teatro perfetto per quasi ogni tipo di progetto fotografico, basta fare due passi. Vi lancio una sfida: provate a cercare qualcuno bravo che scatta foto nella vostra città e pubblica su Instagram regolarmente… vediamo se la prossima domenica starete ancora lì sul divano, vittime del nuovo zapping 2.0, il seducente infinite scrolling.
Eugenio Caterino
Nato a Napoli, laureato a Roma, scappato a Berlino dove conduce una vita che ha imparato a pedalare da sola. Da bambino, le caldi e noiose estati in casa lo mettono davanti a un bivio: le repliche di Italia1 o la storia del cinema, la fotografia e l'arte. Superquark addicted, quando ha dei problemi pensa a quanto essi siano insignificanti in relazione alla grandezza dell'universo.