Ricevo un invito attraverso Facebook per la fan page di un amico che ha iniziato da poco a scattare fotografie. Senza ancora cliccare sul link della pagina, già dall’anteprima con il cursore del mouse, mi accorgo della mostruosità: come foto copertina ha scelto un cielo bello saturo con su scritto il suo nome in CAPITAL LETTER. Cosa ci sarà mai di tanto catastrofico penserete, ed infatti sarebbe così se non fosse per un paio di dettagli rilevanti: il font è in 3D, con tanto di ombre e dissolvenze trasparenti applicate a tutto il testo. Il disastro da grafico improvvisato mi porta indietro a tanto tempo fa: ammettiamolo, tutti abbiamo pasticciato con Photoshop, e nel più triste dei casi era Paint!
Se abbiamo da sempre sentito questo fuoco creativo dentro, è arrivato il momento di tirare fuori gli scheletri dai nostri armadi IKEA: parlo di facce incollate su corpi di locandine di film famosi, sagome ritagliate come dei rombi e applicate su panorami caraibici e altri pasticci che in quel momento ci sembravano davvero fighi e che forse ancora conserviamo in hard disk impolverati.
Perché vi sto ricordando qualcosa di così doloroso? L’evoluzione di quei pasticci digitali si vede oggi su Tumblr, ogni giorno, tanto da suscitare l’ilarità del web sul web con la pagina di Facebook Cose molto Tumblr – vale la pena darci uno sguardo –. La pagina sarà stupida, anche se mostra un trend che pare inarrestabile: creativi da tutto il mondo si trovano a inventare, ritagliare e scomporre qualsiasi cosa con il fotoritocco, alla ricerca dell’estetica più raffinata, e a dirla tutta alcuni lo fanno dannatamente bene, anche se spesso mi interrogo sull’origine di certe mode. Un triangolo equilatero trasparente, capovolto su un bellissimo paesaggio… perché?! Invasione hipster? Non so rispondere, ma devo confessare che queste immagini hanno un certo appeal ai miei occhi. E così, con un Salva immagine con nome dietro l’altro, gli sfondi dei nostri desktop saranno sicuramente felici da qui all’eternità.
Ad ogni modo, in questa categoria alla Tumblr, che non mi sento di screditare, ci sono un numero infinito di artisti emergenti che pagano le loro bollette – o almeno si spera – creando dei pasticci perfetti. Oggi vi presento Witchoria che unisce grafica, fotografia e ironia: l’estetica non parla da sola qui. La graphic designer newyorkese ha qualcosa in più rispetto al mare di immagini che scrolliamo in modo passivo per rinfrescare gli occhi.
La serie Illuminated sta corteggiando la mia cover di Facebook da un po’. Paesaggi notturni si muniscono di messaggi illuminati, ma con un soft touch dall’incredibile senso realista. Citazioni, consigli o verità crude e nude si alternano, colpendo e affondando chi si trova davanti. Semplici nel concept, apparentemente non molto complicate tecnicamente, queste immagini stimolano la fantasia e anche l’illusione di poter essere facilmente ricreate in versione casalinga, o almeno così pensavo prima di perdermi tra i vari livelli di Photoshop senza una via d’uscita. Sì, sono abbastanza scarso.
Geometric reflection è un inno alla geometria nel paesaggio. Un trend di cui fatico a comprendere le origini, ma che talvolta mi lascia completamente affascinato. Il risultato finale di Witchoria è una serie in perfetto equilibrio tra realtà e fantasia, con un mood estremamente rilassante. Un mondo tutto nuovo che starebbe bene sopra la copertina di qualsiasi nuovo album, indipendente dal genere di musica. Anche qui, le mie capacità al fotoritocco mi hanno giocato un brutto scherzo, ritrovandomi in mano una copia peggiore dell’originale e di cui nemmeno il cestino virtuale del mio laptop ha potuto cancellarne l’onta.
Wish you were here mi ha fatto ridare parecchio, anche se ho avuto bisogno di qualche secondo in più della norma per collegare i vari elementi e capirne il significato.
Witchoria ci porta a fare un tour molto intimo tra i suoi pensieri più nascosti con Google Maps.
Se odiate qualcuno è il momento di fare un regalo e nascondere la verità dietro un velato senso d’ironia con un’immagine del genere in formato cartolina. Ci sono anche altri possibili messaggi sicuramente più piacevoli scorrendo le foto.
Human error è forse la serie che mi attira di meno per estetica, ma sicuramente la più tagliente e sarcastica del suo portfolio. Fotografie in formato Polaroid – un richiamo vintage non necessario a mio avviso – alternano messaggi di errori di vario genere, utilizzando il linguaggio da computer che tutti conosciamo, qui però si parla perlopiù di affari di cuore.
Un gioco di contrasti evidente, ma nemmeno così estremo visto che comunichiamo tutti i giorni i nostri sentimenti attraverso i freddi elaboratori elettronici che ci circondano: magari stanno apprendendo poco a poco il significato delle nostre parole e delle nostre emozioni, magari riusciranno a correggere l’human error, l’errore più bello che io conosca.
Eugenio Caterino
Nato a Napoli, laureato a Roma, scappato a Berlino dove conduce una vita che ha imparato a pedalare da sola. Da bambino, le caldi e noiose estati in casa lo mettono davanti a un bivio: le repliche di Italia1 o la storia del cinema, la fotografia e l'arte. Superquark addicted, quando ha dei problemi pensa a quanto essi siano insignificanti in relazione alla grandezza dell'universo.