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Ripari: una meravigliosa storia illustrata (e anim...

Ripari: una meravigliosa storia illustrata (e animata) da Elisa Talentino


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Elisa Talentino, ci metti a poco riconoscerla. Per l’impronta delle sue illustrazioni, certo, ma anche per lo stile di scrittura.
Chè poi, spesso, c’è la tendenza a pensare che chi si esprime bene con la matita (inteso appunto come mezzo espressivo dell’illustrazione (non vale nel caso di Virginia Mori)) non lo faccia altrettanto bene con la penna (inteso come mezzo espressivo della scrittura).
Elisa, che già nell’intervista fatta con  Marta mi aveva colpito per il suo modo così viscerale e intenso e spontaneo e genuino di rispondere, si conferma un’artista incredibilmente eclettica ed emotiva con il suo ultimo lavoro Ripari, proposto per la prima volta in occasione di Fuochi Fatui (altra bella realtà tutta italiana) e dato poi in pasto a L’Art-On Festival dove è possibile vorarlo fino al 3 ottobre insieme ad altre vecchie e nuove conoscenze di Organiconcrete (potete capire qui come votarla).

Un’opera animata, quella di Elisa,  che puoi gustare nella sua interezza soltanto leggendo il testo d’accompagno, che completa quei vuoti creati dalla matita e che ti lascia disegnare con la mente in quell’immenso e talvolta inquietante spazio bianco.

Ripari è una poesia, una fiaba, una storia di quelle che raccontano le nonne, un video animato, una ricerca interiore, una metafora sulla vita, un vezzo stilistico o forse nulla di tutto questo. Perchè (per citare la stessa Elisa) “quel pizzicore lì, quelle sensazioni che a voce sono banali o noiose ma tu senti che per te sono importanti”, non hanno etichette, regole e consuetudini.
Si lasciano guardare con cuore e stomaco, e rincorrere con gli occhi.
Con la consapevolezza che prima o poi ,arriva il momento di fermarsi. Ecco si, fermarsi. Guardare intorno e magari pure dentro. Chè a sentirsi puliti o svuotati è un attimo.
E tu sei lì, immobile, un po’ spaesato, a percepir la quiete e a domandarti se ti senti pulito o svuotato.

“Il fuoco lo fermi, l’acqua no, dicono gli anziani dalle mie parti.
Io vorrei essere capace di fermare il fuoco.
Vorrei poter chiedere a mia nonna come si fa a spegnerlo quando ti mangia la pancia.
Forse è per spegnere il fuoco che si cammina sotto l’acqua.
Cammini sotto la pioggia incurante dei capelli zuppi e di tua madre che ti ha sempre detto di non andare in giro con la testa bagnata, e del taccuino nello zaino che forse domani non si leggerà più, e le tue scarpe sono barche piene d’acqua e tu invece sei un secchiello vuoto, e può cadere tutta la pioggia del mondo che tanto non ti succederà nulla.
Nonostante i capelli bagnati.
La pioggia conferisce immortalità, quando ormai non c’è più nulla da bagnare non c’è più nulla da temere.
Con la pioggia sei invincibile.
L’acqua porta via tutto, anche la tristezza.
Forse a questo servono le lacrime, a portare via.
Guardi con stupore chi si affanna a correre ai ripari, chi cerca balconi e tettoie.
A te non servono, certi giorni ci si sente impermeabili.
Poi succede che come la pioggia, scorre anche la malinconia, e nel momento in cui sei pronto a camminare sotto l’acqua per giorni, qualcosa decide che è venuto il momento di ripararsi e di proteggersi.
Così il sole torna, e gli ombrelli si dimenticano.

Da queste parti l’acqua tenuta insieme dall’Arno corre veloce e porta via.
Chissà se anche gli anziani di Cascina dicono ai nipoti che all’acqua ci si può solo arrendere.
Lei scorre. E pulisce.
Una riflessione sulla potenza di questo elemento e sulla forza della città nel suo ciclico e ostinato ritorno alla vita, come il sole”.

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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