L’altro giorno so’ annato alla proiezione di un firm in occasione di un cineforum a San Lorenzo. Nun lo farò mai più.
Me c’hanno portato a forza, con l’inganno: “Daje, s’annamo a vede’ ‘n ber firm, se divertimo, passamo la serata…”. Se se. “Se divertimo”, m’hanno detto, tacci loro! Quanno so’ tornato a casa m’è venuta la colite, ‘n’ ulcera gastroduodenale e m’è uscito ‘no sfogo tipo eczema su tutta ‘a schiena. Mò ve spiego perché.
Er firm in questione era “Her” di Spike Jonze: siccome che me l’ero visto solo in striming, co’ l’audio che pareva venisse da n’antra dimensione e er caricamento lento come la Panda 4×4 de nonno, ho pensato che sarebbe stato bello vedesselo su ‘no schermo serio, senza i banner de siti d’incontri bielorussi che te s’aprono ogni du’ secondi.
“Annamo”, me so’ detto.
Nun l’avessi mai fatto…
Come che semo arivati davanti ar centro sociale “Radical Chicken” (se chiama così, mica è corpa mia…), ho capito che la serata sarebbe stata de quelle da dimenticà. Ce stava ‘n gruppetto de tizi co’ la barba ar posto dei capelli che stava a parlà dell’ “approccio diacronico-analitico della macchina da presa nel cinema di Tarkovskij”. Giuro su Totti, me possano cascà l’occhi! Portavano certe giacche verdognole co’ le toppe sui gomiti che pareva c’avesse vomitato sopra er cane. Uno ripeteva ogni sette parole l’espressione “in ultima analisi”, però poi nun s’azzittiva mica! “In ultima analisi” qua, “in ultima analisi” là… Ma ultima de che?! Nun sputi da ‘n quarto d’ora!
Semo entrati drento, io e Sergio “Er Tenaglia”, l’amico mio che lo chiamiamo così per via der fatto che quanno strigne la mano a quarcuno pe’ presentasse je tipo frattura carpo e metacarpo. Se semo messi a sede vicino a du’ ragazzette gnente male, quindi ho attaccato bottone co’ quella che c’avevo accanto.
-Sei di Roma?-, j’ho detto, sfoderanno un italiano dantesco.
-Sì-.
-Studi qua?-.
-Sì. Sono iscritta all’accademia d’Arte Drammatica-.
-Ah, che bello! Quindi te ne intendi di cinema…-.
Lei ha fatto ‘na smorfia che pareva ‘na paresi. –Il cinema è morto, ormai. Sono qui solo perché dopo la proiezione ci sarà un dibattito sulla “spersonalizzazione umana nell’era della tecnologia social”, ma sono anni che il cinema mi fa schifo. Il teatro è l’unica forma d’arte recitativa che merita ancora di essere seguita. Nondimeno, come sosteneva anche Stanislavskij, la stessa scena teatrale è destinata a cedere sotto i colpi del consumismo, dei blockbuster, degli spettacolini dalla risata facile…-.
-Vabbè, però ci sono ancora cose che vale la pena vedere, sia a teatro che al cinema…-.
Lei ha sgranato l’occhi e, mentre co’ la mano destra giocava co’ l’anello etnico comprato de certo in via Sannio, ha continuato er sermone: -Chi?? Edoardo Leo, per caso? Ti preeeeego… Ormai sono scaduti tutti. Persino Kenneth Branagh ha ceduto ai fumettoni in 3D. Vogliamo parlare di Tarantino? E’ diventato più mainstream di tutti gli altri-.
Ha fatto ‘na risatina tra l’isterico e er divertito.
-Scorsese però fa ancora bei film-, j’ho fatto notà. –E poi ci sono Nolan, Steve McQueen, Iñarritu, Wes Anderson…-.
S’è portata la mano al collo, nervosa. –No… Questi minori non li seguo-.
Grazie a Dio se so’ spente le luci e è cominciato er firm. Pe’ la cronaca, durante quelle du’ ore l’ 85% dei presenti dormiva co’ la capoccia inclinata e ‘n filo de bava che je colava daa bocca, stile Homer Simpson sur divano; il 14% erano coppiette che limonavano de brutto. L’ 1% eravamo io e Er Tenaglia: io più o meno seguivo er firm, lui rollava canne a rotta de collo.
Ho tenuto d’occhio la pischella, ner mentre: ha passato quasi tutto il tempo a chattà su Whatsapp chissà co’ chi, tra ‘no sbadijo, ‘na parola o due co’ l’amica seduta accanto a lei e qualche sbuffo. Eppure, se vedeva a distanza de chilometri che era così fiera de prende parte a quella buffonata: perciò ho capito che stava là pe’ presenza, pe’ necessità mondana, perché si fosse rimasta a casa a magnasse er gelato sur divano mentre guardava Grey’s Anatomy co’ i lacrimoni sarebbe stata sé stessa, e non er personaggio che voleva esse.
Finita la proiezione, ha preso la parola uno dii tizi Giaccatoppati. Er dibattito è stato ‘na sequela de “l’obiettivo dei social network è solo quello di farci chiudere nel nostro guscio virtuale”, “la castrazione emotiva dell’ Io attuata dai 140 caratteri di Twitter è inammissibile”, “l’egotismo dilagante dei selfie sta narcotizzando le nostre coscienze” e robba simile. E Lei, Miss Accademia d’Arte Drammatica, se fomentava da morì co’ tutti quei discorsi, se vedeva lontano un miglio: annuiva come se avessero detto la più grande Verità mai pronunciata da essere vivente, sghignazzava alle battutine, ammiccava ar momento giusto, ogni tanto lanciava ‘n’occhiata ansiosa ar cellulare perché guai a perderse un like o un commento o un messaggio degli “amici”.
Dopodiché se ne semo annati tutti quanti. Io e Er Tenaglia se semo annati a fa’ ‘n par de birre ar Bar dei Brutti. Gli altri so’ corsi a caricà su Instagram le foto daa serata e a commentà su Facebook quanto j’è piaciuta ‘st’iniziativa.
Lorenzo Latini
Giornalista per vocazione, scrittore per necessità dell’anima, sognatore di universi paralleli, non ha mai ceduto alla realtà. Nostalgico all’ultimo stadio, posseduto dal “Sehnsucht” Romantico, pessimista cosmico e permaloso cronico; ritiene che i Rolling Stones, la Roma e la pastasciutta siano le cose fondamentali per cui valga la pena vivere.