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A colpi di matita 3.0: Andrea Antinori

A colpi di matita 3.0: Andrea Antinori


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Sei al microfono di una radio e devi trovare lo sketch giusto per presentarti…3….2….1…..ON AIR
Andrea Antinori, classe 1992.

Immagina di trovarti davanti ad un bambino e di dovergli spiegare in cosa consiste il tuo lavoro.
È come quando racconti una vicenda o una storia a qualcuno. Oppure come quando la scrivi. Solo che nel mio caso non uso le parole, ma le immagini che disegno.

Lo starter kit di ogni illustratore comprende:
Prima di tutto delle buone idee. Per il resto, sulla carta, ognuno usa quello che preferisce, c’è l’imbarazzo della scelta.

Qual è l’episodio legato all’illustrazione che ricordi con più piacere? E con più dispiacere? Ti va di raccontarceli?
In questo campo vivo spesso due tipologie di “piacere” diversi, entrambi molto appaganti.
Ovviamente quando raggiungi determinati risultati, quando ti viene offerta la possibilità di rendere pubblici i tuoi lavori l’esaltazione è sempre massima. La mia esperienza più significativa fu quando apparì sullo schermo del computer l’avviso di una mail di risposta alla proposta del mio primo libro personale “Questo è un alce?”. Ci misi diversi minuti a realizzare che era stato apprezzato davvero.
L’altro tipo di piacere che mi conquista, arriva durante la realizzazione dei miei disegni.
Quando hai un’idea non appare mai ben definita, è come se inizialmente fosse una fotografia sfocata. Bene, poi cominci a disegnare, e la vedi comparire bene a fuoco, aggiungendo dei dettagli che neanche ti erano passati per la testa, che ti sorprendono come se ci fosse una parte irrazionale che non aspetti. È come essere creatore e spettatore allo stesso tempo. È una sensazione davvero positiva, ti fa sentire geniale per qualche secondo.
Al contrario, quando non ti vengono delle buone idee, quasi ti senti star male.

Ti va di giocare con me?
Ti spiego subito come funziona: prenderò un foglio totalmente bianco e farò tre segni a caso sopra, lo scopo del gioco è quello di, partendo da quei tre segni, dare vita ad un disegno di senso compiuto.
Per fare il disegno non avrai a disposizione mezza giornata, ma solo pochi secondi…anzi, visto che sono buona, facciamo un paio di minuti :P

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Ammetto che più che un paio ne avrò impiegati circa dieci di minuti.
Spero che mi perdonerete per questa svista.

Persone da tener d’occhio: una colonna dell’illustrazione e un emergente da “esplorare”
Entrambi sono illustratori che conosco personalmente.
Della cerchia di quelli ormai ben inseriti direi Pep Montserrat, oltre ad essere un ottimo esempio per la sua tecnica e inventiva, per me lo è stato anche come maestro, mi ha dato molto, e continuo ad applicare i suoi consigli in quello che ora è il mio lavoro.
Andrea de Franco invece è un emergente, che si può apprezzare per la sua mano, ma anche per la cultura e documentazione che si può cogliere all’interno delle sue illustrazioni. È altresì un personaggio divertente, la mattina arriva con una risma di carta molto pesante, inizia a disegnare senza sosta per diverse ore, non si sa mai bene cosa, ed è come se nel momento in cui compone un’immagine stesse pensando già a quella successiva.

Sbirciamo nel tuo futuro “prossimo”: a cosa stai lavorando in questo momento? C’è qualche progetto che hai voglia di condividere con noi?
Ho finito da poco di lavorare a “un libro sulle balene”. È proprio il suo titolo. Si tratta di un albo no-fiction, che racconta della natura di questi cetacei, ne ho documentato tutti gli aspetti legati alla vita, illustrando ogni specie e comportamento. È un progetto a me molto caro, amo questi animali e spero che prima o poi potrete sfogliarlo tutti.

Final bonus question: Mi sono sempre chiesta qual è il momento esatto in cui un illustratore capisce di essere tale. Quando tutto ha avuto inizio?
Identifico il mio inizio in quel giorno che inviai per la prima volta le famose cinque tavole alla fiera del libro di Bologna.
Avevo realizzato delle immagini che raccontavano la storia di un omino di nome Orlando, che svolgeva una vita molto tranquilla e pacata.
Non passai la selezione ovviamente, ma ottenendo l’ingresso alla fiera ebbi la possibilità di scoprire che mondo c’era dietro.
Nella realtà, ancora non avevo ben chiaro che cosa fosse l’illustrazione, e tantomeno e se prenderla in considerazione come lavoro. Sapevo che mi piaceva disegnare, e che lo facevo un po’ da sempre. In questo senso non so dire precisamente quando iniziai a inquadrare i miei disegni come possibili illustrazioni, diciamo che è stato un processo graduale, e a un certo punto mi ci sono ritrovato dentro. Un grande stimolo è stato certamente la mia città di provenienza, Bologna, che è sempre stata all’avanguardia in questo campo, proponendo ogni anno eventi, e identificandosi come un grande contenitore di luoghi.

Ringraziamo Andrea Antinori e vi invitiamo a visitare il suo sito: http://andreantinori.com/

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Marta Latini

Mi chiamo mARTa e nel mio nome è racchiusa una parte del mio mondo...amo la danza, il design, l'architettura, la pittura, il didò e adoro le bambole di pezza; ma non sono nè una ballerina, nè un ingegnere, nè un architetto, nè una pittrice, nè tantomeno una scultrice...

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