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I giganti in ferro di Edoardo Tresoldi

I giganti in ferro di Edoardo Tresoldi


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Lo aveva già nominato la nostra Eva di Tullio qualche mese fa, ricordandoci dell’inaugurazione della bellissima mostra londinese di Borondo alla RexRomae Gallery alla quale aveva preso parte.

Sto parlando di Edoardo Tresoldi, scultore, scenografo e pittore classe 1987, che dal 2013 ha fatto più volte parlare di sé attraverso le sue bellissime sculture in rete elettrosaldata, ideate però per caso già nel 2007 quando, dovendo costruire una donna in grano, realizzò una vera e propria struttura in rete per fissare gli steli secondo i fasci muscolari, che gli consentissero di andare ben oltre la classica figura dello spaventapasseri.

Si tratta di una tecnica molto complessa in cui basta davvero poco per bruciarsi o tagliarsi poiché, come lui stesso ha più volte sottolineato, non essendo possibile saldare tra loro i pezzi di rete utilizzata, vanno uniti tra loro con tanti piccoli punti di filo e di ferro.
Prima di tutto però, l’artista cerca di stabilire un contatto con l’ambiente nel quale la sua scultura sarà immersa, in modo da poterne percepire tutte le dinamiche architettoniche, naturali e sociali che lo caratterizzano. E’ proprio questo il segreto che rende le sue opere sempre perfettamente integrate nel contesto di realizzazione, attirando lo sguardo dell’osservatore curioso, piuttosto che fungendo da elemento di disturbo.
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Una nuova collaborazione con lo street artist spagnolo già citato, è stata di recente avvistata di fronte all’ingresso dell’Università Bicocca di Milano, dove i due hanno dato vita a “Chained“, che rappresenta attraverso il simbolico passaggio dalla superficie piatta della parete a quella tridimensionale dell’installazione ambientale, la liberazione di un uomo dalla prigionia, aiutato dai compagni che lo sostengono sulle loro spalle e lo aiutano a scavalcare un muro apparentemente invalicabile.

Le sue sculture, che sembrano quasi formate da uno sciame composto di insetti, sono pura poesia. Creano silenzio e invogliano l’osservatore ad una muta riflessione sull’uomo, sull’esistenza e sulla natura che lo circonda.
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Nadia Guidi

Nadia, nevrotica precisina full time, nel tempo libero tento di farmi largo nell'insidioso mondo della curatela. Rincorro tutto ciò che toglie il respiro e sono alla costante ricerca della meraviglia.

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