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750 anni di storia parigina attraverso le metamorfosi di un edificio


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La storia di un città è fatta dalle persone che negli anni, quelle strade, quegli edifici li hanno vissuti davvero. Da quelli che hanno lasciato un po’ di pelle sul marciapiede, (dolorosa ma indispensabile conseguenza di un ginocchio sbucciato), da quelli che hanno consumato ruote macinando chilometri e chilometri su quelle strade. Da quelli che la sera al bar, raccontavano pettegolezzi gustando il vino della casa e apparecchiando lunghe partite a carte o da quelli che sono scesi in piazza per manifestare per i diritti dei lavoratori.
Ma anche, a voler guardare estremamente indietro (che poi la storia in termini di cultura e tradizione, non la fai certo con un mese), da chi negli anni ha combattuto per difendere i confini, da chi attraversava i quartieri a cavallo o a bordo di lussureggianti carrozze, da chi appostato su un tetto, spiava con astuzia e pazienza il nemico. Da chi sussurrava parole clandestine per strada per poi sparire nel buio di qualche vicolo o da chi bramava, cospirava nell’ombra tentando di sovvertire il regime.

750 Yars in Paris, l’ultimo volume della Nobrow (interessantissima realtà editoriale di cui avevo già parlato qui) racconta proprio la storia di una città immensa e problematica come Parigi.
E lo fa con un volume illustrato da Vincent Mahé (al suo esordio nel mondo dell’editoria), che ripercorre 750 anni di storia parigina attraverso le costanti metamorfosi  di un edificio che col trascorrere del tempo si trasforma, assorbendo passivamente gli usi, le mode e i costumi dell’epoca.
Un lavoro intenso e meticoloso che parte dal 1265 e arriva al 2015, passando per La Strage di San Bartolomeo del 1752,  per le due rivoluzioni, per la Comune del 1971 e persino per la vittoria ai mondiali del 1999.
La qualità della stampa e delle finiture è (neanche a dirlo) la stessa che ha sempre contraddistinto le pubblicazioni Nobrow, dalle quali spesso, c’è da imparare più che dai libri di scuola.

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Alessandro Rossi

Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.

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