Scrivere uno degli ultimi articoli della stagione di OrganiConcrete non è facile; è un mix di stanchezza per tutto l’inverno fuori e dentro la nostra redazione, c’è la voglia di staccare la spina e fare un bel viaggio. E’ un pò come preparare gli ultimi esami dell’università che risultano sempre i più difficili da fare. Per allietare questa impellente voglia di indossare costume ed infradito ho scelto di parlarvi di Alberto Polo Ianez, artista eclettico e che di mare credo proprio che se ne intenda ( e tanto) dato che è nato a Palma de Maiorca e da qualche anno vive a La Coruña (Spagna).
Ho scoperto la sua arte grazie alla mia, e vostra, Giuliana Massaro . Non potevo non parlarvene.
La sua formazione è abbastanza ampia in ambito artistico; l’approdo alla fotografia arriva in un secondo momento in quanto prima si occupa di musica, specializzandosi in questo campo a Barcellona. Proprio in questa città capisce che grazie alla fotografia può trovare il massimo livello di espressione, coniugandola delle volte con la musica per un lavoro audiovisivo completo e comunicativo e per tal motivo decide di tornare a Maiorca per formarsi in “Realizzazione di Spettacoli Audiovisivi”.
Numerose sono le pubblicazioni dei suoi lavori in magazine online e cartacei e le mostre personali e collettive che lo vedono in giro per la Spagna.
Si muove tra il digitale e l’analogico utilizzando parimenti queste due modalità in numerose serie.
Ad esempio in “Boletus” , lavoro interamente in analogico, racconta visivamente una sorta di rito padre-figlio, ovvero una passeggiata fra i sentieri della collina in cui il padre raccoglie dei funghi freschi e godendo del paesaggio che quella zona regala.
Con “Creus en mi” mette in discussione in modo provocatorio il rapporto che l’uomo ha con la chiesa, sottolineando come spesso si è cattolici “per tradizione” e come ciò lo si può riportare nel proprio quotidiano mediante interrogativi sul cadere nel peccato oppure sulla necessità di vivere credendo ad un Dio.
In “Terratrèmol” vi è l’immancabile legame “uomo-terra” e lo narra attraverso, forse non a caso, il corpo nudo di una donna. Entrambe queste figure sono generatrici di vita, danno sostentamento e ossigeno. Alberto scatta in modo essenziale, evitando gli eccessi di fronzoli, per poter essere diretto e di grande impatto.
(“Terratrèmol”)
Con “Ara” si giunge alla ritrattistica. Qui donne bellissime vengono immortalate in campi di grano e di papaveri, paesaggi colorati e vivi, quasi a regalare allo spettatore il profumo di libertà e serenità che in quei momenti sicuramente si respira. Donne però col volto nascosto, come a volerle dare spazio a noi di delineare il volto che preferiamo, i connotati, lineamenti e colori che meglio si addicono alla nostra immagine di serenità.
“Ara”
Queste sono solamente alcune delle diverse serie fotografiche firmate da Alberto Polo Ianez; ha dedicato dei lavori ai suoi viaggi racchiusi sotto il nome di “Diaries” e alle Polaroid , oltre ad aver “prestato” la sua bravura a lavori pubblicitari commissionati come ad esempio per Zara Home.
Credo che la sua formazione negli audiovisivi e la sua fame di conoscenza, i suoi diversi viaggio e la sua propensione nel sperimentare sempre nuove modalità espressiva siano la chiave dei suoi lavori e rappresentino l’ampio respiro di cui le sue fotografie si nutrono.
Claudia Tornatore
Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.