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A colpi di luce 3.0: Ilaria Ingravalle

A colpi di luce 3.0: Ilaria Ingravalle


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Ciao Ilaria, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere. 
Sono a Orvinio in provincia di Rieti e sono venuta a trovare un’amica che ha lasciato la frenesia della città per questo meraviglioso paesino dove il tempo scorre lento, quasi troppo per una come me che è abituata a correre sempre. Non so se è il posto in cui vorrei essere al momento perché mi costringe a stare sola con me stessa e a pensare ma c’è qualcosa di molto particolare in questo borgo che ora come ora mi fa sentire quasi protetta. Fa fresco, si dorme con le coperte d’estate e dell’afa di Roma nemmeno l’ombra. Porterei tutto questo con me ma so che non è possibile quindi mi siedo, respiro e cerco di godermi tutto quello che ho qui, nel presente. Non ho nulla il tasca ma ho tantissime cose nella borsa che è disordinata come al solito.

Com’è il tuo carattere, una cosa che ami di te e una che odi.
Casinista, impulsiva, mi preoccupo troppo degli altri anche a discapito di me stessa. Odio la mia insicurezza ma amo la mia curiosità, motore delle mie fotografie e della mia arte in generale.

Quali sono i tuoi interessi, cosa fai quando non scatti fotografie?
Cosa NON faccio! Leggo moltissimo, molto spesso perdo ore di sonno grazie ai videogiochi, ho un gruppo di amici storici che giocano con me ai giochi da tavola, colleziono cartoline, scrivo haiku. Adoro viaggiare e adoro esplorare la realtà che mi circonda, non mi accontento dell’apparenza ma vado fino in fondo e quando l’ho raggiunto, ecco che ho un progetto in mente.

Raccontaci l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
Mio padre aveva una Yashica Samurai e io avevo 8 anni. Andavamo ad un matrimonio e mio padre si era raccomandato di non toccare niente perché se mi fosse caduta sarebbe stato un guaio. Io non l’ho ascoltato e ho scattato la mia prima fotografia. Un certo senso di ribellione e stupore mi avevano colpita e sono contenta di aver conservato questo spirito anche oggi.

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Parlando con te m’hai accennato che non hai social di fotografia e che non ti piacciono le piattaforme come fb o flickr per mettere in mostra le foto, mi spieghi meglio perché? Ma soprattutto, cosa ne pensi di questi strumenti per i fotografi? Ti sembra una buona soluzione o c’è dell’altro? Spiegami :)
Ecco qua le domande da un milione di dollari. E’ vero, non ho una pagina FB per mettere in mostra le foto ma ho un account Flickr al quale non riesco ad accedere e una pagina Tumblr che è completamente vuota. Non è vero che non mi piace metterle in mostra. Voglio essere estremamente sincera: ho sempre scattato d’impeto e non ho mai avuto dei progetti ben precisi in passato. Le mie vecchie foto sono molto personali e difficilmente riesco ad elaborarle interiormente per poi mostrarle agli altri, inoltre l’oggetto fotografico è per me un vero e proprio desiderio di possessione. Ho sempre avuto paura che si svelasse troppo del mio modo di essere e così le tengo erroneamente per me. Sto cambiando rotta e mentalità e sto scansionando tutti i miei negativi. Tra poco sarò anche io “social”.

Quali sono le cose che ti formano, che contano e che alla fine decidi di fotografare?
In sostanza perché fotografi e lo fai scegliendo l’analogico?
Contano gli attimi, le persone e il cuore. Conta avere un’idea in mente e perseguirla. Conta moltissimo per me dare spazio ai pensieri sia negativi che positivi. Non ho mai usato la fotografia solo come mezzo espressivo, la vivo e la faccio mia anche quando materialmente non ho la macchina in mano. Voglio vivere delle esperienze visive emozionanti e forti tanto da essere impresse per sempre e così vado avanti cercando nuovi viaggi e nuovi stimoli. Non ho una risposta “trendy” al perché fotografo e non ho la minima intenzione di trovarla. Fotografo per un bisogno personale di ricerca e lo faccio attraverso l’analogico perché amo il contatto materiale e la sperimentazione. Non ho nulla contro il digitale ma non rinuncerei mai all’odore dei chimici, alla pelle delle mani rovinata, all’odore della carta e all’attesa del risultato finale. L’attesa è la parte migliore.

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Da piccoli quando la maestra ci chiedeva cosa volessimo fare da grandi rispondevamo coi mestieri che sognavamo, il tuo è quello che hai sempre sognato? Tu Cosa rispondevi ?
Ne ho avuti troppi: la veterinaria, l’astronauta, l’esploratrice, la suora (si anche questo) ma non ho fatto niente di tutto questo. Se non avessi studiato storia dell’arte molto probabilmente avrei fatto scienze naturali e mi sarei occupata della salvaguardia dei boschi. Purtroppo per me lavoro in un ufficio ma sogno ad occhi aperti.

Hai dei progetti per il tuo futuro? Quali? Un sogno che ancora vuoi realizzare?
L’unica cosa che davvero vorrei è un biglietto aereo aperto, lascerei tutto e tutti per il sogno di girare il mondo con le tasche piene di rullini. Penso che esistano posti su questa terra degni di essere “respirati” a pieni polmoni. Una delle mie frasi celebri è infatti: “Se non possiamo vedere tutto questo con i nostri occhi, che campamo a fa?”. Ho grandi sogni e grandi progetti ma ancora non ho i mezzi per poterli realizzare e questo mi scoccia e mi penalizza molto a livello emotivo. Credo in un futuro migliore e nell’autocostruzione e miglioramento personale. Chissà se poi alla fine non ci si riesca davvero. Antoine de Saint-Exupéry diceva: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Ed è così.

Intervista conclusa, prima però, consigliaci un film, un libro, un disco e un fotografo. 
Uno di ognuno? Ma siete matti? Dunque: Arancia Meccanica, Tokyo Blues, Norvegian Wood di Haruki Murakami, Mimicking Birds album omonimo del gruppo Mimicking Birds, e per chi non lo conoscesse, Nobuyoshi Araki che mi fa sciogliere davanti al suo erotismo.

Ringraziamo Ilaria Ingravalle per la sua disponibilità e vi invitiamo a visitare il suo sito: http://asibrokethesilence.tumblr.com/

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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