Arrivati a questo punto della stagione, il peso degli oltre 200 articoli scritti, comincia prepotentemente a farsi sentire, complice il caldo certo, ma anche la consapevolezza che qualcuno di voi, starà leggendo (forse) queste parole direttamente sotto l’ombrellone. Il che fa salire la mia colonnina dell’invidia e scendere quella dell’attenzione.
Quando vivevo a Roma, la casa in cui abitavo era di appena 70mq e questo contribuiva ad aumentare la sensazione di oppressione (e di caldo) che quella città mi ha sempre dato. Intendiamoci, a Roma, 70mq di casa, sono un lusso che non tutti possono permettersi, ma per me, cresciuto nelle colline ciociare, sembravano sempre incredibilmente pochi.
Il motivo principale, è che fuori città, gli spazi sembrano dilatarsi, aumentando la brama di cementificare degli imprenditori, ma anche quella delle famiglie dedite alla formula “bigger is always better”. E finisce che una famiglia di quattro persone, si ritrova una casa in cemento armato di 250mq, senza avere la minima cognizione di come sfruttare quegli spazi.
L’abbondanza è un concetto fortemente radicato nell’uomo, partito negli anni preistorici alla ricerca delle donne più prosperose (guarda la Venere di Willendorf) e quindi più fertili nell’immaginario collettivo, ed estetosi poi a macchia d’olio in ogni abitudine dell’uomo.
Per quanto riguarda l’architettura però, l’abbondanza è una delle cause della cementificazione selvaggia di questi ultimi cinquant’anni. Senza pensare che quella non è vera architettura, ma imprenditoria a tutti gli effetti, non ragionando sul fatto che una distribuzione oculata degli spazi è la chiave di volta degli ambienti più piccoli.
A Milano per esempio, dopo aver visto il lavoro di Cristina Meschi, alle prese con un appartamento di appena 30mq, troviamo lo Studio WOK impegnato nella ristrutturazione di un monolocale di 28mq. L’appartamento Batipin Flat risulta estremamente funzionale grazie a pareti rivestite in legno multistrato di pino (chiamato proprio batipin), che si prestano ad un gioco organizzativo salvaspazio.
Grazie a queste pareti flessibili infatti, il monolocale riesce a “cambiar d’abito” la sera e il giorno, offrendo la dinamicità che serve ad uno spazio così piccolo, ma garantendo una perfetta vivibilità ad ogni ora del giorno.
Bagno e cucina, sono “nascosti” dietro le pareti flessibili, mentre una grande vetrata, illumina l’ambiente e separa spazio interno ed esterno.
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.