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A colpi di luce 3.0: Roberto Boccaccino

A colpi di luce 3.0: Roberto Boccaccino


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Ciao Roberto, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
Sono in tenda su una spiaggia di sassi lungo la Statale 106 Ionica, credo che il paese si chiami Rocca Imperiale. In tenda fa caldo, quindi capisci bene che al momento mi trovo in una situazione in cui non ho tasche in cui avere cose. Sono in viaggio per un nuovo progetto in Basilicata, che tra l’altro, a quanto dicono, è un posto che non esiste. In verità io una volta credo di esserci anche stato, anni fa – non so se già non esistesse la Basilicata quando ci sono stato io, forse ha iniziato a non esistere subito dopo – però in ogni caso avevo voglia di tornarci, per mettere insieme un po’ di idee che mi sono fatto nell’ultimo anno. E forse, soprattutto, per farne a pezzi altre. E comunque al momento sono ancora tecnicamente in Calabria, domani varco il confine e vediamo se scompaio.
Non so se ho risposto alla domanda, comunque sì, vorrei essere qui in questo momento. In generale tento di seguire, per quanto possibile, i miei desideri e le mie necessità. Se in un posto ci sto male, non ci resto a lungo.

Com’è il tuo carattere, una cosa che ami di te e una che odi.
Non saprei, non credo di avere un’opinione chiara su che persona sono. E mi sento pure un pò un cretino a dirlo.

Quali sono i tuoi interessi, cosa fai quando non scatti fotografie?
In effetti io non scatto quasi mai fotografie. A pensarci bene il grosso delle mie giornate è composto da tutt’altro, non sono una persona ossessionata dalla fotografia. Lo considero uno strumento per accumulare esperienze, relazioni, per vivermi una vita che mi piace. Il che non vuol dire per forza andare in giro ovunque a fare foto che funzionano, ma anche costruirsi la necessità di farlo, di fare fotografia. E questo desiderio te lo costruisci al di fuori della fotografia stessa, con i film che vedi, i libri che leggi, le città che vivi, le bollette che non paghi, le ragazze di cui ti innamori e così via. Insomma, secondo me la fotografia è una cosa bella se le sue cause – e poi le sue conseguenze – vivono fuori da essa. Altrimenti finisce che ci pensiamo addosso, ci compiacciamo, e subito dopo già ci stiamo lamentando.
Mi sa che sto continuando a non rispondere alle tue domande, scusa. Leggo, scrivo spesso (robe che qualche volta pubblico su www.bloggaccino.it), vado a correre, fumo molte sigarette, guardo film di fantascienza, mando moltissime email e faccio telefonate (due cose che, all’atto pratico, costituiscono il grosso del tempo nel lavoro di un fotografo. Cercare di trasformare i film che ci facciamo in testa in prodotti spendibili e accettati in un sistema).

Raccontaci l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
Al liceo ho vinto una piccola borsa di studio con la quale ho comprato una macchina fotografica. Non avevo idea.

Mazara del Vallo.

Cosa ne pensi della fotografia e del ruolo del fotografo, in Italia, visto che ti sei formato all’estero, potresti dirci le tue impressioni a proposito?
È un discorso lungo e complesso. In generale credo che la fotografia in Italia (e intendo il sistema di soggetti che la scattano, la valutano, la curano, la archiviano, ecc, tutto insieme) ha un problema nel considerare se stessa. Sbaglia sempre, quasi sempre, e lo fa in maniera paradossale. Riesce da un lato a considerarsi spavaldamente mazinga, fighissima, chi c’ammazza a noi che siamo come Parigi. E dall’altro, contemporaneamente, non crede praticamente in niente di quello che fa, e quei pochi soldi che vengono investiti producono principalmente polemiche e lamentele. Il sistema attuale non mi convince moltissimo, è forse troppo autoreferenziale (producendo gli effetti schizofrenici che dicevo). Però ho molta fiducia nelle persone, nei singoli e nei piccoli gruppi. E di cose belle ce ne sono in giro.

Quali sono le cose che ti formano, che contano e che alla fine decidi di dover fotografare? Come nascono i tuoi progetti fotografici e da chi o cosa trai ispirazione?
Forse ho risposto prima a questa domanda, almeno in parte. Di idee me ne vengono tante, onestamente. Le devo un po’ selezionare alla base perchè non posso stare dietro a tutto, e soprattutto perchè non tutte funzionerebbero. Partiamo dal fatto che gli input possono arrivare da tante cose diverse: da una chiacchierata in cui ti viene raccontata una storia che non sapevi e che vuoi approfondire, dalle notizie sui giornali, dai lavori degli altri fotografi (nel mio caso il lavoro altrui è fonte di grande ispirazione soprattutto per il linguaggio e l’approccio, meno per le tematiche), da un libro che leggi e dalla successiva ricerca su wikipedia che poi ti porta ad un video su youtube e così via. In generale negli ultimi anni il lato più documentario dei miei lavori si è ulteriormente ridotto (non è mai stato così spiccato). Mi interessano parecchio storie e contesti sui quali posso lavorare analizzandone l’immaginario, il repertorio di immagini che ti vengono in mente, automaticamente, quando nomini quei soggetti. E in generale mi piace vedere e produrre cose contaminate dall’immaginazione, anche e soprattutto se rimangono aperte, ambigue, se suggeriscono invece di dichiarare.

Da piccoli quando la maestra ci chiedeva cosa volessimo fare da grandi rispondevamo coi mestieri che sognavamo, il tuo è quello che hai sempre sognato? Tu Cosa rispondevi ?
Parto facendo una precisazione. Io in effetti non ho mai considerato quello che faccio un lavoro. In effetti nemmeno il paese in cui vivo lo considera tale, purtroppo, ma per ragioni diverse.
Non credo di aver sempre sognato di fare la stessa cosa, i sogni cambiano, ed è pure bello così. Dobbiamo essere bravi a seguirli e a gestirli, perchè i sogni sono una cosa difficile con cui avere a che fare. La fotografia con i miei sogni c’entra fino ad un certo punto perché è un mezzo, non un fine. Sicuramente quello che faccio adesso è quello che vorrei fare. E questo “adesso” va avanti da quando ho iniziato a scegliere della mia vita.
(E comunque quando ero molto piccolo volevo fare il tipo che raccoglieva l’immondizia di notte. Quello che si gira la città tenendosi all’autocompattatore, in piedi sul retro. Mi sembrava una cosa meravigliosa che lui fosse autorizzato da tutti, per lavoro, a girare la città in quel modo. Clamoroso, pensavo. Però i miei non vollero.)

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Hai dei progetti per il tuo futuro? Quali? Un sogno che ancora vuoi realizzare?
Partendo dal fatto che sono piuttosto scaramantico e del futuro parlo con prudenza, sto lavorando ad un progetto espositivo a Milano, per l’autunno. Per l’anno prossimo mi è stato proposto di pubblicare un libro, poco fotografico e molto testuale (racconti) a cui non vedo l’ora di lavorare. Per il futuro prossimo a settembre c’è un festival di fotografia al quale sono stato invitato a tenere una lecture. E anche un workshop, credo. Gli faccio pubblicità perchè se lo meritano. È nella Sicilia estrema, si chiama Gazebook e lo stanno mettendo su benissimo.

Intervista conclusa, prima però, consigliaci un film, un libro, un disco e un fotografo.
Ok. Mi capita spesso di farmi coinvolgere molto da cose che poi in effetti non vedo, o leggo, o ascolto davvero. Per qualche ragione mi convinco che sono cose che mi interessano, mi informo molto a riguardo, mi costruisco tutto un immaginario dettagliato. Solo che questo immaginario abita proprio nella distanza tra me e quel libro o quel film. Quel vuoto lì in mezzo è in effetti una cosa estremamente fertile, che fa venir fuori mille idee. E poi spesso finisce che mi affeziono così tanto a quello che è venuto fuori prima di leggere un libro, a quell’immaginazione che ha lavorato così tanto, che la voglio proteggere. E quindi stupidamente il libro non lo leggo. Perciò i suggerimenti seguenti sono robe delle quali io ho solo un’idea (magari precisa, ma che probabilmente non riuscirò a verificare mai). Otto e mezzo di Fellini. Il barone rampante di Calvino. Un album qualunque di David Bowie. E come fotografo direi mio figlio.

Ringraziamo Roberto Boccaccino per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: http://www.robertoboccaccino.it/

 

Roberto Boccaccino_4 Roberto Boccaccino_3 Mahmud, 19. Skater. Biel is one of the very few spots in Beirut for skaters. BOCCACCINO_BOYOLDBOY8731 ArmyYouth_Boccaccino15 ArmyYouth_Boccaccino07 40_028 Penitential rite in Guardia Sanframondi, Italy. 2010. Penitential rite in Guardia Sanframondi, Italy. 2010.


Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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