Ciao Valerio, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
In questo momento mi trovo sul tavolo rosso della casa che condivido con la mia ragazza, circondato dai quadri che abbiamo raccolto durante i nostri bellissimi viaggi e da 3 stampe della mia ultima mostra “Nepal: Incontri”.
Abbiamo fatto il grande passo della convivenza pochi mesi fa e non vorrei essere in altro posto se non qui. Ma questa è la parte romantica della mia vita. Per quanto riguarda la vita lavorativa sto cercando di ricostruirmi un futuro: mi sono laureato in Biotecnologie del Farmaco ma adesso provo a fare il fotografo frequentando un corso di formazione avanzata con una borsa di studio e lavorando come free lance…speriamo che mi porti lontano.
Com’è il tuo carattere, una cosa che ami e una che odi.
Da piccolo amavo il mio carattere ribelle da “casinista”, mi definivo un diverso ed ero contento di esserlo. Crescendo ho odiato il mio timore nel buttarmi nelle relazioni: rimango convinto che prima di essere amici o fidanzati bisogna vivere tante esperienze insieme, mentre oggi tutti sembrano essere amici dopo una birra sui Navigli. Lotto con me stesso tra la necessità di creare contatti e la mia natura riservata che vorrebbe conoscere le persone profondamente prima di fidarsi.
Oggi amo la mia sensibilità, la mia capacità di riflettere prima di agire e il mio carattere da diplomatico, ma nello stesso tempo vorrei sapermi buttare senza riflettere.
Quali sono i tuoi interessi, cosa fai quando non scatti fotografie?
Quando non scatto fotografie?!? Penso al prossimo scatto da realizzare, guardo fotografie di altri autori e gestisco le mie pagine sui social.
Naturalmente ho tanti altri interessi: amo leggere, sopratutto Stephen King, di cui amo la follia e la capacità di descrizione della psiche dei personaggi, e guardo tantissimi film, cercando di studiarne le inquadrature e le luci…ogni stimolo può essere utile per ampliare la propria mente.
Tra le altre cose sono anche Consigliere Direttivo del Circolo Fotografico Cizanum (il 7 Giugno ospiteremo Giovanni Gastel, non potevo non dirlo) e faccio parte dello Staff di photo4u.
Una grande passione l’ho invece coltivata e maturata fin da quando ero piccolo grazie anche ai miei genitori: viaggiare. Immergersi in culture e luoghi completamente diversi da noi è un mezzo per aprire la mente, scoprire la natura dell’uomo e capirne le diversità, concetto che oggi sembra sconosciuto a molti.
Raccontaci l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
La mia sfrenata passione per la fotografia è nata e si è sviluppata inconsciamente dentro di me.
Mio padre usava una vecchia Praktica per scattare fotografie in vacanza e ogni tanto me la faceva usare.
Durante la scuola portavo con me in gita la classica „usa e getta“ e poi ho continuato con la mia piccola compatta durante le vacanze con gli amici, ma erano solo ricordi fermati sul sensore (o sulla pellicola), niente di ricercato o artistico.
Forse il vero momento in cui ho capito che volevo imparare a fotografare è stato durante un viaggio in Marocco nel 2010. Ho trascorso quasi un mese girandolo da nord a sud e scattando molte fotografie. Sentivo la necessità di immortalare ciò che vedevo e le persone che incontravo, ma avevo solo una compatta e ad ogni scatto pensavo: voglio una reflex! Da quel momento ho iniziato a studiare i concetti base della fotografia, ad ampliare il mio corredo e a scattare ogni giorno qualche immagine. Più andavo avanti e più mi appassionavo. Ho passato tante sere addormentandomi pensando alla prossima fotografia da realizzare.
Cosa trovi nella fotografia di reportage che ti spinge a fotografare, piuttosto che uno still life o macro? Perchè ti piace di più questo?
Dico sempre di essere una persona flessibile e dinamica (quanti colloqui dicendo questa cosa!!) e queste mie caratteristiche sono ancora più sviluppate nella fotografia. Ho portato avanti lavori personali nell’ambito della street photography, dell’architettura, del reportage di viaggio e del ritratto. Ogni fotografia ha qualcosa che mi spinge a farla. Ho amato girovagare per Milano per sviluppare il mio lavoro “Milano e le sue Corti“, mi sono divertito un mondo cercando situazioni particolari da immortalare in “Momenti Cittadini”, ho avuto il piacere di interagire con tanti personaggi strani durante il mio viaggio in Nepal e questo mi ha permesso di realizzare una mostra molto apprezzata. Adoro camminare e chiacchierare con le modelle con cui scatto ritratti e lo stesso vale per l’atmosfera che si genera in Studio.
Ogni fotografia è un piccolo mattone nella casa delle esperienze ed è questo che mi spinge a cercare nuovi soggetti da fotografare e nuovi progetti da sviluppare.
Cosa cerchi di catturare con le tue foto e cosa vuoi trasmettere a chi le osserva? Cosa pensi della fotografia come forma d’arte?
Io fotografo per me stesso anche se la necessità di mostrare le mie immagini è fortissima. Credo che la fotografia come forma d‘arte debba avere queste due caratteristiche. Bisogna fotografare per una ricerca personale, per arricchire le proprie esperienze. Se si lavora in questo modo qualcuno che apprezzerà le tue fotografie ci sarà sempre. Come dicevo prima, io fotografo per conoscere: conoscere me stesso, conoscere la mia città, conoscere nuove persone. Se si riesce poi a trasmettere questo messaggio anche l’osservatore arricchirà se stesso e il compito del fotografo sarà compiuto.
Da piccoli quando la maestra ci chiedeva cosa volessimo fare da grandi rispondevamo coi mestieri che sognavamo, il tuo è quello che hai sempre sognato? Tu Cosa rispondevi?
Purtroppo non sono mai stato un sognatore e mi sono sempre accontentato di quello che avevo. Mi ricordo che ho passato diversi periodi ma, ad un certo punto, alla classica domanda rispondevo con: “voglio fare lo scienziato pazzo”. Ci sono andato vicino ma la ricerca in Università non ha rappresentato poi una scelta fattibile per le mie caratteristiche. Oggi sono ancora in un limbo di incertezza ma credo finalmente di aver intrapreso il percorso giusto. Farò il fotografo… ci vorrà tempo, pazienza e fatica ma sono certo di farcela, perché è la mia passione e sono pronto a fare sacrifici per raggiungere l’obiettivo.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai qualche sogno nel cassetto ancora da realizzare?
Il mio cassetto è stato spesso vuoto, ma adesso l’ho riempito. Non posso dire cosa c’è dentro perchè voglio che restino miei segreti, ma la fotografia ne è parte integrante.
Ultima domanda: consigliami un libro, un film e un fotografo.
Libro: shantaram, un’Incredibile storia vera ambientata a Mumbai, tra avventura, amore e viaggi
Film: ferro 3 di Kim Ki Duk
Fotografo: Phil Borges
Ringraziamo Valerio Zanicotti per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: http://www.valeriozanicotti.com/
Giuliana Massaro
Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.