Ci sono cose della vita che non cambiano, anzi.
Altre ti scaldano anche il cuore nella loro assoluta perfezione, come la sempre attesa sosta all’autogrill… Che posto magnifico l’autogrill, ogni ben di Dio a portata di mano, tra novità, tradizioni e fragranze di ogni tipo e tradizione.
E come superare la commozione degli “evergreen” ad ogni sosta da esigenze fisiologiche? Impresa più che ardua non soccombere dinnanzi a lei, la Rustichella, principessa indiscussa del banco panini da bar, o lui, il Kinder cioccolato versione al “metro” (se la batte solo con il Toblerone gigante da aeroporto), per non parlare di lei, questa creatura misteriosa e dal mistico apparire, che aleggia nel suo habitat più naturale, questo micromondo fuori il quale non si è probabilmente mai spinta per farsi notare: lei, la lattina gigante dei sogni proibiti, la FAXE Premium! E non c’è niente che tenga, da offerte da six pack o altri fantasiosi tentativi di levarsela dal magazzino: mai visto un singolo bidone di quelli varcare sano e salvo la via di fuga dell’uscita acquisti.
A prescindere dalle tradizioni, risulta a tutti evidente quanto la “lattina” sia sempre stata il formato dell’industria birraia, nel nostro paese come all’estero, forte dell’idea di prodotto da diffondere il più possibile tra le masse inconsapevoli del bere, ad ogni uso e facile consumo dei più.
Il punto tuttavia è un altro e molto evidente nelle tendenze più recenti della scena birraria anche artigianale: cosa dire se una buona birra, prodotta con qualità e canoni di rispetto del prodotto, finisce nel contenitore di alluminio?
Apparentemente la prima reazione sarà quasi sicuramente caratterizzata dallo sdegno viscerale dei più, così come lo è stato il mio.
Questo sdegno, in realtà, è stato superato piano piano nel tempo, portando me e molti altri ad apprezzare largamente la scelta recente di numerosi birrifici europei di lanciarsi su questa modalità di confezionamento. E ciò a rappresentare probabilmente, dopo un sacco di tempo in cui “artigianale” era sinonimo di “strano”, un ritorno consapevole a produrre una birra, anche se di qualità, per quello che semplicemente è: una birra, bevanda del “popolo” e della condivisione.
Tecnicamente una birra artigianale in lattina non viene, infatti, penalizzata rispetto a fusti e bottiglie, anzi. L’assoluto riparo dalla luce ne garantisce egregiamente la conservazione, per non parlare poi dei grandi vantaggi in termini di destinazione del prodotto, trasportabilità ed accessibilità. Anche in termini di prezzo, costante tallone d’Achille delle artigianali, le lattine possono aiutare di molto, considerandone il costo per pezzo limitatissimo, paragonabile alla sola etichetta di una bottiglia in vetro.
Certo, un birrificio che opti per questa possibilità dovrà anche avere i mezzi per sostenerla, sia in termini produttivi, legati indubbiamente ad un ingente quantitativo prodotto, sia in termini economici di acquisto dei macchinari per realizzare il confezionamento, questi sì costosissimi rispetto alla singola lattina.
La tendenza dell’utilizzo delle “cans” nasce qualche anno fa negli States, paese molto legato ad una idea di birra di qualità prodotta anche in quantità “da industria”, venduta nel circuito della grande distribuzione e destinata ad un pubblico vastissimo di consumatori.
In Europa ne hanno seguito le orme già da tempo i soliti noti di Brewdog, attentissimi alla ricerca delle soluzioni ed innovazioni migliori per il mercato, cosi come più recentemente il danese Mikkeller, mentre in Italia ne manca un esempio concreto vero e proprio a parte Bad Attitude, birrificio svizzero del Canton Ticino da considerarsi praticamente “italiano”, il quale ha fatto dagli esordi, ormai diversi anni fa, della lattina e della sua “filosofia” parte importante della propria politica commerciale.
Attualmente la scena birraria più interessante e modaiola, legata all’utilizzo dell’alluminio è sicuramente quella della “new wave” anglosassone, nella quale alcuni birrifici notevoli come Beavertown, Weird Beard e Pressure Drop si sono indirizzati su questa scelta, molte volte azzeccatissima almeno in termini di riuscita “estetica” del prodotto.
Quanto all’Italia la situazione è ancora prevalentemente in stallo, ma non che tarderemo molto per vederne delle belle.
Umberto Calabria
Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.