L’ho detto e ridetto, e probabilmente continuerò a dirlo finchè le cose non cambieranno (ammesso che possano davvero cambiare): la street art è morta.
Tolto qualche bagliore che splende di luce propria e che ha scelto di stare lontano da gallerie e movimenti istituzionali, rimane ben poco da osservare, se non splendidi e coloratissimi muri che contribuiscono “solo” a rendere piacevole una passeggiata in città o in periferia. Tutto nella norma, niente di illecito.
Ma cosa rimane della street art di Banksy? Cosa rimane dell’atto vandalico come simbolo di protesta e di risposta alle mega scritte pubblicitarie che ti propinano ogni giorno? Cosa rimane dell’esigenza di comunicare? Di rivoluzionare? Di rispondere a tono? Di protestare e provare a cambiare un mondo che non ti appartiene?
Ci sono persone che scelgono di entrare in polizia perchè vogliono fare del mondo un luogo migliore. Ci sono persone che diventano vandali perchè vogliono fare del mondo un luogo dall’aspetto migliore.
Uno dei pochi (e anche questo l’abbiamo detto e ridetto) che è rimasto fedelmente ancorato a quell’idea pura e cristallina di street art, che poi è quella che fece scoccare la scintilla e ci fece innamorare (a tal punto da cominciare una rubrica dedicata solo alla street art) è proprio Blu, che ovviamente non necessita di presentazioni.
Dopo la sua ultima fatica in Germania, l’artista è tornato in Italia, precisamente a Campobasso, per il Draw The Line Festival, realizzando in Via Marche, sul palazzo di proprietà dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), un’enorme parete che lo ha tenuto impegnato per circa 6 giorni su 250mq.
Il risultato lo trovate nelle foto che seguono, e se siete da quelle parti, vi consiglio spassionatamente di andare a vederlo
Alessandro Rossi
Alessandro Rossi, fondatore di organiconcrete e pseudo studente di Ingegneria Edile-Architettura presso "La Sapienza" di Roma. Ossessionato dai buchi temporali, dall'eta adolescenziale, dal trascorrere del tempo, dai rapporti umani e dall'arte. Irrimediabilmente fesso.