A colpi di luce 3.0: Sofia Podestà


sofia podestà

Ciao Sofia, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere.
Ciao! Di solito le tasche sono vuote, quindi ho illustrato le cose immancabili nella mia borsa. Mega cuffie; l’immancabile kit da fumatrice con tabacco, scatolina per cartine e filtri e una manciata di accendini (perché uno non è mai abbastanza), e mini portacenere trovato a Budapest; il portafoglio; ed infine il coltellino svizzero che ormai considero un portafortuna.
Sono nella mia camera mentre scrivo, e la fotografia mostra il piano della mia scrivania tappezzato da un po‘ di tutto: biglietti di mostre, concerti, fotografie, piccoli ricordi di viaggi e le ormai antiche cartoline che mi rattrista molto si sia persa l’abitudine di mandare. Sono molto affezionata alla mia camera, è il mio piccolo mondo dove mi sento al sicuro ed ho tutto quello che mi serve. Tuttavia, attualmente non è il posto dove vorrei essere, perché ormai è maggio e a Roma, città in cui vivo, è arrivato il caldo estivo. In questo momento mi piacerebbe essere nel Nord Europa, in particolar modo vorrei essere in viaggio verso l’Islanda, terra che stimola molto la mia fantasia, o in Scozia sulla scogliera a picco sul mare, a prendere un po’ di vento gelido sul viso.

Com’è il tuo carattere, 5 cose che ami e 5 che odi.
Una domanda più difficile non poteva essere fatta! Parlare di se stessi in modo positivo è sempre difficile, per questo inizierò da ciò che odio. Sono disordinata: più provo a mettere a posto le cose, meno ci riesco. Metto tutto dentro scatole di metallo, della quale sono una accanita collezionista, ma poi mi dimentico cosa c’è dentro, così che alla fine non trovo mai quello che cerco! Questo mi porta ad un altro mio grande difetto: non riesco a buttare nulla. Qui affianco a me ho giusto la scatola di un vecchio rullino che ho usato e anche sviluppato, ma non la butto perché: se tra qualche anno voglio comprare di nuovo quel rullino? Odio non saper disegnare. Odio amare la montagna. Sono passati anni, ma non voglio ancora dare soddisfazione a mia madre. Sono cresciuta passando tutte le mie estati in montagna, lamentandomi del fatto che ero diversa da tutti gli altri che passavano il loro Ferragosto in costume, mentre io avevo addosso un maglione di lana e scarpe pesanti ai piedi. Poi però, sono cresciuta ed ho scoperto che il mare è noioso: tutti i giorni avanti e dietro con la spiaggia, a fare e vedere sempre le stesse cose, il caldo asfissiante per mesi interi. La montagna invece no. Offre paesaggi e panorami sempre diversi, linee dell’orizzonte aspre con rocce appuntite alternate a prati immensi dalle linee dolci, dove poter stare sdraiati a prendere il sole mangiando un panino con lo speck, senza morirsi di caldo, dopo una bella camminata o anche boschi con atmosfere sognanti che con il passare degli anni hanno scalfito la mia immaginazione, risultando ciò che mi riesce meglio fotografare. Altra cosa che odio è il fatto di essere permalosa. Ora la parte più difficile: ciò che amo di me. Iniziamo dalle cose semplici: amo i miei capelli lunghi e ricci. Amo il fatto di non essere legata troppo ai social network e alle tecnologie più all’avanguardia, che spesso sembrano complicare ancora di più la vita di tutti i giorni. Meglio leggere un libro o vedere un film.
Amo fare scherzi ai miei amici e al mio ragazzo, probabilmente finirò per essere vittima di uno scherzo cattivissimo prima o poi.
Amo il fatto che sono riuscita da sola ad imparare a fotografare e a riuscire ad avere qualche piccola soddisfazione nel campo. Non ho mai seguito un corso, mi sono documentata da sola e probabilmente da alcune fotografie lo si può anche notare. Amo essere riuscita con tenacia ad imparare a suonare l’ukulele da sola, un regalo di compleanno speciale e molto apprezzato. Sono così orgogliosa di questa cosa, che spesso ne parlo (anche troppo mi hanno detto!).

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Quali sono i tuoi interessi, cosa fai quando non scatti fotografie? Principalmente studio. Mi sono appena laureata in Storia dell‘Arte all’Università La Sapienza di Roma e ora continuo i miei studi, nello stesso ambito, anche nel corso di laurea magistrale. La formazione in storia dell’arte mi ha portato l’amore per la bellezza e mi ha fatto conoscere forme di arte, estetiche ed artisti che mi aiutano nello scattare le fotografie, come le atmosfere immobili di Magritte o il mondo popolato da Freaks del lavoro di Diane Arbus, fotografa che è stata oggetto della mia tesi. Inoltre questa mia formazione amplia la visione che ho del mondo, cercando sempre nuovi modi per interpretare ciò che mi circonda. Leggo molto e mi piace molto il cinema, in particolar modo sono interessata ai film indipendenti, come quelli che partecipano al Sundance Film Festival o ai British Independent Film Festival. Sono anche una grande appassionata di musica, ma chi non lo è? Potrei prendere una laurea solo in Beatleslogia! Ma soprattutto, quando non scatto fotografie, mi perdo a vedere gli scatti degli altri, che penso siano la maggior formazione che un fotografo può avere, per lo stimolo che riceve e per le idee che vengono trasmesse. Preferisco perdermi tra gli innumerevoli profili di Flickr di fotografi poco conosciuti, che magari sperimentano nuove tecniche ed estetiche o che semplicemente riescono ad esprimere se stessi in modo innocente e spontaneo, piuttosto che osservare gli scatti perfetti dei grandi della fotografia, come per esempio Helmut Newton. Certo questo non vuol dire che un Cecil Beaton o un Horst P. Horst non li apprezzi (anzi!).

Raccontaci l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
L‘episodio chiave per me è stato quando alla Prima Comunione mi è stata regalata una Instax Fujifilm. Fu la prima volta che avevo una macchinetta fotografica in mano, ma soprattutto tutta mia, quindi non potevo essere sgridata se la rompevo! Verso i sedici anni ho iniziato a crescere e ad appassionarmi contemporaneamente sia alla storia dell’arte, grazie ad una professoressa del liceo che mi ha aperto un nuovo mondo, sia alla fotografia. Ho iniziato ad appassionarmi e a costruire fotografie in modo più serio e attento, promettendomi di mettere i soldi da parte per la mia prima reflex che, dopo alcuni sacrifici, arrivò due anni più tardi: una Canon Eos 450D, la mia fedelissima ed attuale compagna di avventure. In quello stesso periodo sono venuta a conoscenza del colorato e divertente mondo Lomography, che con le sue macchine fotografiche semplici, mi ha fatto avvicinare al mondo analogico senza troppi disastri.

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Cos’è per te la pellicola, molti tuoi scatti sono in analogico, come vivi questo supporto? Perché l’hai scelto?
In realtà scatto in egual misura sia in analogico sia in digitale, sono due cose completamente diverse e penso ci sia un’occasione per l’uno e un‘occasione per l’altro. Naturalmente il digitale è più semplice e pratico, puoi scattare all’infinito finché non sei soddisfatto e poi c’è il grande divertimento della post-produzione. L’analogico, invece, è un grande mistero, ogni fotografia è una sorpresa. Potresti trovare fotografie con colori che non ti aspettavi o con i light leaks che, nonostante siano segno che la macchina fotografica abbia un problema, io li trovo molto affascinanti e sempre diversi. Inoltre sei forzata a pensare bene prima di scattare, perché al massimo hai 36 possibilità (se si pensa al medio formato ce ne sono ancora meno!). E‘ questa la cosa che mi affascina di più, il dover pensare a lungo prima di scattare permette di organizzare l’inquadratura in ogni suo piccolo particolare. Le altre motivazioni sono il fatto che sono una inguaribile nostalgica quindi la pellicola fa al caso mio e anche lo sperimentare “manomettendo” i rullini, tramite le film soup o usando rullini scaduti, che danno una atmosfera speciale e sospesa.

Cosa cerchi di catturare con le tue foto e cosa vuoi trasmettere a chi le osserva? Cosa pensi della fotografia come forma d’arte?
Con le mie fotografie vorrei ricreare atmosfere sognanti, che facciano liberare la mente e la facciano volare lontano. Vorrei che chi guarda le mie immagini si ritrovasse a sognare e sentisse un senso di pace interiore. Fotografo per rendere quello che vedo in un modo più bello e più ingenuo, senza risultare finto, di plastica, caotico ed è probabilmente per questo che le foto street non mi riescono molto bene.
La fotografia penso che sia un medium molto immediato, nonostante le varie interpretazioni artistiche, racchiude sempre in sé la funzione del fermare l’istante, un hic et nunc, che non è da sottovalutare e che naturalmente un dipinto o non riesce a catturare. E‘ un modo per ricordare, per tenere vicino il passato e rivedere attimi sia di gioia che quelli più tristi.

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Da piccoli quando la maestra ci chiedeva cosa volessimo fare da grandi rispondevamo coi mestieri che sognavamo, il tuo è quello che hai sempre sognato? Tu Cosa rispondevi?
Sono cresciuta coltivando l’idea di fare il medico, ma questo lo sognavo prima di avere un serio faccia a faccia con analisi e chimica al liceo. Dopo una battaglia con le funzioni matematiche durata cinque anni, ho capito che probabilmente le materie scientifiche non facevano per me, ed invece quelle umanistiche ed artistiche sì.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai qualche sogno nel cassetto ancora da realizzare?
Attualmente il mio più grande sogno, oltre a quello di riuscire a fare della fotografia il mio mestiere, è quello di lavorare in una galleria d’arte, per curare mostre, ed è per questo che all’università ho seguito il curriculum di “Curatore di eventi artistici”. Altri miei progetti futuri sono quelli di viaggiare il più possibile, fotografare le lande desolate della Groenlandia e i paesaggi mozzafiato dell’Islanda.

Intervista conclusa, prima però, consigliaci un film, un libro, un disco e un fotografo.
Film: Happythankyoumoreplease.
Libro: Estasi di libertà di Stefan Zweig.
Disco: The Stone Roses.
Fotografa: Olivia Bee, la piccola genietta della fotografia degli ultimi anni.

 

Ringraziamo Sofia Podestà per la sua disponibilità, qui il link al suo sito: Sofia Podestà

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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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