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Le fotografie “filtrate” di Katia Chau...

Le fotografie “filtrate” di Katia Chausheva


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Un bicchiere nuvoloso, un velo nebbioso, uno sguardo furtivo dal buco della serratura, un’allucinazione. I ritratti di Katia Chausheva sono caratterizzati da tinte opache, toni onirici, come vi fosse un velo scuro, una sorta di filtro sporco tra noi e l’anima del soggetto, che ci “costringe” ad osservare attentamente, andando oltre.

L’artista ritrae principalmente l’universo femminile. Ogni donna nasconde un mistero, avvolto in una zona grigia, sospeso in uno spazio vuoto che mistifica lo sguardo e la capacità di cogliere il segreto della bellezza inaspettata. Questo è il fascino femminile rappresentato dalla fotografa bulgara Katia Chausheva, 58 anni, vive nella città di Plovdiv e vincitrice del Gran Premio Lumix a Sofia.

Essa ci invita a immergere noi stessi nella dimensione più profonda e più intima delle donne, che spesso per la fotografa si traduce nell’oscurità, interpretata con grande controllo tecnico di tutto il processo fotografico, quasi fossero dipinti.Ma le sue foto sono originali anche per la loro definizione, la prospettiva e la composizione, che rimanda al fulcro centrale del lavoro dell’artista, il tutto equilibrato per il prodotto finale.

Nulla è rivelato, il mistero rimane intatto: l’artista conferisce così un’emozione sicura alle sue opere.

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Claudia Tornatore

Sognatrice, a tratti poggio i piedi sulla terra e ogni tanto salgo sulla luna. Laureata in scienze umanistiche, considero l’arte il fulcro della (mia) vita. La mia tesi? Arteterapia. Scrivo di fotografia, mi diletto con essa : è nella mia vita da che ho memoria, in fasi e forme differenti. Amo il colore, il tè nero, gli incontri inaspettati, i sorrisi, la voglia di cimentarsi in cose nuove e la mia bellissima Sicilia.

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