A Sorsi di Birra: Ode al fustino


In principio era il verbo. Reset.
In principio era il Fustino. Quello da quei 5 litri che sembravano infiniti, acquisto sudatissimo di quel che rimaneva di avanzi delle incantate paghette settimanali. Risplendeva quasi nel buio, accecante nella sua mistica perfezione. Mai visti insieme colori del genere, probabilmente mai concepiti dalla specie umana in maniera simile: argentato, verde e quella stellina rossa a benedire la fantomatica “H” che era già il simbolo della leggenda. Poi arrivava il sabato sera e tutto veniva ricompensato. Le fatiche dell’infinito ritorno dalla spesa a Panorama con il 211 arancione ed il viaggio della speranza dalle colonne d’ercole di Via di Pietralata. Finalmente si aprivano le danze armeggiando tra rubinetti che perdevano di tutto e misteriose aperture per la fuoriuscita di anidride carbonica, gas alieno mai conosciuto prima. E poco si beveva di quel fustino del liquido che conteneva, ma poco importava anche di tutto questo. C’era una “gran” festa che aveva preso le inaspettate pieghe dello schiuma party, e questo era tutto quello che bastava a giustificare la spesa.

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Vero che l’inconsapevolezza fa sorridere, e almeno il fustino un non so ché di romantico me l’ha sempre ravvivato nell’animo, a prescindere della qualità infima di quel che conteneva.
Con il tempo accarezzi i sapori e gli odori in maniera differente, più accurata e pretenziosa, almeno quando la voglia di conoscenza e approfondimento te lo richiede. E via via, sulla strada dell’inesplorato, anche qui come in tanti altri campi dell’esistenza, trovi ad alzare più o meno inconsapevolmente l’asticella delle pretese, con la noia sempre in agguato del consueto e già ampiamente superato. Anche nella Birra, come nella vita, la conoscenza porta sensazioni di benessere indiscusso, ma travolge la felicità dell’inconsapevole ignoranza.

Difficile allora accontentarsi di una birra industriale qualsiasi, in qualunque forma e colore venga spacciata, non ci sono fantastiche trovate di marketing e comunicazione a reggere più il confronto. Neanche il fantastico fustino delle feste passate.

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O meglio, né il fustino né altre diavolerie attualmente in commercio, spacciate in lungo e in largo come elisir di lunga vita.
E’ il caso del curioso aggeggino oggetto dei pippeggiamenti di oggi, l’evoluzione del fustino, il The Sub – giusto per non fare nomi – o versioni infinite ed assimilabili che potrete rintracciare semplicemente googlando “spillatore per birra”. Il sommergibile dei sogni, trovata commerciale della solita “H” che sempre per non fare nomi sta per Heineken, è un comodo spillatore casalingo, dotato di ricariche usa e getta dal contenuto di due litri, facilmente stoccabili in frigorifero. Vi basterà caricare la cartuccia, attendere la fantastica temperatura suggerita di 2 gradi (rabbrividisco) e iniziare ad azionare il rubinetto per avere della superba e gelida birra nel vostro bicchiere.
Non preoccupatevi inoltre di eventuali rimanenze, il suppostone di birra è studiato per conservarsi al top della condizione fino a 15 giorni.

Ma non è tutto. Il punto forte è ovviamente costituito dall’ampia e fantasmagorica scelta di ricariche da acquistare: Heineken in primis, Moretti Baffo d’oroAfflingem Blond, Pelforth, Tiger, Wiekse Witte e udite udite, per il finale col botto a salsa e merengue la scintillante DESPERADOS alla tequila!!!

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Ora, calma. Non vi elenco le riflessioni sul SENSO di questo oggetto, sulle risate che potete farvi leggendone le descrizione, sulla fantastica scelta di supposte o le boiate sulla spillatura e la temperatura di servizio. E lungi da me allargare il discorso alle nuove e viziate generazioni di pischelli senza dio e spirito di sacrificio. Il pensiero va a lui, se proprio proprio devo scegliere, a lui con la sua poesia, il mitico fustino. Cara “H” se proprio non sai come accontentare il tuo vasto pubblico di appassionati fai una cosa per il futuro, ritorna alle cose giuste, alle origini, ritorna al fustino!

Certo poi, se devo scegliere propriamente, sticazzi anche di tutte ste diavolerie, per la birra alla spina e il romanticismo me ne vado al PUB.
Ecchecazzo.

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Umberto Calabria

Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.

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