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Tuesday Poison: Virginia Mori

Tuesday Poison: Virginia Mori


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Cari lettori di Tuesday Poison, continuando la nostra ricerca di artisti italiani ( e non solo) nel mondo dell’arte surrealista non potevo non parlarvi di una illustratrice molto brava che piace soprattutto al nostro grande capo, il quale mi ha quasi pregato in ginocchio di presentarvela. Ed io da brava redattrice non potevo che soddisfare la sua richiesta anche perché il suo stile piace molto anche a me. L’artista ospite di questa puntata è Virginia Mori e sono sicura che piacerà anche a voi, miei adorabili seguaci.

Classe 1981, diplomata in Illustrazione e Animazione presso l’Istituto Statale d’Arte di Urbino, Virginia Mori vive a lavora a Pesaro, città in cui crea le sue fantastiche illustrazioni ed i suoi cortometraggi a penna bic con i quali si è fatta conoscere nell’ambiente artistico del nostro paese e non solo. Difatti la nostra ospite ha ricevuto nel 2011 il premio “Abbaye de Fontevraud” che le ha permesso di lavorare alla progettazione del film realizzato proprio nel suddetto centro culturale francese; inoltre, con “Il gioco del silenzio” nel 2010 ha vinto il premio FlipFestival in Inghilterra, un’opera che gli ha consentito di ricevere altri premi anche in Italia. In quest’ultimo periodo collabora con il collettivo milanese Withstand fondato nel 2012 e con il quale Virginia Mori ha realizzato le illustrazioni del videoclip musicale Walt Grace’s Submarine test  di John Mayer e con la regia di Virgilio Villoresi, l’artista fiorentino con cui la nostra ospite ha portato alla luce il libro Vento, di cui vi ha parlato proprio il grande capo su questi schermi. Una vera chicca che vi consigliamo di sfogliare.

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Tralasciando per un attimo il suo lungo e rispettabilissimo curriculum vorrei a questo punto condurvi per mano lungo il percorso di lettura delle sue opere nel tentativo di farvi provare le mie stesse emozioni. Nelle sue illustrazioni i miei occhi vedono un mondo in bianco e nero, pervaso da strane fanciulle sempre vestite con la stessa tonalità scura che contrasta con lo sfondo pallido, che perfettamente si incastrano andando a ricreare scenari surreali, talvolta violenti mentre altre volte il silenzio della solitudine fa più rumore di qualsiasi altro urlo delle fanciulline che si disperano per una loro simile. O forse si potrebbe ricercare un’altra chiave di lettura ancora più profonda e interessante se provassimo ad immaginare le sue figure femminili come un’unica identità, una moltiplicazione del corpo indotta dalla mente di chi viene rappresentato, come se ogni personaggio femminile in realtà corrispondesse ad una proiezione multipla dell’io che arriva a sottolineare una certa fragilità emotiva e statica di ogni figura.

Questa seconda chiave di lettura mi consente di accostare l’operato di Virginia Mori alle opere di Hyuro, la street artist spagnola di cui vi ha parlato Zelda nella sua rubrica della domenica. Sebbene lavorino su supporti molto diversi, a parte l’uso del bianco e del nero ampiamente ricorrente in entrambi i casi, riscontro nelle loro opere una certa propensione verso il racconto di scene di vita quotidiana attraverso la rappresentazione di una profusione intima di pensieri ed emozioni che inducono lo sguardo dello spettatore ad una riflessione di ciò che siamo noi in rapporto al mondo circostante e a quello sfondo bianco che è il tempo e che soltanto vivendolo riusciamo a dare un senso al nostro essere al mondo.
Accostarsi alle illustrazioni di Virginia Mori e ai pezzi sui muri di Hyuro dunque vuol dire intraprendere un’indagine su se stessi e nelle opere dell’illustratrice italiana tale indagine si mischia con il visionario, il surreale fino in fondo.
Qualcuno potrebbe vederci anche un certo richiamo agli studi del femminismo moderno, io credo di poter affermare l’universalità del destinatario dei loro messaggi poiché chiunque, di fronte a così tante domande, può sentirsi chiamato in causa.

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Eva Di Tullio

Io sono Eva e con Tuesday Poison ogni martedì, vi racconterò la storia dell’arte pop surrealista e lowbrow: accomodatevi pure!

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