A colpi di luce 3.0: Fabrizio Alessi


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Ciao Fabrizio, parlaci di te attraverso due scatti: fotografa ciò che hai in tasca e dove ti trovi adesso, raccontaci se (e perché) rappresenta il posto in cui vorresti essere. 
Sto leggendo le tue domande dal telefono, sono sulle colline di Ubud, Bali. In un posto mozzafiato, è quasi l’ora del tramonto, ho delle risaie a terrazza di fronte a me, non è male essere qua, c’è una bella pace, ma non è il posto in cui vorrei essere adesso, preferirei essere In Italia, a casa, in terrazza a bere un buon bicchiere di vino rosso.

Da quanto tempo vivi a Bali? Mi descrivi una sensazione che si prova quando si è lontani da casa, cosa ti manca dell’italia, se ti manca?
Vivo a Bali da circa 25 anni, è stata una mia scelta, negli anni ’90 quest’ isola era un paradiso terrestre, adesso Bali è cambiata molto e non in meglio, del resto sono cambiato anche io, quindi non la vivo più con lo stesso entusiasmo. Torno in Italia in vacanza, di solito a primavera. Quest’anno mi sono riproposto di passarci tre mesi perché l’Italia per me è casa.
Quando sono qui mi mancano gli amici di sempre, le 4 stagioni, il vino buono, mio nipote e Tarquinia, il paese dove sono cresciuto.

Cosa fai quando non scatti fotografie? Come passi il tuo tempo libero?
Corro in bici, faccio surf ,guardo le foto degli altri e leggo romanzi.

Raccontaci l’episodio che ha in qualche modo segnato il tuo avvicinamento o la tua visione fotografica.
Mio padre comprò una polaroid e per me fu l’inizio della magia. In seguito ho sempre desiderato viaggiare, sognavo di diventare un fotoreporter, così mi sono iscritto allo IED a Roma. Era caro, ma ne è valsa la pena, ho avuto professori di grande spessore. Alla mattina lavoravo come facchino e all’una ero sul bus che mi portava a Roma, l’ho fatto per due anni, poi sono partito per il Messico, il mio primo viaggio, e da lì non mi sono mai fermato.

Sei un fotografo di strada, cosa significa per te? Come vivi e interpreti il mondo che guardi?
Fotografare la gente è la cosa che mi piace di più in assoluto, avere una macchina in mano approfondisce la visione della realtà , si riescono a vedere cose del quotidiano che normalmente ci passano inosservate quando camminiamo di fretta. In realtà c’è un bel cinema là fuori, fatto di momenti, candid, situazioni .
Il segreto sta nel cogliere l’istante, gli sguardi, riconoscere un carattere da lontano, preparare lo scatto mentre il soggetto si avvicina, a volte mi creo lo sfondo giusto camminando ad un metro dal muro e costringendo la persona che decido di fotografare a camminare davanti un background che ho scelto per lo scatto, cerco sempre di avere un “contatto occhi” con la persona che fotografo sopratutto se diventa il soggetto principale della foto, normalmente non chiedo il permesso, evito così la messa in posa, può succedere che qualcuno la prendi male, ma in fondo è solo una foto, no?! E poi arrivo così vicino che la gente pensa che sto facendo la foto a qualcuno dietro di loro. Esco sempre con una macchina fotografica in borsa e mi ripropongo di portare a casa almeno un paio di belle foto, a volte succede.

topless

Qual è l’aspetto negativo del tuo lavoro? Ce ne sono? In cosa trovi soddisfazione mentre scatti?
L’aspetto negativo del lavoro è quando le agenzie o i giornali non rispondono alle mail. blahhhhh!!!
il lato positivo è conoscere persone, vedere posti nuovi, cercare storie da raccontare, approfondire sulle tradizioni e costumi dei popoli, questa è la mia propulsione.

La strada, il viaggio, la gente, le tradizioni, questi i tuoi scatti, cosa ti affascina di queste situazioni? Mi chiedo perchè ci si appassioni alla street piuttosto che allo steel life, di sicuro l’attitudine è diversa per ognuno di noi, la tua com’è? Come sei veramente e come questo influenza le tue scelte stilistiche?
Ahhh lo Steel Life l’ho sempre odiato, io sono uno “tutto e subito”. Ho lavorato con il banco ottico in passato e ricordo che non mi è mai piaciuto, troppo tempo per preparare lo scatto, lo lascio ai meditativi, io mi perdo.
La macchina fotografica come mezzo per conoscere gente, incontrare sguardi, approfondire storie, cercare di raccontare qualcosa o qualcuno con uno scatto, mi piace che sia veloce, silenziosa e giusta per fermare l’attimo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Quali sogni nel cassetto ancora da realizzare?
Da circa un anno seguo il lavoro della Dott. Suryani, una psichiatra balinese che con l’aiuto di volontari segue e cura malati di mente che in Indonesia vengono incatenati o rinchiusi in celle dalle famiglie che, non sapendo come reagire e non avendo soldi per le cure, optano come unica soluzione il PASUNG (incatenare, rinchiudere) illegale in Indonesia ma purtroppo una pratica ancora diffusa. Questo è il progetto a cui tengo di più. Ho altri foto documentari che porto avanti parallelamente e sto lavorando ad un secondo libro tutto mio. Sogno nel cassetto è partecipare in progetti umanitari come fotoreporter.

Ultima richiesta: un film che hai adorato, una canzone che non riesci a togliere dalla testa, un fotografo che vorresti consigliarci, un viaggio che vorresti fare.
Ne ho adorati molti, i primi che mi vengono in mente all unisono sono “Pulp Fiction” e “Un americano a Roma”, la canzone… quella che sto ascoltando adesso “Train in vain” dei Clash, il fotografo James Nachtway e Theo Volpatti, un fotoreporter italiano che vive a Brooklyn.
Viaggio: decisamente Africa.

Ringraziamo Fabrizio Alessi per la sua disponibilità, qui il link al suo portofolio e al progetto PASUNG.

 

ubud ceremony
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Giuliana Massaro

Giuliana Massaro, 26 anni, studentessa di lettere moderne da un po', lunatica da sempre. Penso troppo, parlo poco, faccio foto.

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