Antony Micallef è stato di recente identificato come uno dei migliori artisti dei giorni nostri. Le sue opere esaminano la profonda e complessa relazione con il consumismo e la perenne sensazione di insoddisfazione che caratterizza la nostra generazione.
È stato descritto da molti come un “Caravaggio che incontra i manga giapponesi”, ma a parer mio in lui e nelle sue opere c’è anche un rimando diretto a Francis Bacon, altro grande artista folle e visionario, che come lui mostrava fiero il suo studio letteralmente coperto di macchie di pittura, tubi di colore, pennelli, bottiglie di vino vuote e fotografie, che rappresentano a pieno l’impulso che colpisce l’artista in qualsiasi momento della giornata, senza orari o momenti prestabiliti. È l’istinto a governare il suo corpo (e le sue mani sulla tela) e come i suoi lavori, il suo studio (nel quale egli afferma di venire intrappolato da una forza misteriosa, che gli permette solo raramente di uscire fuori) è intenso, teatrale e denso.
Lui stesso definisce le sue opere (nella maggior parte dei casi ritratti e autoritratti) come “un cartone della Disney che lentamente si trasforma in pornografia violenta”.
Il sottofondo musicale ideale mentre dipinge sono i Range Against the Machine, le pennellate sono pesanti e irrequiete, i colori sono vivi, ma nei loro impasti grumosi sembrano rimandare alla materia celebrale, al sangue, ai brandelli di un corpo umano smembrato dall’interno.
Il mese scorso ha inaugurato presso la Lazarides Gallery di Londra la sua tanto attesa personale dal titolo ‘Self’, in occasione della quale sono stati presentati una serie di energici autoritratti su tela e carta, in cui ha deciso di sovvertire il paradosso della ormai consueta pratica del ‘selfie’, presentando piuttosto la figura dell’artista saggio, impegnato in una riflessione profonda.
Molti dei suoi lavori sono stati acquistati da personaggi famosi, come Jude Law e Angelina Jolie (a cui si è rifiutato di dipingere un ritratto di famiglia), Christina Aguilera e molti altri. Per un artista che ha un attitudine così conflittuale nei confronti della cultura popolare e dei mass media, non sorprende che molti dei suoi più accaniti estimatori provengano proprio da quel ‘mondo’.
Paradosso? no, ‘pop culture’!
Nadia Guidi
Nadia, nevrotica precisina full time, nel tempo libero tento di farmi largo nell'insidioso mondo della curatela. Rincorro tutto ciò che toglie il respiro e sono alla costante ricerca della meraviglia.