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A Sorsi di Birra: Tre compagne di Primavera

A Sorsi di Birra: Tre compagne di Primavera


Ricordo sempre con affamata nostalgia i gloriosi tempi di scuola. Il quotidiano arrivo sul filo del fuorigioco, il godimento dell’entrata in seconda col bypass dell’ora di religione, la ricreazione trascinata sempre oltre i limiti e il suono della campanella al rintoccare dell’ultima lezione, l’immagine perfetta della libertà, che ne dicano patrioti e rivoluzionari.
Ricordo i primi caldi, le chiacchiere in cortile e l’esplodere delle occasioni di festa, al rush finale degli ultimi compiti in classe, le interrogazioni e le menate varie: l’attesa perfetta al sopraggiungere di una lunga, spensierata e fottutamente intesa pausa estiva.
Questi giorni, a quei tempi, con i primi caldi e tutto il seguire delle cose, erano il momento semplicemente perfetto, bramato con ardore per tutto il “faticoso” anno scolastico. Poi sai, succede che ti ritrovi in un baleno ai limiti dell’adolescenza, a lottare con i quarti d’ora accademici, gli stronzi e le pile di libri universitari, precipitando inesorabilmente nel lento e immenso inganno della vita socialmente costituita che sorge all’orizzonte, il fottuto lavoro.
E poi si cerca di tornare adolescenti a tutti i costi, goffamente intenti ad ingannare la sorte, ma grazie anche al caxxo direi.

Primavera

Ad ogni buon modo, l’arrivo della primavera, quando sembra almeno che sia finalmente giunta – perché poi nel tempo sarà pure un pensiero da vecchi, ma quanto è vero che non ci sono più le mezze stagioni – con il cielo azzurro alto sulla testa, gli uccellini a fringuellare e le margherite in fiore, da sempre rappresenta una bella emozione, a renderci un po’ tutti nuovamente adolescenti, anche solo nell’inganno di un istante.
E direi pure che il vantaggio dei grandi è nell’apprezzare di più le piccole cose e la temporaneità dei loro svolgimenti, quindi perché non abbinarci una buona e rilassante birra, simposio leggiadro e spensierato dell’immediato?
Vediamole un po’ allora, tre birrette del momento, semplicemente perfette nell’immaginario primaverile.

 

1 – Saison de Cazeau – Brasserie de Cazeau (5% abv.)

Una Saison, come detto in maniera approfondita, è una birra belga originariamente preparata per l’estate, destinata a dissetare il faticoso lavoro nei campi nel corso delle estenuanti giornate lavorative. E’ una birra difficile da produrre in maniera ottimale, in equilibrio tra inebrianti note floreali e speziate, bevibilità e leggera acidità, non perdendo mai un certo carattere di “rusticità”. Alla Brasserie de Cazeau, piccolo birrificio di famiglia, ruspante e genuino, nei pressi della cittadina di Turnay, oltre ad altre ottime birre, viene prodotta una spettacolare Saison che lotta alla pari con un altro ottimo prodotto della zona, la regina Saison d’Erpe Mere di De Glazen Toren.

La birra in questione gioca perfettamente nell’esprimere le caratteristiche originarie dello stile, accompagnandole ad una varietà di luppolo di nome sterling, condito da sfumature agrumate assieme allo speziato e il floreale.
Ma il punto è un altro ancora. A Turnay tra aprile e maggio fiorisce il sambuco e l’aggiunta di fiori al contesto genera una birra fantastica, sintesi perfetta tra un’esplosione di fiori e l’odore della campagna.

saison cazeau

2 – Tripping Flowers – Birrificio Opperbacco (6,1 % abv.)

Luigi Recchiuti ha sempre coniugato ai miei occhi l’immagine di un birraio incredibile assieme all’impronta di un grande uomo, cosa sempre più rara nelle arroganze del protagonismo incalzante, dimentico della modestia e della lode del dubbio.
La Tripping Flowers, oramai birra stagionale tradizionale della casa, mi ha sempre affascinato. Difficile da collocare in uno stile ben delineato, gioca sapientemente tra le note di frutta a polpa gialla, sfumature pepate e una caratterizzante “spremuta di primavera”: l’aggiunta in bollitura, assieme ai fiori di luppolo, di fiori di rosa e mandorlo. Il risultato finale è eccezionale, ottimamente in linea tra le note rinfrescanti dei fiori e del luppolo, gli aromi fruttati dei lieviti e il finale secco al palato, a caratterizzare una piena bevibilità.

tripping

3 – Iris – Brasserie de Cantillon (5% abv.)

E veniamo alle estreme e melanconiche romanticherie, proprie solo delle birre geniali ed irripetibili. Come spesso detto in queste pagine, Cantillon con le sue fermentazioni spontanee rappresenta un miscuglio di emozioni per tantissimi appassionati. Il fascino all’apertura del portone del birrificio di Bruxelles e il seguente pugno in faccia degli aromi tipici del posto rimane sempre qualcosa di logicamente indescrivibile. La Iris in realtà è una eccezione innovativa alle tradizionali metodologie legate alla produzione di lambic, brassata unicamente una volta l’anno con solo malto pale (senza aggiunta di frumento), l’aggiunta del 50% di luppolo fresco e il 50% di luppolo invecchiato (suranèe). Dopo la classica fermentazione spontanea e la maturazione per due anni in legno viene ulteriormente aggiunto del luppolo fresco all’interno delle botti, due settimane prima del definitivo imbottigliamento. La Iris, per le modalità produttive rappresenta una birra incredibilmente rivoluzionaria per l’universo di questa categoria di birre fantastiche. L’aggiunta di luppolo apporta caratteristiche erbacee e terrose molto più fresche e marcate rispetto al solito, assieme ad un amaro più accentuato, al fianco delle consuete note vinose della casa. Anche i malti contribuiscono al carattere finale, con note più morbide del consueto ed un colore leggermente ambrato.

Cantillon_Iris_lasissa


Umberto Calabria

Umberto (JJ) Calabria - Jungle Juice Brewing, autistico della birra e ancora "homebrewer" della domenica. "Liutaio" del sabato pomeriggio se ci scappa. Laureato e lavoratore per errore il resto della settimana. Curioso come una scimmia, sempre.

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